Le grida e i rumori che quella sera giungevano dalla
saletta con il biliardino erano particolarmente intensi. Abituato agli
schiamazzi degli studenti durante gli intervalli, non ero particolarmente
disturbato da quegli assordanti rumori che si confondevano con grida che ben
poco avevano di umano. Intendiamoci, anche mettendoci tutta la buona volontà di
cui si è capaci risulta davvero complicato giocare a calcio balilla in
religioso silenzio, ma da qualche giorno il rumore era abbondantemente sopra il
livello di guardia. Il motivo lo si comprendeva facilmente leggendo un
manifesto che campeggiava sul muro e che annunciava l'organizzazione di un
torneo di calcio balilla in paese. L'avvicinarsi della fatidica data rendeva quelle
fondamentali sessioni di allenamento ogni giorno di più combattute e rumorose.
Un mio amico aveva tentato di coinvolgermi nell'avventura,
ma i riflessi e la vista non sono più quelli di un tempo e, non volendo
rischiare umilianti figuracce, avevo declinato l'invito. Per coerenza cercavo dunque
di tenermi a debita distanza dal biliardino. Quella sera, però, dato che tra i
contendenti c'era proprio il mio amico, non potevo proprio ignorare
l'assordante e combattuta disfida i cui echi si spingevano ben oltre le pareti
del bar.
Mi avvicinai proprio mentre il devastante colpo di un
terzino si stampava rumorosamente sulla parete opposta e, per un gioco di
rimbalzi, sparava la pallina fuori dal campo di gioco. Un missile che
fortunatamente vidi allontanarsi nella direzione opposta alla mia e che non
mancò di suscitare approvazioni e commenti per la violenza del colpo.
«Che botta - commentai rivolto all'autore del colpo, il
partner di gioco ingaggiato dal mio amico - peccato non fosse più centrale.»
«Hai visto che tiro - sottolineò esaltato il mio amico
approfittando della breve pausa resasi necessaria per il recupero della pallina
- con un colpo del genere quasi quasi si riesce a mandare la pallina in
orbita.»
Stoppai subito il suo entusiasmo: «Dai, non esagerare. Se
è solo un modo di dire, mi va bene. Ma se parli seriamente allora ti devo
deludere: ci vuole ben altro per sparare quella pallina in orbita.»
«Dai, non fare il precisino. Lo so che qui sulla Terra è
certamente impossibile, ma sulla Luna? Nei filmati che ho visto in Internet gli
astronauti si muovono saltellando come se niente fosse. Cosa vuoi che sia, da
quelle parti, sparare una pallina in orbita?»
«Non è per fare il pignolo. Le velocità necessarie per
abbandonare la Terra e la Luna sono decisamente ben più grandi di quella che
puoi raggiungere con una pallina: non ci riesci neppure se la spari con un
fucile!»
Il lancio di ogni missione spaziale deve fare i conti con
l'attrazione terrestre. Nell'immagine la partenza, il 4 dicembre 1996,
della missione NASA Mars Pathfinder. Fu la prima
missione spaziale che trasportò sulla superficie del pianeta Rosso un rover
(Fonte: NASA)
Sapevo che il mio amico era appassionato di caccia e davo
per scontato che la mia citazione avrebbe concluso il discorso lì. Proprio non
mi andava di intavolare un dibattito sulla velocità di fuga. Almeno, non quella
sera. Non avevo però prestato sufficiente attenzione ai contendenti impegnati
in quella agguerrita partita di calciobalilla. Tra loro, infatti, figurava
anche un ragazzotto del paese vicino, uno sfegatato cultore e profondo
conoscitore delle armi da fuoco. Alla mia citazione dello sparo col fucile fu
come se una fucilata l'avesse colpito sui piedi. Si girò di scatto e sbottò: «Ma lo sai che le pallottole del fucile d'assalto M16
escono dalla canna a circa 3500 chilometri orari? E, secondo te, questo non
basta a farle schizzare via dalla Luna?»
«Assolutamente no» risposi con decisione.
Nonostante per quella sera non avessi proprio nessuna
intenzione di intavolare discorsi scientifici, mi vedevo costretto a
puntualizzare. Già prevedevo che avrei finito col lasciarmi trascinare
dall'argomento, suscitando l'inevitabile disappunto di chi era più interessato
alla partita che non a stupide considerazioni sulla velocità di fuga. Sperando
di chiudere rapidamente la conversazione, ce la misi tutta per essere il più
indisponente possibile.
«Stiamo parlando di velocità di fuga, cioè della
possibilità che un oggetto riesca a sfuggire alla attrazione gravitazionale del
corpo celeste su cui si trova. Per la Terra questa velocità ammonta a più di 40
mila chilometri orari, mentre per la Luna è intorno agli 8400 chilometri
all'ora. Dunque, come vedi, quel proiettile di M16 proprio non ce la fa neppure
con la Luna.»
«Accidenti, hai ragione. Ma da cosa dipende?»
L'esperto d'armi proprio non ne voleva sapere di mollare
la presa. L'argomento sembrava intrigarlo parecchio, tanto che neppure si
accorse dell'occhiataccia del mio amico che, con la pallina in mano, non vedeva
l'ora di riprendere la partita.
«Visto che stiamo parlando della velocità di fuga, cioè
della possibilità di un proiettile di abbandonare per sempre la superficie di
un pianeta, è evidente che entreranno in gioco sia la massa di quel pianeta,
cioè quanto è pesante, sia le sue dimensioni. Nel calcolo, poi, entra
ovviamente anche la costante di gravitazione universale...»
«E che roba è?» mi interruppe il mio interlocutore.
«Siccome la forza che bisogna vincere è quella di gravità,
quel numero ci permette di fare i conti in modo corretto.» mi limitai a
rispondere.
«Allora ogni pianeta ha la sua velocità di fuga.» commentò
il mio amico che sperava in quel modo di far giungere il più rapidamente
possibile al termine la conversazione.
Ignorai il suo intento e presi la palla al balzo: «Esatto.
Quel proiettile di M16 di cui stiamo parlando, per esempio, possiede il doppio
della velocità necessaria per abbandonare Cerere, il corpo di maggiori
dimensioni della nutrita pattuglia degli asteroidi.» Evitai accuratamente di
mettere sul tappeto la faccenda della sua promozione a Pianeta nano, molto meglio
considerarlo nella sua vecchia classificazione.
Il nuovo accenno all'M16 aveva riacceso l'interesse
dell'esperto d'armi. Per dimostrare che aveva capito osservò:
«Ma allora ci sono corpi celesti dai quali si può andare
in orbita anche semplicemente correndo a piedi.»
Non potevo deludere le sue aspettative: «Certo.
Sicuramente hai sentito parlare del grosso asteroide che milioni di anni fa ha
ammazzato i dinosauri...» Aspettai un riscontro e poi, confortato da un
movimento del capo, proseguii: «Secondo gli astronomi si trattava di un oggetto
di 10 chilometri di diametro. Facendo i conti si può vedere che la sua velocità
di fuga è di poco superiore ai 20 chilometri orari, più o meno la velocità
media che tengono i maratoneti di alto livello. Un'andatura impossibile da
mantenere per lungo tempo per noi corridori della domenica, ma che per un breve
tratto si può raggiungere anche senza essere il campione del mondo.»
Il rumore della pallina rimessa in gioco decretò
senz'ombra di dubbio che l'intervallo lo si doveva considerare inesorabilmente
terminato. Il torneo di calciobalilla era alle porte e non si poteva perdere
inutilmente tempo a parlare di robe astruse.
Nel volgere di neppure un paio di minuti i decibel
ritornarono ai livelli precedenti. Peccato, stavo cominciando a prenderci gusto
e già mi ero illuso della possibilità di poter parlare dei buchi neri e della
loro velocità di fuga maggiore di quella della luce. Occasione mancata? Forse
no. Probabilmente avrei corso il rischio di dover sperimentare sul campo la
velocità di fuga dal bar.