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Vaxzevria: rischi rari ma plausibili

In questi giorni è atteso il nuovo parere di EMA, l'agenzia del farmaco europea, sui casi di alcuni tipi di trombosi estremamente rari e associati a un livello ridotto di piastrine nel sangue registrati nei giorni successivi alla somministrazione del vaccino contro Covid-19 AstraZeneca. Negli ultimi giorni l'osservazione di alcune decine di casi in Europa prevalentemente avvenuti in giovani donne, ha spinto diversi paesi europei a raccomandarne l'uso solo sopra i 60 anni di età, in maniera simile a quello che era successo un paio di settimane fa. Questa volta l'Italia sta aspettando il parere di EMA e procede con le somministrazioni tra i 18 e i 79 anni. Tuttavia la comunicazione dei media e anche quella della stessa agenzia europea non è andata oltre la valutazione statistica di rischi e benefici, senza considerare il fatto che gli eventi avversi si stanno manifestando in una categoria di persone che ha un rischio estremamente basso di andare incontro a un decorso grave nel caso in cui contraesse Covid-19.

Crediti immagine: Erhabor Osaro / Wikipedia. Licenza: CC BY-SA 3.0.

L'ultima notizia del decesso a Genova di una giovane donna colpita da trombosi cerebrale dieci giorni dopo la vaccinazione con Vaxzevria (neo-denominazione del vaccino AstraZeneca contro Covid-19), segue quella della decisione di alcuni stati europei, tra cui Germania e Paesi Bassi, di limitare l'impiego di tale vaccino alle persone di età superiore ai 60 anni.

Covid-19, vaccini e rischio disoccupazione: quali priorità?

Non sono ancora disponibili indicazioni chiare sulla priorità di accesso alla vaccinazione per le persone in buona salute con meno di 60 anni che non appartengono alle altre categorie prioritarie. Tali soggetti, seppur sostanzialmente equivalenti fra loro dal punto di vista del rischio sanitario, rappresentano una quota consistente della popolazione, di vitale importanza per la ripartenza dell'economia. Su questo si concentra un recente studio, in preprint, nel quale viene individuato un criterio di natura socio-economica per stabilire un ordine di priorità. Gli autori ce lo spiegano in questo articolo.

Crediti immagine: Medical photo created by freepik - www.freepik.com

Nonostante il recente progresso nella definizione di criteri omogenei su scala nazionale per la campagna vaccinale anti Covid-19, non disponiamo ancora di indicazioni chiare in merito alle priorità di accesso alla vaccinazione da parte della forza lavoro (popolazione attiva in buona salute).

Sul dissequestro dei lotti di AstraZeneca

Dopo la sentenza del Consiglio di Stato sulla somministrabilità off-label dell’idrossiclorochina, un’altra iniziativa della magistratura dimostra l’effetto della scarsa dimestichezza dei poteri pubblici con la razionalità, prima ancora che con il metodo scientifico. Il prezzo da pagare è il ritardo nella campagna vaccinale e l’aumento della diffidenza verso i vaccini.

Crediti immagine: Generalitat de Catalunya / Flickr.

Nelle ultime tre settimane due lotti del vaccino AstraZeneca sono stati sequestrati per ordine di due procure della Repubblica.

Il costo delle specie invasive: così alto, eppure ancora sottostimato

Una ricerca pubblicata su Nature stima i costi delle specie invasive tenendo in considerazione sia i danni (diretti e indiretti) che causano sia i costi di gestione. I risultati mostrano che, dal 1970 al 2017, a livello globale i costi sono stati al minimo di 1.288 triliardi di dollari e sono aumentati nel tempo, con una media annuale che triplica ogni dieci anni; ad aumentare sono soprattutto i costi legati ai danni causati dalle specie invasive. Cifre che non accennano a diminuire e che evidenziano l’importanza di implementare le strategie di gestione e gli accordi internazionali.

Crediti immagine: Jason McCall/Unsplash

Quanto costano le specie invasive? Parecchio, e i costi continuano ad aumentare. È questa la conclusione di uno studio recentemente pubblicato su Nature e guidato dai ricercatori dell’unità di Écologie, Systématique et Évolution del CNRS.

Crescita demografica: siamo troppi per clima e risorse?

La crescita della popolazione umana, sul lungo periodo, non è sostenibile per l’integrità della biosfera. Gli impatti sulla disponibilità di risorse naturali, quanto sulla perdita di biodiversità e sul cambiamento climatico, però, dipendono molto anche dal nostro tipo di modello di sviluppo. Un impatto globale minore, quindi, si ottiene non solo con più tecnologia ma anche con più investimento in istruzione e riduzione della povertà.

Immagine: Pixabay.

Nell’articolo «Un pianeta affollato a Sud e invecchiato a Nord» avevamo visto che da oggi sino a fine secolo passeremo forse da 7,7 miliardi di persone a quasi 11. Il tasso di fertilità, secondo il «World Population Prospects 2019», andrà calando e quindi l’età media andrà aumentando. La crescita demografica, infatti, sarà sempre più lenta, ma in ogni caso ci sarà.

Dentro e fuori l'OMS resta il dubbio sull'origine della pandemia

È stato reso pubblico in questi giorni il rapporto dell'OMS che indaga l'origine della pandemia e prodotto da un team multidisciplinare di 17 esperti internazionali, affiancati da 17 esperti cinesi. Ma, come ha affermato il  direttore dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, «Questa relazione è un inizio molto importante, ma non è la fine: tutte le ipotesi sono ancora sul tavolo».

Crediti immagine: Background photo created by 8photo - www.freepik.com

È quasi certo che SARS-CoV-2, come altri virus di nuova emergenza, sia arrivato alla specie umana dalle colonie di pipistrelli (in particolare i "ferro di cavallo" del genere Rhinolophus) che pullulano nelle grotte della Cina continentale e, in generale, del Sud-Est asiatico. Se l'ospite intermedio sia stato qualche animale "commestibile" venduto nei wet market cittadini, oppure un laboratorio di virologia di Wuhan, però, non è stato né provato né escluso in via definitiva.

Se a estinguersi è la cultura

Anche gli animali hanno cultura e tradizione, che tramandano da individuo a individuo. Cosa succede se le azioni degli esseri umani alterano la trasmissione culturale e impattano la capacità delle specie di comunicare in modo efficace? Crediti immagine: un i'iwi, isole Hawaii. di Gregory "Slobirdr" Smith da Wikimedia Commons

Il succiamiele del reggente  è un uccello dal lucido piumaggio nero, punteggiato di bianco e dalle ali giallo acceso. Grande poco più di un merlo, vive nelle foreste del sud est dell’Australia, dove si nutre prevalentemente del nettare di eucalipto. Fino alla metà del secolo scorso, grossi stormi di succiamiele del reggente volavano attraverso i cieli australiani, coprendo lunghe distanze.

L'importanza delle cure primarie e di comunità: lezioni dall'epidemia Covid-19

L'assistenza sanitaria primaria e di comunità può essere vista come un cardine per connettere le azioni nei confronti dei rischi ambientali e sanitari, creando un collegamento tra la salute delle persone e l'ambiente in cui vivono.

Crediti immagine: Annie Spratt/Unsplash

Sin dall’inizio della pandemia di Covid-19, è apparso chiaro che le cure primarie (anche definite come “medicina sul territorio o di continuità”) svolgono un ruolo fondamentale nell'assistenza clinica, come lo screening dei pazienti, il triage, il supporto fisico e psicologico, ma anche nella promozione di una migliore consapevolezza del rischio e di una condivisione degli interventi preventivi da parte della comunità1.Soprattutto se integrate con l’assistenza ospedaliera e i dipartimenti di prevenzione.

L’incantevole morte della realtà: Labatut e le vertigini del pensiero scientifico

Benjamín Labatut

Benjamin Labatut dona carne e sangue alle vertigini del pensiero scientifico, ausculta i battiti che muovono teorie fisiche e matematiche apparentemente senza cuore, inventa storie che aprono porte nella realtà. Della realtà ordinaria, che tutti conosciamo grazie ai nostri sensi, e di quella straordinaria, nascosta ma presentissima, che da circa un secolo alimenta le tecnologie di cui oggi nessuno potrebbe più fare a meno e che tuttavia “nessun’anima, viva o morta, ha veramente capito”.