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DeepMind calcola la struttura delle proteine con accuratezza sorprendente

Confronto tra la struttura prevista da AlphaFold2, in giallo, e quella determinata sperimentalmente tramite microscopia crioelettronica, reticolo blue, della proteina gp105, una subunità dell'RNA polimerasi del batteriofago AR9. Fonte: presentazione di Petr Leiman, University of Texas Medical Branch,  alla conferenza di presentazione dei risultati di CASP14.

La curiosa attrazione verso l'indice Rt

Space Odyssey Monolith + Rt

Una delle conseguenze più peculiari della pandemia di Covid-19 è l’invasione di termini scientifici nel nostro lessico famigliare. Nel migliore dei casi, questa opportunità unica di ampliare la diffusione della cultura scientifica potrebbe rappresentare una delle (poche) conseguenze positive della pandemia. In altri casi, invece, assistiamo a un ricorso a terminologie poco spiegate e ancor meno comprese, che assurgono a una valenza quasi magica nella nostra quotidianità.

Il lockdown colpisce di più le donne

Secondo un'indagine condotta dal gruppo di ricerca MUSA del Cnr-Irpps, Covid-19 ha impattato negativamente soprattutto sulle donne, sia a livello psicologico che lavorativo (significativo anche l'aumento delle violenze domestiche). Colpiti anche i ragazzini sotto i 12 anni e probabilmente aumentato il tasso di suicidi.

Immagine: Medico foto creata da freepik - it.freepik.com

Come ci sentiamo in questo tempo sospeso che stiamo vivendo? E come sta cambiando la nostra percezione del mondo?

Gli animali alle prese con il riscaldamento artico

Un nuovo progetto collaborativo finanziato dalla NASA ha dato vita a un archivio, Arctic Animal Movement Archive, contenente una notevole mole di dati: quasi 30 anni di localizzazioni di circa 90 specie animali che vivono nelle zone circumpolari. Mostrando in modo inequivocabile gli effetti del riscaldamento climatico sull’ecologia degli animali. Ne parliamo con uno dei coordinatori del progetto, Mark Hebblewhite, della University of Montana

Immagine: Un piccolo di caribù (Foto di Karsten Heuer)

L’Artide: un mare di ghiaccio circondato da terre emerse, un luogo dove sei mesi sono immersi nella notte più buia e per i restanti sei il sole non scende mai sotto la linea dell’orizzonte, un posto in cui il termometro sale sopra lo zero per un tempo brevissimo. Poche sono le specie animali che trascorrono la loro intera esistenza tra i ghiacci, la maggior parte è in costante movimento, c’è chi si sposta nelle foreste boreali durante la notte artica, per tornare nella tundra nella breve estate.

A che punto siamo con i vaccini? L’EMA lo racconta ai cittadini europei

La vaccinazione di comunità contro Covid-19 rischia di fallire a causa dell'esitazione a vaccinarsi, che coinvolge il mondo occidentale. L’indecisione riguardo a vaccini ancora in fase di sviluppo e con profili di sicurezza ed efficacia ancora del tutto sconosciuti e sui quali scarseggiano i dati necessari per prendere una decisione informata (ben diversa dall'opposizione ai vaccini) richiede che l'intero processo di sviluppo, di sperimentazione, di autorizzazione al commercio e di distribuzione sia reso trasparente. In questa direzione si muove l'EMA, che ha organizzato un incontro pubblico per l'11 dicembre volto a informare i cittadini circa i processi regolatori (sovranazionali e nazionali) per approvare i vaccini anti Covid-19 e il ruolo dell’Agenzia nella valutazione e nel monitoraggio della loro efficacia e sicurezza.

Immagine: la sede dell'EMA (European Medicines Agency) ad Amsterdam.

La speranza di mettere fine alla pandemia di Covid-19 è riposta nello sviluppo di un’adeguata immunità di comunità (cosiddetta “di gregge”) nei confronti di SARS-CoV-2 che interrompa il ciclo di contagio e malattia. Ma quale sia esattamente la soglia che la definisce non è ancora noto: estrapolando da altre malattie virali, si potrebbe dire che l’epidemia comincerà a essere sotto controllo quando una proporzione tra il 60 e l’80% di persone avrà acquisito anticorpi contro il virus, abbassando il tasso di trasmissibilità sotto l’11.

Non c'è transizione col gas naturale

Il gas naturale può essere un combustibile fossile di transizione? Volendo dare una risposta brevissima, potremmo dire: in linea di massima, no. Le emissioni indirette, tra cui quelle «fuggitive», compensano le migliori prestazioni della combustione del gas rispetto a petrolio e carbone; e, in ogni caso, non abbiamo tempo per «passare dal gas» per arrivare a zero emissioni nette al più al 2050.

Immagine: Pixabay License.

Nel 2019 abbiamo prodotto globalmente un po’ più di 100 quad di energia. Ovvero, quasi 30 mila miliardi di chilowattora (30.000.000.000.000 kWh). La produzione globale di energia è in aumento dal secondo Dopoguerra e, ancora, è principalmente proveniente dall’utilizzo di combustibili fossili, cioè carbone, petrolio e gas naturale (nota: «gas naturale» e «gas metano» sono la stessa cosa).

Giovanni Apolone: com'è nata la ricerca sulla retrodatazione della diffusione di SARS-CoV-2 in Italia

La ricerca firmata Istituto nazionale Tumori di Milano che ha ipotizzato una retrodatazione della diffusione di SARS-CoV-2 in Italia ha sollevato vivaci polemiche. In questa intervista il direttore scientifico di INT ricostruisce il contesto e le motivazioni che li hanno indotti alla ricerca, risponde alle principali obiezioni e racconta i contatti (fra cui l'Organizzazione mondiale della sanità) e quelli che saranno i prossimi passi. Scienza in rete riporta anche la registrazione della conferenza stampa degli attori principali della ricerca (INT, università degli studi di Milano e Università degli Studi di Siena).

Intervista a Giovanni apolone, direttore scientifico dell'istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Conferenza stampa dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Chi dovrebbe avere priorità per il vaccino?

Persone in fila per ricevere il vaccino antinfluenzale in New Jersey. Credit: US Center for Disease Control and Prevention via Pixnio.

Lunedì sono stati resi pubblici i primi dati di efficacia del vaccino sviluppato dalla società AstraZeneca in collaborazione con l'Università di Oxford, il terzo ad aver completato il suo studio di fase 3. I primi due sono quelli prodotti da Pfizer con BioNTech e da Moderna, che hanno dichiarato nelle scorse settimane un'efficacia del 95% nell'evitare infezioni sintomatiche da SARS-CoV-2.