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07 - Santa Lucia

Conosco il barista del mio paese fin da quando era piccolo, quindi non faccio proprio fatica a parlare con lui anche di argomenti non propriamente da bar. Una fortuna notevole, molto utile sia quando scopri di essere in anticipo e hai dunque la necessità di far trascorrere il tempo, sia in quei giorni storti in cui hai bisogno di scambiare quattro chiacchiere con qualcuno, non importa su quale argomento. E' vero, ci sarebbe anche il barbiere, ma se hai dovuto ricorrere al suo estro d'artista si e no una decina di giorni prima, non ci puoi proprio tornare. E poi il suo salone non è sempre aperto.
Era un pomeriggio inoltrato di metà dicembre e il mio passaggio al bar era giustificato dalla necessità di un caffè tonificante in attesa di una riunione alla quale ero stato invitato. Sbrigata la formalità, mi accingevo a uscire quando l'occhio cadde sull'orologio che campeggiava dietro il bancone. Una rapida occhiata al mio orologio e un altrettanto rapido scambio di battute col barista bastarono a farmi comprendere che il mio orologio aveva deciso di scandire il tempo per i fatti suoi e dunque dovevo trovare il modo di occupare il quarto d'ora abbondante di anticipo sull'appuntamento.























Particolare della tomba di Papa Gregorio XIII nella Basilica di SanPietro.
A questo papa si deve, nel 1582, la riforma del vecchio calendario
che risaliva a Giulio Cesare. A presiedere la commissione di esperti, 
Gregorio XIII chiamò il gesuita e matematico bavarese Cristoforo Clavio.
(PhotoCredit:  AlmaPater)

Dalle mie parti - ma credo anche in molte altre regioni del Settentrione - quel giorno era un giorno particolare per i bambini più piccoli. Era infatti il 12 dicembre, la vigilia del tanto atteso giorno di Santa Lucia. Secondo la tradizione delle mie parti, infatti, quella notte la Santa sarebbe passata per le case a elargire i suoi doni ai bambini bravi. Una tradizione davvero molto radicata e il cui ricordo aveva ogni volta la capacità di riportarti indietro nel tempo.
Poiché il mio barista ha due bambini in età “da Santa Lucia” avevamo iniziato a parlare dei preparativi che l'avrebbero impegnato quella sera una volta chiuso il bar. Una parola tira l'altra e ci eravamo puntualmente ritrovati a parlare di quando eravamo noi i destinatari di quei sospirati regali. Tra i vari discorsi, inevitabilmente, era emersa anche la citazione del proverbio secondo cui quella di Santa Lucia è la notte più lunga che ci sia. «E' un proverbio che rende davvero bene l'idea» osservavo «quella notte sembrava non passare mai. A letto, con gli occhi chiusi perché Santa Lucia proprio non la si doveva vedere, ma pronti a balzare dabbasso non appena un minimo segnale ci avesse dato il via libera.»
«Non è solo un proverbio. E' proprio così.»
A fare quell'affermazione perentoria era stato un avventore dal bar. Evidentemente si era stancato di far passare per l'ennesima volta le ultime pagine del giornale, quelle con l'elenco dei necrologi. Probabilmente aveva realizzato che anche per quel giorno gli era andata bene e dunque aveva voglia di attaccare bottone. L'occhiata che gli buttai voleva essere scocciata, ma finì col comunicare all'intruso un mio - inesistente - interesse per quanto aveva detto. Il mio linguaggio del corpo aveva urgente bisogno di qualche lezione di recupero.
«Lo dice anche il calendario. Guarda l'orario in cui tramonta il Sole.»
Ovviamente su quello aveva perfettamente ragione, ma la sua conclusione era del tutto sbagliata. Quella sua improvvida intromissione mi aveva innervosito, ma non potevo certo essere più sgarbato di quanto non lo fosse stato lui. A ben pensarci, però, era un'ottima occasione per una digressione astronomica.
«Hai un calendario bene informato sul tramonto» gli dissi nel modo più pacato possibile «ora devi guardare se è altrettanto bene informato anche per la levata del Sole.» «E cosa c'entra la levata del Sole?» mi rispose in tono seccato «stiamo parlando della notte, mica del giorno.» «Appunto. Si dà il caso, però, che la notte finisca quando inizia il giorno. Almeno, fino a stamattina è andata così.» Ormai la precedente pacatezza era un lontano ricordo. «Se dunque guardi l'ora del sorgere del Sole e ti metti a fare due conti ti accorgi subito che la notte più lunga è dalle parti del 21 dicembre, il giorno del solstizio d'inverno.» «Cosa vuol dire solstizio?» mi chiese il barista - anche con l'intento, davvero encomiabile, di evitare il degenerare di quella conversazione.
«Il Sole non compie tutti i giorni il medesimo percorso in cielo. La sua massima altezza sull'orizzonte, più o meno a mezzogiorno, non è sempre la stessa. Il giorno in cui passa per il punto più basso è detto solstizio invernale, mentre quando è alla sua massima altezza sull'orizzonte è detto solstizio estivo. Nel corso dell'anno, insomma, la posizione del sole a mezzogiorno gradualmente prima sale e poi scende. La parola solstizio indica che il Sole ha raggiunto una specie di stazione e da lì in poi inverte quel suo moto altalenante. Il giorno del solstizio d'inverno è quello in cui il Sole sta per meno tempo sopra l'orizzonte, dunque la notte sarà quella più lunga di tutte.»
«E il proverbio, allora?» lo scocciatore non mollava la presa. Visto che il calendario non gli dava ragione, aveva pensato bene di appellarsi alla tradizione popolare.
«Secondo me il proverbio risale a prima del 1582...» sentenziai con fare vagamente misterioso.
«Come fai a dirlo? Sarà sicuramente vecchio, ma perché proprio quell'anno? C'entra la scoperta dell'America?»
«Assolutamente no. Per quella devi modificare la data: togliere uno dal cinque e aggiungerlo all'otto...» Non aspettai che lo scocciatore terminasse il conto. «In quell'anno il Papa Gregorio XIII aveva deciso di rimediare a una evidente sfasatura tra il calendario civile e quello astronomico. Gli scienziati di allora si erano accorti che quello civile era in ritardo di una decina di giorni e Gregorio XIII decretò che per quell'anno sarebbero spariti 10 giorni dal calendario, che sarebbe dunque passato direttamente dal 4 al 15 ottobre. Se fai mente locale ti accorgi che sono più o meno i giorni che separano Santa Lucia dal solstizio, viene dunque spontaneo pensare che quando il proverbio è stato inventato la notte di Santa Lucia fosse davvero quella più lunga dell'anno.»

Dallo scocciatore nessuna reazione. Evidentemente la spiegazione lo aveva convinto. Se ne accorse anche il mio amico barista che, quasi a voler rincarare la dose, osservò: «Chissà che casino quel cambio di calendario. Nessuno si lamentò?»
«Come no. E non ci fu solamente chi protestò perché per quel mese la paga sarebbe stata più bassa, ma anche chi riteneva che il Papa gli avesse fregato dieci giorni di vita.» Dopo di che, vigliaccamente, aggiunsi: «Te l'immagini se ci fossero stati i giornali e i necrologi quanta gente avrebbe passato ore e ore a consultarli tutti quanti minuziosamente?» Il seccatore neppure colse quell'allusione. Si era nuovamente tuffato nella meditazione delle ultime pagine del giornale.

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