fbpx All | Page 107 | Scienza in rete

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Protein folding per tutti

In due articoli pubblicati giovedì su Nature e Science, la società londinese DeepMind specializzata in tecniche di deep learning e un gruppo di ricercatori guidato da David Baker, biologo strutturale della University of Washington, hanno descritto due algoritmi basati su reti neurali profonde che prevedono in modo estremamente accurato la struttura delle proteine a partire dalle sequenze di aminoacidi. In alcuni casi la loro precisione è confrontabile con quella delle strutture misurate sperimentalmente. Contestualmente hanno messo a disposizione gratuitamente il codice per il calcolo di queste strutture.

Nell'immagine: struttura cristallina del complesso proteico chaperonina. Credit: Thomas Splettstoesser/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 3.0.

Le proteine sono le molecole fondamentali per i processi biologici e la loro struttura tridimensionale, cioè il modo in cui gli aminoacidi che le compongono sono distribuiti nello spazio, è strettamente legata alle funzioni che svolgono. Conoscere questa struttura è un compito tutt’altro che semplice. Sperimentalmente può essere estremamente oneroso e in alcuni casi impossibile. Da cinquant’anni gli scienziati cercano di sviluppare dei metodi computazionali, che inferiscano la struttura a partire dalla sequenza di aminoacidi che costituiscono la proteina.

Il Regno Unito azzarda le riaperture, ma per l'Italia è ancora presto

Lunedì il Regno Unito procederà all'ultimo passo delle riaperture, revocando tutte le restrizioni imposte finora per contenere la diffusione di Covid-19. Nonostante l'appello di molti scienziati a rimandare ancora questo ultimo passo, soprattutto per via della maggiore trasmissibilità della variante Delta ormai dominante nel paese, altri lo ritengono un «azzardo che vale la pena compiere», considerata l'elevata percentuale di persone sopra i 50 anni che ha completato il ciclo vaccinale. Nel nostro paese le cose stanno diversamente, la copertura vaccinale degli over 50 è ancora indietro rispetto al Regno Unito e la letalità del virus non sembra ancora scesa sensibilmente rispetto al periodo pre-vaccinale. Per questo occorre una prudenza che vada anche oltre le misure di contenimento ancora obbligatorie in Italia.

Immagine da pixabay.

Lo scorso 6 luglio la BBC ha pubblicato un'interessante analisi sulla situazione sanitaria d'oltremanica intitolata "Perché è ora di pensare al Covid in un modo diverso". L'articolo da un lato sostiene la politica britannica delle riaperture, ridimensionando i timori basati sulla diffusione della variante Delta, e dall'altro cerca di formulare un'ipotesi su quello che potrebbe diventare il "new normal", ovvero la convivenza con il virus SARS-CoV-2 nei prossimi anni.

Zoonosi: il catalogo è questo

Le zanzare sono in cima alla lista, ma anche roditori e zecche sono importanti vettori di zoonosi la cui diffusione è fortemente influenzata dal nostro rapporto con l'ambiente: Simonetta Pagliani ripercorre alcune delle principali.

Crediti immagine: CDC/Wikimedia Commons

Le malattie infettive hanno interessato gli umani fin da quando, 12 000 anni fa, da cacciatori-raccoglitori sono diventati coltivatori e allevatori stanziali, dando così inizio alla sistematica e diffusa manipolazione della natura.

La copertura mediatica dei chirotteri ai tempi di Covid-19

Uno studio ha indagato quanto la pandemia abbia influenzato la trattazione sui media e le ricerche internet sui pipistrelli, evidenziando una forte covarianza tra questi e Covid-19. L’attenzione dedicata ai chirotteri durante la pandemia, però, può rappresentare un rischio alla conservazione di questi animali, che pure svolgono un ruolo ecologico fondamentale.

Crediti immagine: Kelly Sikkema/Unsplash

La pandemia di Covid-19 ha portato con forza l’attenzione sul rapporto che abbiamo con gli animali: per esempio, ha riacceso il dibattito sull’importanza della gestione del territorio e le conseguenze per gli animali selvatici, ha fatto riflettere sul commercio di questi ultimi e i rischi che comporta, anche per quanto riguarda le specie domestiche, evidenziando i rischi connessi agli allevamenti. C’è un gruppo di animali che, in particolare, ha attirato l’interesse pubblico: si tratta dei chirotteri.

Pipistrelli più grossi e meno longevi a causa del riscaldamento globale

Uno studio di lungo termine dimostra che, in risposta al riscaldamento globale, il vespertilio di Bechstein, un chirottero europeo vulnerabile all'estinzione, sta aumentando di dimensioni, e questo comporta una minore sopravvivenza. Un esempio dei tanti modi in cui il cambiamento climatico può alterare gli adattamenti delle specie e influenzarne la sopravvivenza.

Nell'immagine: un vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii). Crediti: Gilles San Martin/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 2.0

Che il riscaldamento globale comporti modifiche del clima, eventi estremi e alterazioni delle caratteristiche degli habitat, costringendo specie animali e vegetali a spostarsi, adattarsi o perire è cosa ormai risaputa. Meno risaputo ai più è però il fatto che i cambiamenti climatici in corso possano alterare la morfologia degli animali.

Rifiuti marini: quante e quali soluzioni?

La plastica rappresenta il rifiuto più comune che troviamo nei nostri mari, ma vi sono anche altri materiali, meno studiati, quali il vetro e il metallo, per citarne alcuni. Tutti questi materiali costituiscono il marine litter, la spazzatura marina. Chiara Gambardella racconta cosa si può fare per mettere un freno al continuo aumento di questi rifiuti in mare, facendo riferimento al lavoro "Global assessment of innovative solutions to tackle marine litter", da poco uscito su Nature Sustainability, di cui è coautrice.

Immagine: Pixabay.

Dagli anni 50 a oggi, la produzione di rifiuti e in particolare di plastica è aumentata esponenzialmente: si è passati da pochi milioni di tonnellate nel 1950 a più di 300 milioni di tonnellate negli ultimi anni. Attualmente circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti vengono riversati ogni anno nell’ambiente.

Comunità energetiche e cittadinanza attiva

Le comunità energetiche, una delle misure contenute nel pacchetto per l’energia pulita cui l’Europa si affida per raggiungere i suoi obiettivi a lungo termine, mirano a favorire la transizione energetica e l’adattamento ai cambiamenti climatici di comunità costituite da cittadini e imprese locali, promuovendo al tempo stesso la diffusione di competenze, consapevolezza e accettazione delle tematiche energetiche sostenibili tra la popolazione. Ripercorriamo la normativa in materia e gli obiettivi delle comunità energetiche.

Crediti immagine: Pexels/Pixabay

La sfida della transizione energetica ha portato a rivedere il modello stesso di produzione e consumo della nostra società, che negli ultimi anni si è tradotto con una maggior attenzione verso il territorio e la decentralizzazione dei beni nelle aree extra-urbane. Un cambio di prospettiva, che attraverso un approccio bottom-up mette in atto azioni territoriali con un maggior coinvolgimento dei cittadini, unendo soluzioni tecnologiche di efficientamento energetico e decarbonizzazione a benefici socioeconomici significativi.

Diritti LGBTQ+ nel mondo scientifico: intervista ad Alfredo Carpineti

Immagine da pxfuel.

Qualche settimana fa, una delle nostre autrici ci ha chiesto di aggiungere al suo profilo i suoi pronomi di genere, “she/her”. Si tratta di Katinka Bellomo, ricercatrice del Politecnico di Torino, che ha scritto per noi un articolo su una recente ricerca che ha coordinato riguardo alle sorgenti dell’incertezza sulle previsioni del clima in Europa.

Vaccino ReiThera, cronaca di una scommessa perduta

Stefano Menna racconta la storia del vaccino ReiThera e degli ostacoli che ha incontrato durante il suo percorso, che non solo solo scientifici, ma anche organizzativi. Al rallentamento ha contribuito anche la forte concorrenza dei vaccini approvati prima, soprattutto quelli a mRNA, ma anche gli effetti di uno storico sottofinanziamento alla ricerca in Italia.

Immagine: Pixabay.

Doveva essere la risposta italiana alle multinazionali del farmaco. Era stato annunciato come la soluzione per garantire al paese indipendenza vaccinale, che ci avrebbe reso autonomi dalle consegne dall’estero, spesso in ritardo rispetto alla tabella di marcia fissata dalla Commissione Europea. Con una capacità produttiva di quasi 10 milioni di dosi al mese, da settembre avrebbe dovuto garantire 100 milioni di dosi in un anno.