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Armati di scienza: il nuovo libro di Elena Cattaneo

Scienziato è chi la scienza fa, ma non solo. Nell’ultimo libro della ricercatrice e senatrice Elena Cattaneo c’è spazio per un credo scientifico da declinare nella vita politica e civica di tutti i giorni e per tutti. In 120 pagine, il libro edito da Raffaello Cortina Editore è una lettura critica e motivante per una società democratica ad alto valore di merito, progresso e di pace.

Potremmo leggerlo come una vera e propria “chiamata alle armi”, quella della Senatrice, farmacologa, biologa, professoressa Elena Cattaneo, in Armati di scienza, pubblicato a maggio da Raffaello Cortina Editore. Una chiamata rivolta a tutti: cittadini, studenti, scienziati, politici.

Fotovoltaico sui tetti per limitare il consumo di suolo

Secondo ISPRA, nel 2020 abbiamo perso 56,7 chilometri quadrati di suoli naturali a causa di nuovi cantieri, edifici, insediamenti commerciali, logistici, produttivi e di servizio, infrastrutture e altre coperture artificiali, arrivando a un totale di oltre 21 000 chilometri quadrati, il 7,11% del territorio nazionale rispetto alla media UE del 4,2%. I “costi nascosti” di questo fenomeno, causati dalla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo non è più in grado di fornire, sono stimati in oltre tre miliardi di euro l’anno. L'obiettivo di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050, fissato a livello europeo, si scontra però con la necessità di installare nuovi impianti fotovoltaici che permettano la transizione energetica verso fonti rinnovabili. Si stima che al 2030 saranno tra 200 e 400 i chilometri quadrati di aree agricole persi per installare panelli fotovoltaici a cui se ne aggiungerebbero 365 destinati a nuovi impianti eolici. Eppure sfruttando i tetti degli edifici esistenti, gli ampi piazzali associati a parcheggi o ad aree produttive e commerciali, le aree dismesse o i siti contaminati ISPRA stima che potrebbero essere installati pannelli per una potenza totale più che doppia rispetto ai 30 gigawatt che il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima prescrive di aggiungere entro il 2030.

Nell'immagine l'impianto fotovoltaico sul tetto del Centro Agro Alimentare Bolognese (CAAB). Crediti: Roberto Serra / Iguana Press. Licenza: CC BY-NC-SA 2.0.

Con consumo di suolo si intende la perdita di aree agricole, naturali e seminaturali a causa di nuove coperture artificiali. Un processo prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio e ad altri interventi di impermeabilizzazione e di artificializzazione del suolo.

L’inaffidabilità delle previsioni e il principio di precauzione

«Niente previsioni, specie se riguardano il futuro» diceva Niels Bohr e lo stesso messaggio sembra emergere da Noise. A Flaw in Human Judgment, un libro scritto a sei mani da Daniel Kahneman, Cass Sunstein e Olivier Sibony. Ma, dice Stefano Nespor, non bisogna commettere l'errore di estendere questa considerazione in campo ambientale, dove il principio di precauzione gioca un ruolo fondamentale. Lo dimostra l'eliminazione dei clorofluorocarburi (CFC) per proteggere lo strato di ozono atmosferico. Al momento della firma della Convenzione di Vienna nel 1985, che prevedeva una graduale eliminazione dei CFC, non c'erano prove definitive che queste sostanze causassero l'assottigliamento dello strato di ozono nell'atmosfera. Queste prove arrivarono solo dopo l'entrata in vigore del Protocollo di Montreal nel 1988, che ha stabilito la graduale cessazione della produzione dei CFC. Tuttavia la comunità internazionale scelse di prevenire il pericolo, ancora incerto, di una catastrofe globale in un lontano futuro. Lo stesso è successo con il cambiamento climatico. Nel 1990, le Nazioni Unite ritennero sufficiente la pubblicazione del primo rapporto dell’IPCC a elaborare una convenzione sul cambiamento climatico approvata nel corso della Conferenza di Rio de Janeiro nel giugno 1992. Oggi, il principio di precauzione, è una delle basi del diritto ambientale internazionale ed è inserito in oltre 60 trattati multilaterali: «Better safe than sorry».

Nell'immagine in time-lapse l'ascesa di un pallone dalla stazione statunitense Amundsen-Scott al Polo Sud per misurare lo spessore dello strato di ozono nel 2019. Crediti: Robert Schwarz/University of Minnesota.

«Niente previsioni, specie se riguardino il futuro» è un consiglio che alcuni attribuiscono al fisico Niels Bohr, altri a Mark Twain. È un consiglio disatteso da molti. Per esempio, nel 1912 Guglielmo Marconi affermò: «L’avvento dell’era del telegrafo senza fili renderà impossibili i conflitti bellici». Più recentemente, innumerevoli sono coloro che hanno previsto l’esaurimento delle riserve del petrolio entro pochi decenni. Oggi, appare sempre più probabile che le riserve di petrolio esistenti rimarranno inutilizzate perché sostituite da altre fonti di energia.

Il metodo Gino Strada

Compagno di banco dalla prima Liceo al Carducci di Milano, Roberto Satolli è fra le persone che meglio hanno conosciuto Gino Strada. Come succede con alcuni compagni di scuola, non ci si perde più di vista. A maggior ragione se entrambi si sono laureati in medicina alla Statale di Milano, se entrambi sono finiti a lavorare in rianimazione al Policlinico di Milano. Due vite parallele, l'una nel giornalismo e l'altra, quella di "Gino", prima in Croce rossa internazionale poi con la sua creatura Emergency a curare milioni di feriti di guerra ai quattro angoli del mondo.

La pace sia con te chirurgo di guerra!

Pubblichiamo un articolo scritto da Gino Strada per la rivista Tempo Medico (numero 339 del 1991). Strada descrive le sue prime esperienze sul campo come chirurgo di guerra. Una figura ancora sconosciuta in Italia ma che diventerà negli anni successivi il perno dell'attività di Emergency, l'associazione creata nel 1994 da Strada insieme alla moglie Teresa Sarti, per garantire il diritto alla cura alle vittime di guerra. Leggi anche l'intervista a Roberto Satolli, medico e giornalista, amico di Gino dai banchi del liceo.

La sindrome del sei riacciuffato

Sarà capitato forse anche a voi di avere a scuola continue insufficienze in una materia e per questo vi siete dati da fare con lo studio per riuscire a mettervi alla pari e così, finalmente, avete riacciuffato la sufficienza. Tanta è stata la soddisfazione del risultato raggiunto e tanta la fatica per raggiungerlo che vi siete poi concessi una pausa nello studio e così ... di nuovo un bel quattro in pagella!

Fiducia nei vaccini: anche i rischi più rari vengono studiati a fondo

Uno studio in pre print pubblicato su Lancet ha calcolato l’incidenza degli eventi patologici emocoagulativi post vaccini anti SARS-CoV-2, giungendo alla conclusione che tutti i vaccini hanno pari sicurezza e che gli eventi avversi legati a disordini della coagulazione del sangue sono decisamente più rari nei vaccinati che negli affetti da Covid-19. Lo studio presenta quindi ulteriori prove che vaccinarsi è meglio che fare la malattia da nuovo coronavirus.

Crediti immagine: Province of British Columbia/Flickr. Licenza: CC BY-NC-ND 2.0.

Uno studio coordinato da Daniel Prieto-Alhambra del Centre for Statistics in Medicine alla Oxford University e Talita Duarte-Salles della Fundació Institut Universitari per a la recerca a l'Atenció Primària de Salut Jordi Gol i Gurina e recentemente pubblicato sulla rivista Lancet in pre-print (ossia senza aver passato il vaglio di un giudizio formale emesso da colleghi), ha calcolato l’incidenza degli eventi patologici emocoagulativi post vaccini anti SARS-CoV-2, utilizzando i dati raccolti di r

Intervista a Claudia Tebaldi: si possono attribuire singoli eventi estremi al riscaldamento globale?

Nell’ultimo periodo si stanno verificando eventi atmosferici piuttosto violenti per i quali si è invocato spesso il ruolo del riscaldamento globale. Ma cosa sappiamo di preciso? Si possono attribuire singoli eventi particolarmente violenti all’innalzamento delle temperature? Come funzionano i modelli che studiano possibili attribuzioni e previsioni? Ne abbiamo parlato con la statistica Claudia Tebaldi, che è anche autrice principale per il rapporto IPCC appena uscito.

Immagine: Pexels.

È uscito ieri il primo volume del sesto rapporto IPCC sui cambiamenti climatici che ha confermato quanto già noto sulle cause umane e sulle conseguenze preoccupanti del riscaldamento globale. Il rapporto, tra le altre cose, pone maggiore attenzione rispetto al passato agli aspetti climatici regionali, così da agevolare una pianificazione territoriale più robusta.

Riscaldamento globale: sintesi della prima parte del sesto rapporto IPCC

L'IPCC presenta oggi in conferenza stampa la prima parte del sesto Assessment Report, elaborato dal Working Group I. Si tratta della più solida e verificata informazione scientifica sul clima mondiale allo stato attuale, ottenuta analizzando oltre 14 000 articoli scientifici. L'ultima volta che l'IPCC aveva studiato e sintetizzato la letteratura riguardo la scienza del clima era il 2013.

I risultati principali. La temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09°C superiore a quella del periodo 1850-1900; la concentrazione dei principali gas serra è oggi la più elevata degli ultimi 800 000 anni. Tra le conseguenze principali, una riduzione del ghiaccio artico che non ha uguali negli ultimi 2 000 anni, il livello del mare è cresciuto a una velocità mai osservata negli ultimi 3 000 anni e l’acidificazione delle acque dei mari sta procedendo a ritmi mai visti negli ultimi 26 000 anni. Alcuni degli effetti dei cambiamenti climatici in atto sono irreversibili e proseguiranno per centinaia di anni.

È necessario ridurre drasticamente le emissioni, almeno del 7% circa all'anno, per contenere l'aumento della temperatura globale entro 1,5°C - massimo 2°C.

Qui il testo del rapporto completo e qui il Summary for Policymakers.

Qui l'Interactive Atlas, dove è possibile esplorare in dettaglio le variabili regionali del cambiamento climatico.

Immagine tratta dalla copertina del rapporto.

Conferenza stampa di presentazione della prima parte del Sixth Assessment Report dell'IPCC.

La qualità delle acque marine in tempi di lockdown

Uno studio di ISPRA ha misurato la variazione della concentrazione di sostanze inquinanti nelle acque marine costiere alle foci di 4 fiumi del centro-nord Italia nei mesi del primo lockdown, riscontrando acque più limpide e utilizzando un metodo di indagine innovativo che, se usato di routine, potrebbe migliorare la gestione delle acque

Crediti immagine: Cristiano Bottarelli, CC BY-SA 4.0 Wikimedia Commons

Il lockdown del 2020 passerà sicuramente alla storia come un momento di forte cambiamento delle nostre vite, ma anche come una sorta di inaspettato esperimento degli effetti delle nostre attività sull’ambiente. I tre mesi bloccati in casa, con una forte diminuzione di tutte le attività hanno comportato una riduzione delle emissioni gassose, e migliorato la qualità dell’aria, come confermato da studi e rapporti. Ma cosa è successo invece alle acque?