fbpx All | Page 174 | Scienza in rete

All

Sulle Pontine sconfitti i ratti, tornano le berte

Grazie al progetto Life PonDerat, sull'isola di Ventotene tornano a involarsi i pulcini di berta maggiore, a lungo minacciati dalla presenza del il ratto nero, una delle specie più invasive al mondo, che ne preda uova e nidiacei. Un successo per la conservazione e un primato positivo tutto italiano; ora la sfida è impedire ai ratti di tornare sull'isola.
Nell'immagine: un pulcino di berta sull'isola di Palmarola. Crediti: Camilla Gotti, Life PonDerat

Una piccola buona notizia per la conservazione arriva dall’Italia, precisamente dalle isole Pontine. A Ventotene, grazie agli interventi realizzati nel progetto Life PonDerat, i pulcini di berta possono nuovamente spiccare il loro primo volo dalle coste di questa isola. Il progetto ha infatti eradicato il ratto nero, che comprometteva la sopravvivenza dei nidiacei.

Il posto della scienza nel buon governo

Il documento “Understanding our political nature”, firmato dai ricercatori del Centro Comune di Ricerca della Commissione europea, cerca di capire come “porre la ragione e la conoscenza nel cuore delle decisioni politiche”. Dove stiamo sbagliando nell'annoso rapporto tra scienza e politica?
Nell'immagine: Ambrogio Lorenzetti, "Allegoria del buono e del cattivo governo", Palazzo Pubblico, Siena (1337-1339).

Dove stiamo sbagliando? Sembra essere questa la tacita domanda che si sono posti i ricercatori del Centro Comune di Ricerca della Commissione europea nel documento Understanding our political nature.

Xenobot, il robot fatto di cellule

Dal computer (anzi, supercomputer) alle cellule viventi: il lavoro pubblicato questa settimana su PNAS descrive la creazione di un nuovo sistema di vita, un robot nato dal riassembramento di alcune cellule staminali di X. laevis e basato sui modelli proposti da un supercomputer. Questi nuovi robot, chiamati xenobot, sono quindi cellule epiteliali e cardiache artficialmente "montate" dai ricercatori per poter svolgere alcune azioni, come muoversi o spostare piccoli oggetti. Oltre a fornire un'importante possibilità di studio sulla base di forma e funzione degli organismi viventi, è possibile pensare per gli xenobot una vasta gamma di applicazioni.
Nll'immagine: la manipolazione dei ricercatori sulle cellule. Crediti: Douglas Blackiston, Tufts University

«Non sono robot tradizionali e neppure una specie nota di animali. Sono una nuova classe di artefatti: organismi viventi e programmabili». Così Joshua Bongard, informatico ed esperto di robotica dell'Università del Vermont, descrive quanto lui e i suoi colleghi hanno realizzato: sono gli xenobot, cellule staminali provenienti da embrioni di Xenopus laevis e assemblate, su istruzioni di un supercomputer, in una forma di vita completamente nuova.

Nel Milleproroghe c’è anche la sperimentazione animale

Tra le "mille proroghe" del decreto legge c'è anche quella della norma italiana sulla sperimentazione animale, che recepisce la direttiva europea ma escludendo l’impiego di animali per le sostanze d’abuso e gli xenotrapianti. Ma è davvero possibile, a oggi, escludere gli animali non umani da questi due ambiti di ricerca?  E come possono impegnarsi i ricercatori italiani, per esempio su un progetto europeo che iniziasse ora e della durata di quattro anni, se nel 2021 la sperimentazione animale su sostanze d’abuso o xenotrapianti diventasse fuorilegge?
Crediti immagine: tiburi/Pixabay. Licenza: Pixabay License

Si avvicina la data in cui il decreto legge “Milleproroghe” verrà convertito in legge dal Parlamento italiano. Fra queste mille c’è anche la proroga al primo gennaio 2021 dell’applicazione della norma italiana1 che ha recepito la direttiva europea in tema di sperimentazione animale2, escludendo però l’uso di animali per le sostanze d’abuso e gli xenotrapianti. Di proroga in proroga, i nostri ricercatori hanno potuto continuare in questi cinque anni ad avvalersi di modelli animali anche per questi due ambiti non secondari.

La meteorite di Cavezzo catturata dalla rete Prisma

La Terra è costantemente bombardata da materiale interplanetario, e nella maggior parte dei casi l'atmosfera agisce come un efficace scudo protettivo. A volte, tuttavia, non riesce a disgregare completamente l’intruso cosmico, frammenti del quale arrivano al suolo: sono le meteoriti. In Italia ne erano state trovate una quarantina; fino allo scorso 4 gennaio, almeno, quando la lista ha potuto essere aggiornata grazie al ritrovamento della meteorite di Cavezzo, reso possibile dal lavoro di squadra compiuto dagli astronomi della rete PRISMA e dai citizen scientist. Claudio Elidoro ne parla con Albino Carbognani, ricercatore INAF presso l’Osservatorio di Astrofisica e Scienza dello spazio di Bologna e membro dell’Advisory committee di PRISMA.
Nell'immagine: in primo piano la camera all-sky di Pino Torinese, il primo rilevatore della rete PRISMA a entrare in servizio nel 2016. A questa camera è toccato il compito di fare da banco di prova per i controlli dell’affidabilità dei rilevatori e del software preposto alla rilevazione dei bolidi. Crediti: Alberto Cora

Per la prima volta una meteorite italiana viene recuperata dopo che, nella sera di Capodanno, in molti avevano assistito alla sua spettacolare entrata in atmosfera. Un importante risultato reso possibile anzitutto dalla rete osservativa PRISMA, coordinata dall’INAF e dagli astronomi che analizzano e studiano i dati che raccoglie, ma anche dalla collaborazione di quanti hanno segnalato il bolide e ovviamente di chi, verso l’imbrunire del 4 gennaio, ha infine ritrovato i due frammenti in provincia di Modena.

ERC 2019: per vincerli bisogna emigrare?

Lo European Research Council è un programma di finanziamento della ricerca attivo dal 2007 con l'obiettivo di incoraggiare la ricerca di alta qualità in Europa attraverso bandi competitivi che riguardano tutte le discipline: scienze della vita, scienze fisiche, scienze sociali. Dal primo gennaio 2020, il nuovo presidente è l'italiano (ma attivo scientificamente all'estero) Mauro Ferrari. Lo schema del finanziamento prevede tre linee principali: Starting grant, riservato a giovani; Consolidator, rivolto a scienziati che hanno completato il phd da qualche anno; Advanced, diretto a ricercatori che hanno già guidato team di ricerca. Per l'Italia potrebbe essere una fonte prestigiosa di finanziamento, anche se limitata a pochi ricercatori. Le capacità degli scienziati ci sono (infatti gli italiani all'estero vincono parecchi bandi) ma il sistema italiano sembra inadeguato attrarre questo tipo di fondi (anzi, a dar retta a recenti polemiche sembra addirittura respingerlo come nocivo al sistema). I dati del 2019 sono lo specchio della situazione: l'Italia, oltre a scontare il cronico sottofinanziamento interno, è sempre meno competitiva a livello internazionale. Gli scienziati italiani invece riescono a emigrare e vincere, ma la concorrenza è sempre più agguerrita. Immagine: intervista a Mauro Ferrari, presidente di ERC.

Mentre in Italia si dibatte più o meno a proposito dell'utilità dell'European Research Council (ERC) (qui l'editoriale su Corriere della Sera di Walter Lapini e qui la risposta di Gianfranco Billari e del rettore della Bocconi Gianmario Verona) si comincia ad avere un quadro pressoché completo

Per mobilitarsi sul clima servono ethos, pathos e logos

Il clima, Aristotele e l'arte della retorica: in quest'articolo, Simona Re parla di come ethospathos e logos, possano aiutarci ad affrontare l'emergenza climatica attraverso strumenti di dialogo e di partecipazione attiva, per consentire alla gente di informarsi, confrontarsi e far sentire la propria voce.
Immagine: proteste in Australia.

Nella lotta contro il cambiamento climatico, la nostra specie ha tutti gli strumenti per vincere. Abbiamo capito il problema (il riscaldamento è provocato dalle emissioni di gas serra), conosciamo le soluzioni (dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni), e iniziamo a toccare con mano i pericolosi effetti dell’inazione (migranti, ondate di calore, fusione dei ghiacci, incendi, siccità, eventi meteorologici estremi). Tuttavia, conoscere cause, conseguenze e soluzioni può non bastare per innescare la necessaria reazione a un problema.

La finanza che protegge il rinoceronte

I Rhino Bond sono titoli obbligazionari per la tutela del rinoceronte nero, la cui popolazione si è ridotta drasticamente dagli anni '70 a oggi. Emessi per un ammontare complessivo di 50 milioni di dollari, gli interessi saranno ripagati se la popolazione dei rinoceronti neri africani situati tra Kenia e Sudafrica (area in cui si concentra il 12% della totalità della specie) aumenterà nei prossimi cinque anni.
Crediti immagine: Mani300/Pixabay. Licenza: Pixabay License

Come salvare le specie animali in via di estinzione facendo ricorso al mercato finanziario? Un binomio inusuale, a tratti utopistico per quelli che la finanza la masticano quotidianamente; eppure si tratta di un tema a tutti gli effetti concreto, che sta investendo Wall Street con obiettivi tutt’altro che irrilevanti.

In memoria di uno scienziato atipico

Guido Poli ricorda Claudio Casoli, una figura atipica nel panorama della ricerca scientifica: autore di numerosi studi di grande rilevanza, non aveva mai conseguito una laurea accademica, a testimonianza del fatto che l’interesse, l’amore e la dedizione alla ricerca possono superare la mancanza di titoli universitari.
Crediti immagine: LucusTimotei/Pixabay. Licenza: Pixabay License

Chiunque abbia collaborato o solo discusso qualche volta con Claudio Casoli (1947-2019) non lo può dimenticare. Il tratto gentile e sempre un pò scherzoso, una certa “ingenuità” tipica di chi ama la ricerca e ha fede nel suo ruolo salvifico della società.

Intelligenza artificiale, cambiamenti climatici e migrazioni

Uno studio recentemente pubblicato su Nature Climate Change ha usato tecnologie avanzate per analizzare i dati radar sulle migrazioni degli uccelli nell'arco degli ultimi 24 anni, su tutti gli Stati Uniti continentali. I risultati di quest'analisi, che sarebbe stato impossibile fino a qualche tempo fa, hanno permesso di evidenziare un'anticipazione delle migrazioni primaverili che coinvolge centinaia di specie di uccelli. Ma che potrebbe non essere sufficiente per consentire loro di fronteggiare i cambiamenti climatici.
Crediti immagine: Marc Pascual/Pixabay: Licenza: Pixabay License

Il momento in cui partire e in cui arrivare è di cruciale importanza per gli animali migratori. Il rischio è di raggiungere i siti riproduttivi quando le risorse non sono ancora, o non sono più, sufficienti per "metter su famiglia". La decisione degli uccelli migratori di lasciare i siti invernali per raggiungere quelli riproduttivi è affidata all'integrazione tra più informazioni, dal fotoperiodo alla temperatura. Proprio su quest'ultima pesa l'effetto dei cambiamenti climatici, il cui impatto sulle migrazioni è già finito nella lente di diversi studi scientifici.