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Rinascimento psichedelico, gli studi sulla psilocibina

Il “Rinascimento psichedelico” indica la riaccensione dell’interesse verso le proprietà psicoterapeutiche di una classe di farmaci che negli anni '50 e '60 furono oggetto di numerosi studi clinici, in vista di un uso terapeutico, ma che subirono un’improvvisa battuta d’arresto nei primi anni '70, quando fu proibito sia l'uso ricreazionale sia quello terapeutico di queste sostanze. Un aspetto alla base della nuova stagione di questi studi è il rigore metodologico, basato su studi clinici randomizzati e controllati in doppio cieco nei quali si sono cimentati alcuni tra i migliori gruppi di psicofarmacologia clinica: qui ripercorriamo quelli riguardanti la psilocibina, focalizzati in particolare sui disturbi d'interesse psichiatrico.

Crediti immagine: Mario Klingemann/Flickr. Licenza: CC BY-NC 2.0

Inserendo il termine psychedelic come parola chiave di ricerca nel sito ClinicalTrials.gov, il database di studi clinici mantenuto dai National Institutes of Health statunitensi, si ottengono 315 trial clinici che utilizzano farmaci appartenenti a diverse categorie farmacologiche: allucinogeni (psilocibina, LSD, mescalina, dimetiltriptamina); analoghi o derivati sintetici del tetraidrocannabinolo (il principio attivo della Cannabis, nella forma di dronabinol o marinol), derivati anfetaminici (MDMA, ecstasy), derivati della Salvia divinorum e dell’ibogain

Dati personali e ricerca scientifica, è urgente cambiare

Nel corso degli anni si è radicata una lettura della normativa sulla protezione dei dati personali (erroneamente equiparata alla “privacy”) che ingessa la ricerca scientifica. Ci sono spazi per interpretare la legge in modo più corretto e consentire agli scienziati di lavorare più efficacemente per il bene comune.

Crediti immagine: National Cancer Institute/Unsplash

Un'ordinanza del Garante per la protezione dei dati personali dello scorso 15 aprile ha sanzionato un medico ospedaliero che ha utilizzato dati clinici in una relazione presentata a un convegno, senza rispettare le prescrizioni di legge.

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La Natura esiste: si chiama biodiversità e va messa al centro delle politiche

Biodiversità è sinonimo di ecosistemi che funzionano, e quindi di servizi ecosistemici: dalla qualità dell’aria e delle acque, alla prevenzione di pandemie, alla produttività economica. Il 2020 ha segnato il termine della decade della biodiversità, il piano strategico globale della Convention on Biological Diversity delle Nazioni Unite, articolato in cinque traguardi e 20 target, mirati a una riduzione dell’impatto antropico sulla natura da raggiungere entro il 2020: di questi, solo dieci sono stati parzialmente raggiunti e la situazione è statica o addirittura peggiorata per molti aspetti riguardanti la biodiversità.
La Strategia europea per la biodiversità per il 2030 ha come obiettivo assicurare una ripresa della biodiversità in tutti gli stati membri, agendo sui molti fronti aperti, dall'estensione e l'effettiva tutela delle aree protette alla scelta di strategie agricole sostenibili, dal ripristino del suolo alla gestione delle specie aliene invasive.

Crediti immagine: Chris/Unsplash

Il 2020 ha segnato il termine della decade della biodiversità, il piano strategico globale della Convention on Biological Diversity (CBD) delle Nazioni Unite, articolato in cinque traguardi e 20 target, gli Aichi target, mirati a una riduzione dell’impatto antropico sulla natura da raggiungere entro il 2020. Il report Global Outlook on Biodiversity 5 mostra chiaramente che, su 20 target, solo in dieci casi c’è stato un parziale raggiungimento degli obiettivi, mai completamente raggiunti.

Vaccinazioni contro Covid-19: rinnovare il patto con i cittadini

Dopo le tragiche notizie di eventi severi e anche fatali, sono cambiate di nuovo le indicazioni sulla somministrazione del vaccino contro Covid-19: il Ministero della Salute ha reso perentoria quella che era una semplice raccomandazione e ai giovani adulti verrà ora offerto Pfizer/BioNTech o Moderna. Agli under 60 in attesa del richiamo con AstraZeneca verrà offerto uno di questi, autorizzando così la cosiddetta “vaccinazione eterologa”. La campagna di vaccinazione sta raggiungendo gli obiettivi dichiarati: il tasso di occupazione ospedaliera è sceso all’8% e il numero quotidiano di decessi è diminuito (ma ancora non azzerato). Ma nel frattempo, si sta estendendo ai soggetti più giovani, per i quali i benefici di salute sono decisamente inferiori. Questo sembra segnalare un cambio di rotta; se così fosse, sarebbe urgente rinnovare il patto con i cittadini che sottende i programmi di vaccinazione, e per farlo le istituzioni dovrebbero rispondere a due domande: la protezione di anziani e soggetti vulnerabili è ancora una priorità? E qual è l’obiettivo raggiungibile e misurabile della vaccinazione dei giovani?

Nell'immagine un centro vaccinale negli Stati Uniti. Crediti: Maryland GovPics / Flickr. Licenza: CC BY 2.0.

I programmi di vaccinazione sono un patto tra sanità pubblica e cittadini. Da una parte, la sanità pubblica offre gratuitamente la prevenzione vaccinale e spiega quali sono gli obiettivi (raggiungibili e misurabili) per i singoli vaccinati e la comunità che meritano l’impegno pubblico e individuale. Dall’altra parte, i cittadini possono decidere se accettare l’offerta di vaccinazione avendo chiaro il beneficio che ne possono trarre e il rischio connesso.

Caldo: più di un terzo dei decessi sono causati dalle attività umane

L'aumento delle temperature medie durante le stagioni calde è una delle conseguenze del cambiamento climatico. Secondo un recente studio pubblicato su Nature Climate Change, che ha analizzato quasi trent'anni di dati giornalieri su temperatura e mortalità, quasi il 40% delle morti associate al caldo in circa 700 località del mondo tra il 1991 e il 2018 sarebbero state causate dalle attività umane. In termini assoluti, le morti osservate durante le stagioni calde sono state 1 670 000, di cui circa 26 000 causate dal caldo e fra queste quasi 10 000 sarebbero di origine antropica. L'Europa  centrale e meridionale sono le zone più vulnerabili, ma l'impatto del caldo sulla mortalità è notevole anche in paesi meno vulnerabili ma in cui gli effetti del cambiamento climatico sono già molto importanti, come per esempio il Paraguay. Nell'immagine una piazza di Montreal durante l'ondata di calore del 2011. Fonte: Nicolas Longchamps / Flickr. Licenza: CC BY-NC 2.0.

Quasi diecimila morti avvenute durante le stagioni calde tra il 1991 e il 2018 in circa 700 località distribuite in 43 paesi del mondo sarebbero attribuibili all’aumento delle temperature medie causato dall’attività umana, circa lo 0,6% del 1 670 000 decessi registrati in totale e quasi il 40% dei circa 26 000 associati al caldo.

Vaccinare gli adolescenti, ma con giudizio

La valutazione del rapporto tra benefici e rischi di un vaccino durante un’emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo è estremamente complessa e cambia nel tempo al variare delle condizioni epidemiologiche e delle informazioni che via via vengono raccolte sul campo. Diventano quindi cruciali i criteri d’uso del vaccino: l’identificazione della popolazione target, delle priorità, le caratteristiche e la disponibilità stessa dei diversi vaccini. Questo è particolarmente vero per la popolazione tra i 12 e i 17 anni di età, per cui è stato recentemente approvato l'uso del vaccino Pfizer / BioNTech. Per gli adolescenti il rapporto tra benefici e rischi è infatti ridotto rispetto alla popolazione adulta e anziana, poiché raramente si ammalano o sviluppano forme gravi di Covid-19. L’offerta vaccinale verso gli adolescenti, se davvero la si considera prioritaria, dovrebbe costituire l’elemento essenziale di un piano sociale di welfare per i giovanissimi che compensi la cronica disattenzione che le istituzioni hanno avuto nei loro confronti durante la pandemia.

Nell'immagine: una ragazza riceve il vaccino contro HPV a San Paolo, in Brasile, nel 2014. Credit: Pan American Health Organization / Flickr. Licenza: CC BY-ND 2.0.

Nei giorni in cui si sono ormai superate le 600 000 dosi quotidiane e l’invito per tutti è a vaccinarsi, vaccinarsi, vaccinarsi, c’è poco spazio per chiedersi se sia questo, davvero, l’approccio più corretto. Eppure, uno sforzo di riflessione potrebbe essere utile, se non altro perché, lo sappiamo, la campagna vaccinale non finirà con l’estate e criteri condivisi sull’offerta dei vaccini nei prossimi mesi potrebbero (dovrebbero?) aiutarci a navigare verso l’auspicabile condizione di endemia che sembra l’esito più favorevole della lotta contro Covid-19.

La natura non esiste

Il fast food è il male? Senz’altro, ma l’alternativa non è il ritorno al giardino roussoviano immunizzato alla tecnica: è semmai una natura trasformata da una scienza e una tecnologia ancora più sofisticate, sostenibili, efficienti. 

Crediti immagine: Henry Be/Unsplash

La natura non esiste, non esiste quel che ci passa per la testa ogni volta che la nominiamo, pensiamo a madre terra, al buono dei suoi frutti e al bello della sua armonia. Non che sia necessariamente matrigna, semplicemente non è.

Cellule staminali della pelle, uno studio evidenzia il ruolo del gene FOXM1

Un lavoro pubblicato a maggio su Nature Communications getta nuova luce sulle caratteristiche che distinguono le sotto-popolazioni di cheratinociti e sul ruolo del gene FOXM1, coinvolto nell’epidermolisi bollosa giunzionale, una malattia genetica che interessa l’epidermide. I risultati potranno aiutare a mettere a punto e affinare le terapie avanzate per il trattamento.

Nell'immagine: colonie generate da un oloclone ©Sergio Bondanza e Francesca La Mantia. Per gentile concessione del Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari"

Conoscere sempre meglio le caratteristiche cellulari e genetiche che permettono la rigenerazione dei tessuti è fondamentale per affinare le applicazioni cliniche e mettere a punto strategie di terapia per patologie che interessano gli epiteli.

Perché tutti vogliono tornare alla natura (ma non a piedi)?

Gilberto Corbellini commenta la tendenza odierna del voler "tornare alla natura", anche in relazione alla recente approvazione del disegno di legge che equipara agricoltura biologica e biodinamica.

Immagine: Pixabay.

La discussione se l’agricoltura biodinamica sia o meno equiparabile a quella “biologica” è di lana caprina. Entrambe infatti si basano su credenze: se la biodinamica è mero esoterismo, la tesi secondo cui non usare antibiotici, antiparassitari o fertilizzanti chimici sia preferibile per la salute umana e l’ambiente è frutto di una posizione pregiudiziale.