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Prevenire la guerra? Ci vorrebbe una scienza

La guerra è spesso usata come metafora della malattia - la prevenzione della malattia, invece, non è usata come metafora per la prevenzione della guerra. Ma la guerra è una questione di salute planetaria e, come mostra Paolo Vineis, i modelli di prevenzione derivati dalle politiche di promozione della salute potrebbero essere utili per affrontare la guerra. nelle sue diverse fasi e prevenirla. 

Crediti immagine: José Pablo Domínguez/Unsplash

La guerra è stata spesso usata come metafora della salute e della malattia, come quando si parla della "guerra al cancro". A mia conoscenza, invece, non è vero il contrario: le modalità di prevenzione della malattia non sono usate come fonte di metafore per prevenire la guerra. In questo breve articolo sostengo che i modelli di prevenzione derivati dalle politiche di promozione della salute possono essere utili per affrontare la guerra nelle sue diverse fasi, e per prevenirla. 

Vaiolo delle scimmie, attenzione allo stigma

Immagine ingrandita del virus MPXV

Di nuovo informazioni fuorvianti sul monkeypox. Si sperava che la lunga esperienza legata all’epidemia da Hiv avesse insegnato qualcosa. Ma non è stato così. Ci era cascata in pieno l’agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, agli esordi dell’attenzione verso il cosiddetto vaiolo delle scimmie, nel 2022, richiamando l’attenzione sui profili di rischio degli “uomini che fanno sesso con altri uomini”. Come abbiamo raccontato in questo articolo, pubblicato a suo tempo, e che ci sembra utile riproporre oggi.
La Regione Piemonte, infatti, in una circolare diffusa il 21 agosto ha riproposto come categorie a rischio omosessuali, persone bisex e transgender. Di nuovo un approccio che confonde gli orientamenti sessuali con i comportamenti sessuali e contribuisce non solo a discriminare le persone, ma anche a diffondere informazioni sbagliate e fuorvianti. La Regione Piemonte si è poi difesa dicendo di aver fatto riferimento a documenti non aggiornati, ma la circolare del ministero della Salute del 19 agosto, richiamata nel testo piemontese, fornisce chiaramente le informazioni corrette. Tra l’altro, sarebbe anche ora di smettere di chiamare questa malattia “vaiolo delle scimmie”, che non sono, a quanto pare, il principale veicolo di diffusione. Crediti immagine: CDC/ Cynthia S. Goldsmith

Possono avere caratteristiche genetiche estremamente differenti tra loro, seguire diverse modalità di trasmissione, causare infezioni con sintomi eterogenei e di varia gravità, ma i microrganismi patogeni responsabili delle malattie infettive non fanno distinzione di orientamento sessuale. E se esistono comportamenti sessuali che espongono le persone a un maggior rischio di contagio, si tratta appunto di comportamenti e non di orientamenti. Una differenza importante e non stigmatizzante.

Ricercatore straniero? Favorisca i documenti

Da molto tempo si parla in Italia del problema della fuga di cervelli. Tuttavia, la questione è mal posta, poiché il vero problema è se si possa pervenire a una sorta di equilibrio fra i cervelli che lasciano il nostro paese e quelli che vi fanno ingresso, non solo (o non tanto) a livello di quantità ma anche e soprattutto di qualità. Sorge quindi spontanea la domanda: ma il “sistema Italia” è lontanamente appetibile per un ricercatore che voglia trasferirvisi da uno stato estero, e quanto è difficile accedervi?

Algoritmi e tumori della pelle: meno accurati di quanto si pensasse

Un mosaico di immagini dermoscopiche dell'archivio ISIC.

Negli ultimi anni, grazie a un particolare tipo di reti neurali profonde, chiamate convolutional neural network e particolarmente efficaci nella classificazione delle immagini, abbiamo letto sui giornali a più riprese che i dermatologi sarebbero presto stati sostituiti dagli algoritmi, almeno nei compiti di screening delle lesioni della pelle.