fbpx All | Page 9 | Scienza in rete

All

Instagram parla meglio di clima, ma non è immune dal negazionismo climatico

Il nuovo aggiornamento dell'Osservatorio di Pavia sui media e il clima relativo al quadrimestre maggio-agosto 2023. Si parla più di crisi climatica, probabilmente a causa delle alluvioni, incendi, ondate di calore dell'estate, e di altre notizie a sfondo ambientale. Però aumenta anche il negazionismo. Anche Instagram, che pare performare meglio dei quotidiani e dei telegiornali, non ne è immune.

Immagine: elaborazione dell'autore da immagini Pixabay

Gli eventi riconducibili alla crisi climatica avvenuti in estate hanno fatto crescere l’attenzione mediatica verso il tema. Il cambiamento climatico è senza dubbio la sfida del secolo, visti gli impatti che ha sul benessere umano globale: ci mancherebbe che non se ne parli. Però, nonostante l’alluvione in Emilia-Romagna, le varie ondate di calore, gli incendi in Sicilia e le notizie sui record globali di temperatura e simili, il mondo dell’informazione non è ancora sufficientemente attrezzato per parlare adeguatamente di clima.

Azione per il clima: i piani vanno piano

Now later

Secondo l’ultimo report UNFCCC, i piani nazionali di azione per il clima rimangono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius e raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.  La Corte dei conti europea riferendosi agli obiettivi climatici ed energetici fissati per il 2030 parla di “poche indicazioni sul fatto che le azioni per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici del 2030 saranno sufficienti”. Anche sul fronte dell’adattamento si registrano rallentamenti, come spiega l’Adaptation Gap Report 2023, il fabbisogno di finanziamenti per l’adattamento nei paesi in via di sviluppo è da 10 a 18 volte superiore agli attuali finanziamenti pubblici internazionali.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Secondo l’ultimo report UNFCCC, pubblicato il 14 novembre, i piani nazionali di azione per il clima rimangono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius e raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Undici anni di scritti per Scienza in rete a firma Pietro Greco: l’e-book

Una libreria di libri antichi

Undici anni di scritti per Scienza in rete, a firma Pietro Greco. Questo e-book raccoglie 240 dei suoi migliori articoli, dall'ambiente alla fisica, dalle biografie di scienziati al rapporto tra scienza e società, dall’epistemologia alla politica della ricerca. Greco è stato un giornalista scientifico che ha contribuito più di altri alla promozione del concetto di «società della conoscenza», cercando di accrescere l’interesse per la scienza in un'Italia non sempre attenta ai bisogni e all’importanza della ricerca.

Immagine Pixabay

Pietro Greco ha scritto per Scienza in rete oltre 350 articoli, dall’anno della sua fondazione nel 2009. Dopo la sua scomparsa a dicembre 2020, su idea di Luca Carra ed Eva Benelli, abbiamo deciso di raccoglierne alcuni in un libro. Il lungo processo di selezione e confronto ha portato a circa 240 articoli.

La pillola per chi, la pillola perché

Dopo sei mesi persi per confermare quello che già si sapeva e cioè che offrire la pillola anticoncezionale in forma gratuita a tutte le donne è possibile e auspicabile, non sappiamo se questo succederà davvero, né quando. Perché quello che si è perso per strada è una politica capace di supportare una sessualità libera e felice che si possa coniugare con una genitorialità altrettanto felice e responsabile.

Immagine di copertina creata con DALL E

Tanto tuonò che piovve. Lo scorso 16 novembre, la Cts, la Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco, si è espressa infine sulla decisione se rendere gratuito l’accesso alla pillola anticoncezionale a tutte le donne in età fertile presenti sul territorio italiano. Lo ha fatto ribadendo che l’eventuale scelta della gratuità non può che essere di natura economica e politica, perché non esistono motivi tecnici o scientifici che lo impediscano.

PRISMA, una rete di monitoraggio di meteoriti con la citizen science

Il progetto PRISMA mira a creare una rete italiana di telecamere e coinvolgere licei, università, enti di ricerca, musei e associazioni astrofile per monitorare meteore brillanti e meteoriti per determinarne orbite e zone di caduta e studiare la loro composizione. 

Nell'immagine: meteorite Matera. Crediti: PRISMA/INAF

Da qualche anno in Italia è possibile, tramite la citizen science, entrare in contatto diretto con un corpo extraterrestre, non solo attraverso la sua osservazione ma andando a cercarlo in prima persona nella zona di caduta. Come? Grazie al progetto di ricerca Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera (PRISMA), coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica con il supporto della Fondazione CRT.

Approvata la legge per il ripristino della natura europea, ma è una vittoria a metà

Il 9 novembre il Consiglio Europeo ha approvato la Nature Restoration Law, la legge per il ripristino degli ecosistemi. Una vittoria auspicata che lascia l’amaro in bocca: il regolamento approvato esce da più di un anno di trattative che lo hanno fortemente indebolito nella sostanza. Il rischio è che gli obiettivi perdano così concretezza nell’attuazione.

Crediti foto Boris Smokrovic su Unsplash

Il 9 novembre il Consiglio Europeo, l’organismo che definisce le linee di indirizzo dell’UE, ha approvato la Nature Restoration Law, uno dei quattro pilastri portanti della strategia europea per la biodiversità 2030. Un ottimo risultato che lascia però un po' di amaro in bocca, se si considera che il regolamento approvato è stato molto indebolito rispetto all’originario.

Guerra o salute: a colloquio con Pirous Fateh-Moghadam

--

Meno guerra: meno gas serra

I dati e le stime indicano una responsabilità del settore militare nelle emissioni di gas serra. La stima precisa paese per paese è difficile da fare (le forze armate non sono trasparenti), ma è ragionevole pensare che tutti i paesi con un alto bilancio militare contribuiscano di conseguenza a maggiori emissioni di gas serra (come scrive uno studio specifico su USA e UK). In effetti, c'è poca differenza tra potenze militari, membri del G20 e inquinatori globali. Sono sempre loro.

Foto di Jeff Kingma su Unsplash

Le forze armate di Stati Uniti e Regno Unito hanno emesso almeno 430 milioni di tonnellate di CO2equivalente dal 2015, secondo il rapporto Less War, Less Warming: A Reparative Approach to US and UK Military Ecological Damages pubblicato da Common Wealth e Climate and Community Project. I dati sono difficilmente reperibili, perché non vengono forniti in modo trasparente dagli apparati militari.

Una replica digitale della Terra per “prevedere” il clima che cambia: una lezione di Peter Bauer

Il tempo e il clima sono sistemi caotici, nel senso che piccole variazioni possono condurre a grandi mutamenti: il celebre effetto farfalla. La difficoltà di prevedere il tempo e ancora di più il clima dipende da quei dettagli (turbolenze dei venti, microfisica delle nuvole, correnti marine ecc.) che non siamo in grado di far entrare nei modelli se non attraverso approssimazioni e parametrazioni. Le previsioni del tempo hanno conquistato circa un giorno ogni decennio a costo di straordinari potenziamenti delle capacità di calcolo.

Il caso Indi: qualche domanda per riflettere

Il "Caso Indi Gregory” racchiude diversi livelli di riflessione (medico, etico, giuridico e politico) interconnessi ma spesso confusi nel dibattito sui media. Il filosofo della scienza e bioeticista Giovanni Boniolo li analizza attraverso una serie di domande, le cui risposte potranno forse aiutarci anche in casi analoghi che si dovessero presentare in futuro. Immagine: Crepuscolo, di Dilma Freddi.

Si parla e si è parlato, e come sempre in troppi, del “Caso Indi Gregory”. Indi era una bimba di otto mesi affetta da una grave, e per ora con esito fatale, malattia rara. Dicendola meglio, Indi era affetta da aciduria combinata D,L-2-idrossiglutarica: una malattia genetica autosomica recessiva causata da difetti del gene SLC25A1.