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Garantire risorse adeguate ai PRIN

La ricerca scientifica è un pilastro fondamentale per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell’Italia. Ma senza investimenti stabili e una visione di lungo periodo, il sistema rischia di restare fragile. La proposta della senatrice Elena Cattaneo rilancia l’urgenza di un finanziamento strutturale e continuativo per la ricerca pubblica.

La ricerca scientifica rappresenta una leva strategica per la crescita economica, sociale e culturale dell’Italia. Tuttavia, la ricerca scientifica pubblica nel nostro Paese continua a soffrire di scarse risorse strutturali e della mancanza di meccanismi di gestione autonomi, trasparenti e realmente competitivi.

Anche INGV scrive al MUR per proteggere la ricerca italiana

Ricercatrici, ricercatori, tecnologi e personale tecnico-amministrativo precari dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia si uniscono all'appello già lanciato dall'INAF alla ministra Anna Maria Bernini: nella bozza della Legge di Bilancio manca lo stanziamento promesso per la loro stabilizzazione. Dopo mesi di tavoli tecnici e impegni pubblici, il timore è che anni di lavoro, competenze e know-how possano andare perduti, mettendo a rischio la continuità dei servizi essenziali di monitoraggio sismico e vulcanico che l’ente garantisce al Paese.

Gentile Ministra Anna Maria Bernini,

Vederci chiaro ai Campi Flegrei

mappa terremoti campi flegrei

Una rete neurale profonda ha analizzato i dati grezzi raccolti tra gennaio 2022 e marzo 2025 dai sismografi ai Campi Flegrei, rilevando 54.319 terremoti, circa il triplo di quelli identificati manualmente dall'Osservatorio Vesuviano (INGV), responsabile del monitoraggio sismico e vulcanico dell'area. L'algoritmo di intelligenza artificiale potrebbe migliorare il monitoraggio sismico ma anche la gestione del rischio nell'area. Immagine realizzata da Chiara Sabelli per Scienza in rete (CC-BY-SA). Fonti dati: INGV-Osservatorio Vesuviano e Tan et al., Science 10.1126/science.adw9038 (2025). Mappa: Google, ©2025 Airbus, CNES/Airbus, Landsat/Copernicus, Maxar Technologies.

Un algoritmo di intelligenza artificiale su misura per i Campi Flegrei ha rilevato in tre anni di dati grezzi raccolti dai sismometri circa il quadruplo dei terremoti rilevati dal monitoraggio manuale dell’Osservatorio Vesuviano, migliorandone al contempo la localizzazione. I risultati, pubblicati sulla rivista Science a inizio settembre, potrebbero aiutare sia a scoprire la causa della crisi bradisismica in corso, che a migliorare la gestione del rischio nell’area della caldera.

Dieci anni dall'Accordo di Parigi, si può fare di più

A 10 anni di distanza dall’Accordo di Parigi, il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Nell’ultimo decennio sono stati compiuti progressi sostanziali: diversi Paesi hanno avviato una graduale decarbonizzazione, mentre Stati e aziende hanno moltiplicato gli impegni Net Zero. L’Unione Europea ha lanciato il pacchetto “Fit for 55” e fino a tempi recenti procedeva in linea con gli obiettivi fissati. È cresciuta anche l’attenzione agli effetti della crisi climatica sulla salute, riconosciuta come tema centrale già a partire dalla COP27, insieme alla necessità di collegare l’azione per il clima ai benefici locali. Ma le politiche attuali sono ancora insufficienti a raggiungere l’obiettivo di mitigazione dell’Accordo di Parigi, anche volendo tener conto di impegni futuri espressi spesso in modo vago e poco trasparente. In questo articolo gli autori analizzano le principali lacune nell’azione climatica internazionale e le questioni ancora aperte sulla priorità e la fattibilità delle diverse strategie di mitigazione, con un’attenzione specifica ai loro impatti sulla salute. 

Con l’Accordo di Parigi (dicembre 2015), i Paesi si sono impegnati a elaborare i propri piani di riduzione delle emissioni di gas serra, noti come Contributi determinati a livello nazionale (NDC). Nel loro insieme, questi impegni  non bastano a garantire nemmeno l’obiettivo minimo dell’Accordo di Parigi: avere una probabilità del 66% di restare sotto i 2 °C di riscaldamento entro la fine del secolo.

Vertigine, una mappa per capire (e fidarsi) della scienza

spirale a imbuto

Nel suo nuovo libro “Vertigine. Storie di chi si affida alla scienza e di chi impara a farlo” (Mondadori, 2025), Beatrice Mautino racconta cosa succede quando la paura incrina la fiducia nella razionalità e ci spinge verso cure miracolose e scorciatoie pseudoscientifiche. Attraverso storie personali e collettive, che spaziano dalle illusioni del metodo Di Bella ai successi della terapia genica, costruisce un racconto lucido sulla fragilità e sul valore del metodo scientifico, mostrando come imparare a fidarsi della scienza significhi, prima di tutto, comprenderla.

Aspettarsi che una persona rimanga razionale quando è spaventata e confusa non è - appunto - per nulla razionale. Ed è in quei momenti che il rischio di cadere in un baratro di farmaci miracolosi e cure cui si crede sulla parola. Vale per tutti, anche per le persone più formate e competenti. Lo spiega bene Beatrice Mautino, biotecnologa di formazione e divulgatrice di professione, nel suo ultimo libro, Vertigine. Storie di chi si affida alla scienza e di chi impara a farlo (Mondadori, 2025).

ANVUR, università e ricerca: valutazione o controllo ministeriale?

imagine vettoriale di un edificio universitario e libri inserito in un ingranaggio ministeriale

Il nuovo assetto dell’ANVUR, previsto dall’Atto del Governo 304, segna una svolta nel sistema della valutazione universitaria e della ricerca in Italia. L’Agenzia rischia di perdere la sua indipendenza, diventando uno strumento del Ministero, mentre si rafforzano i controlli centrali e si riducono autonomia, risorse e libertà accademica.

L’Atto del Governo 304 sul nuovo assetto per l’ANVUR - l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca – va considerato nel quadro della trasformazione complessiva che il governo ha avviato per il sistema dell’università e della ricerca.

Genomica sintetica: dalle cellule minime alle riflessioni etiche

modello di dna

Dopo i primi esperimenti su batteri e lieviti, la genomica sintetica sta estendendo i suoi confini a piante e cellule animali, aprendo prospettive inedite per la medicina, l’agricoltura e la biotecnologia. Ma insieme alle opportunità emergono nuove domande etiche: quali limiti porre alla riscrittura dei genomi? E come garantire che la conoscenza di costruire la vita resti al servizio della vita stessa?

Dopo aver raccontato che cosa caratterizza la genomica sintetica, in che cosa si distingue dalla genomica basata esclusivamente sulla lettura del DNA e su quali pilastri metodologici si fonda, proseguiamo la panoramica su questo campo analizzando il suo stato attuale e le prospettive future più probabili nelle diverse categorie di organismi.

Giocare a fare Dio? La sfida della genomica sintetica

sequenziamento di DNA in formato circolare

Con la creazione del primo batterio controllato da un genoma interamente sintetico, 15 anni fa, è nata una nuova frontiera della biologia: la genomica sintetica. Non più soltanto lettura e interpretazione del DNA, ma la possibilità di riscriverlo, progettando genomi su misura. Una rivoluzione che promette applicazioni straordinarie, dalla medicina alle biotecnologie: Mario Enrico Pè e Simona Grazioli iniziano a ripercorrerne la storia e i principi scientifici.

Sulla copertina della rivista americana Newsweek del 3 giugno 2007 campeggiava la fotografia di Craig Venter, lo scienziato che aveva capitanato la molto discussa iniziativa privata di sequenziamento del genoma umano, corredata dalla espressione a caratteri cubitali «Playing God».

Contro ogni paternalismo: scienza e diritti nella lotta all’HIV

stetoscopio con nastro rosso HIV

Alla European Aids Conference di Parigi, tenutasi a ottobre, medici, ricercatori e attivisti hanno denunciato la crisi del modello paternalistico che ha segnato la salute globale e la ricerca sull’HIV. Tra tagli ai finanziamenti, disuguaglianze Nord-Sud e sfiducia crescente verso la scienza, emerge la necessità di una governance condivisa, di un dialogo trasparente con la società e di un linguaggio capace di riconoscere i diritti e l’esperienza delle comunità più colpite.

Forse anche nel campo della ricerca sull’HIV è tempo di dire basta al paternalismo, sotto diversi punti di vista. 

INAF, lettera aperta al MUR: senza i fondi promessi, a rischio il futuro della ricerca

Pubblichiamo la lettera aperta firmata dal personale precario dell'INAF che, dopo mesi di confronti e rassicurazioni, denuncia l’assenza, nella Legge di Bilancio, dei fondi promessi per la stabilizzazione. Una mancanza che mette a rischio il futuro di centinaia di ricercatori e tecnologi, pilastri della ricerca astrofisica italiana e della sua competitività internazionale.

Egregia Ministra Bernini,

Siamo ricercatrici, ricercatori, tecnologi, tecnologhe e personale tecnico-amministrativo precario dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), e Le scriviamo con profondo smarrimento e crescente preoccupazione.