fbpx March 2022 | Scienza in rete

March 2022

La guerra fa male alla salute

Persona che osserva il "Trittico della guerra", opera di Otto Dix del 1932 esposta alla Galerie Neue Meister di Dresda. Immagine di Igor Miske @igormiske, Unsplash

I bambini morti, il sangue, le donne violentate, le città devastate…a questa narrazione della guerra che ci viene proposta quotidianamente non possiamo sottrarci e forse nemmeno dobbiamo. Dovremmo però porci in modo attivo con il pensiero e, potendo, con il fare per costruire valori di pace. Ci sono altri effetti della guerra, meno evidenti di quelli che percepiamo da lontano, ma non meno devastanti e duraturi per la salute delle persone che li subiscono.

IEA: accelerare sulla transizione ecologica per fare a meno del gas e del petrolio russi

L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha elencato una serie di azioni da adottare nel breve, medio e lungo periodo per attutire e superare gli impatti negativi della guerra nel mercato dell’energia. In breve? Accelerare la transizione energetica.

Immagine Pixabay

«Come risultato della spaventosa aggressione della Russia contro l'Ucraina, il mondo potrebbe trovarsi di fronte al suo più grande shock di approvvigionamento di petrolio da decenni, con enormi implicazioni per le nostre economie e società», ha detto il direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) Fatih Birol.

Salute mentale: ecco cosa succede al cervello durante una guerra

Poco più di un mese dopo l'inizio del conflitto in Ucraina, già emergono gli effetti della guerra sulla salute mentale dei civili: "ferite invisibili" che non lasciano tracce evidenti sul corpo ma segnano la vita delle persone nel breve e nel lungo termine. L'attualità del conflitto rende impossibile definire e prevedere con precisione l'entità del danno ma la ricerca studia da tempo gli effetti del trauma della guerra sulla psiche e il cervello dell'essere umano. 

Credit immagine: "Bafflement of Depression" di Manan Oberoi, Wikimedia Commons

Fino a un mese fa la gran parte degli ucraini viveva una vita normale; oggi, più di 3,5 milioni hanno lasciato il paese, spesso separandosi dalla propria famiglia, e tra i rimasti, circa 6,5 milioni sono sfollati, senza una casa ma ancora all’interno di un paese in guerra. Molti civili sono diventati combattenti, centinaia di migliaia sono sotto assedio nelle città.

Giorgio Metta: per la ricerca industriale la soluzione si chiama Volta Society

Sul modello del Fraunhofer tedesco, l'Alessandro Volta Society è la proposta del direttore dell'Istituto Italiano di Tecnologia, Giorgio Metta, per assicurare i fondi per la ricerca applicata, renderli produttivi e creare un sistema della ricerca che esprima il suo potenziale di applicazione industriale in termini di brevetti, start up innovazione e lavoro. L'intervista di Luca Carra.

Crediti immagine: Louis Reed/Unsplash

Pur depotenziata dalla spirale inflazionistica indotta dalla guerra, la missione 4 del PNRR dedicata a Università e ricerca rappresenta un’opportunità eccezionale per il rilancio della ricerca italiana, notoriamente debole e sottofinanziata. Si potrebbe fare il gioco di elencare i punti che non vanno del PNRR. Ma anche no. Intelligentemente il direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia Giorgio Metta guarda al bicchiere mezzo pieno, o meglio crede come si potrebbe riempirlo ancora un po’ e soprattutto far durare l’acqua oltre la scadenza del Recovery Plan del 2026.

Il finanziamento della ricerca biomedica in Italia e all'estero

Il commento del Patto Trasversale per la Scienza sul PNRR e alcuni suggerimenti per permettere alla ricerca italiana di essere finanziata e gestita in modo comparabile alle altre nazioni avanzate.

Crediti immagine: Trnava University/Unsplash

Grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), si offre l’opportunità, forse storica, di modificare il sistema del finanziamento della ricerca in Italia, avvicinandolo a quelli dei più importanti paesi occidentali.

Per consumare meno acqua l'agricoltura ha bisogno dei satelliti

Lo sviluppo della tecnologia ha fatto sì che, negli ultimi anni, i satelliti siano diventati uno strumento sempre più importante per l'agricoltura: per esempio, forniscono dati sull'evapotraspirazione e il consumo di acqua, contribuendo a una distribuzione ottimale di acqua e fertilizzanti che non solo migliora i raccolti, ma riduce anche i costi e l'impatto ambientale delle attività agricole.

Crediti immagine: SpaceX/Unsplash

In questi mesi, la scarsità di precipitazioni e le temperature più alte della media in Italia e in altri paesi europei ha portato a una condizione di siccità della quale, tra gli effetti negativi più immediati e rilevanti, vi sono quelli sull'agricoltura.

Spugne contro la crisi idrica mondiale

Un raccoglitore d’acqua in grado di catturare l’umidità presente nell’atmosfera, grazie a delle “spugne” metallorganiche, per ricavarne acqua potabile sfruttando semplicemente il calore solare: questa è l'idea di alcuni gruppi di ricerca statunitensi, che potrebbe aiutare a mitigare il rischio di stress idrico.

Crediti immagine: Linus Nylund/Unsplash

L’idea è quella di impiegare nuovi materiali metallorganici o MOF (metal-organic framework) per estrarre le molecole d’acqua dall’aria secca del deserto, immagazzinarle e rilasciarle come acqua potabile pulita. Da qui si sono sviluppati negli ultimi anni gli studi condotti parallelamente dal gruppo di ricerca dell’Università di Berkeley in California, guidato da Omar Yaghi, e dal team di Evelyn Wang del MIT. Riuscire a produrre acqua potabile dall’aria del deserto significa essere potenzialmente in grado di combattere la crisi idrica globale.

Quanti antibiotici si usano in Italia? Ecco i dati AIFA

Secondo il rapporto AIFA 2020, pubblicato a marzo di quest’anno, il consumo di antibiotici in Italia nel 2020 è diminuito del 18,2% rispetto al 2019. Questo calo rappresenta un segnale molto positivo e ha permesso finalmente di raggiungere gli obiettivi fissati dal Piano nazionale per il contrasto all’antimicrobico-resistenza: la riduzione maggiore del 10% del consumo di antibiotici nel periodo 2020-2016. È da sottolineare, tuttavia, che il consumo si è mantenuto sopra la media europea sia in ambito territoriale che ospedaliero, così come restano elevate le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici.

Crediti immagine: Hal Gatewood/Unsplash

Il consumo di antibiotici in Italia nel 2020 è diminuito del 18,2% rispetto all’anno precedente. Il calo investe in proporzioni diverse tutte le Regioni del Paese – in cui persiste un’ampia variabilità segnata dal minore consumo nelle regioni del Nord rispetto a quelle del Centro e del Sud – e che interessa sia l’assistenza convenzionata, ovvero gli antibiotici distribuiti da farmacie pubbliche e private, sia le strutture ospedaliere.