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La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.

Le auto elettriche sono inevitabili, per fortuna

posteggio auto elettrica

La modifica del divieto europeo di vendita dal 2035 di auto termiche ci dà l'opportunità di guardare ai dati degli ultimi anni e capire che la transizione verso l'auto elettrica è ormai ineluttabile. Costa sempre meno, aumentano i punti di ricarica e se ne producono sempre di più. Ora le case automobilistiche europee dovranno ridurre le emissioni allo scarico del 90% e non più del 100%: ma, anche se un quota potrà essere coperta da e-fuel, biocarburanti e acciaio a più basse emissioni, il grosso dovrà necessariamente provenire dall'elettrico.

Immagine: Pixabay

L’obbligo europeo di non vendere più auto a combustione interna dal 2035 in poi è stato modificato. Sia chiaro, secondo la vecchia indicazione, dal 2035 in poi si sarebbe comunque potuto circolare ancora con auto a benzina: lo stop era previsto solo per la vendita. Proprio per rendere graduale il passaggio. Ora non più.

ToMove: le strade di Torino diventano un laboratorio della mobilità

Immagine della navetta a guida autonoma del progetto ToMove di Torino

Il progetto ToMove è un'iniziativa strategica della Città di Torino, finanziata nell'ambito del programma nazionale "MaaS for Italy". Concepito come un Living Lab, ToMove mira a co-sviluppare e testare soluzioni avanzate di mobilità che utilizzano tecnologie di guida cooperativa, autonoma e connessa. L'approccio di Torino privilegia la sperimentazione in condizioni reali e il coinvolgimento diretto di cittadini, imprese ed enti di ricerca. I tre dimostratori principali sono una navetta a guida autonoma, un Digital Twin della mobilità urbana e piccoli robot utilizzabili per le consegne a domicilio. Crediti immagine: Torinocitylab.it

Grazie al progetto ToMove a Torino, in piena città, su un normale circuito viario aperto anche al traffico privato, che si snoda attorno al Campus Einaudi e all'ospedale adiacente, da ottobre circola una navetta sperimentale a guida autonoma: i cittadini possono salire come su un qualsiasi mezzo pubblico (con la differenza che qui il servizio è su prenotazione e gratuito) e viaggiare lungo le cinque fermate coperte dal mezzo, basta prenotare sull’apposita app Wetaxi.

2025: i libri scelti da Scienza in rete

In un salotto caldo e confortevole, addobbato per Natale, l'abete è tutto formato da libri impilati

Per chi ha ancora qualche regalo di Natale da fare, ma anche per chi vuole qualcosa di bello e interessante da leggere durante le vacanze, riproponiamo tutti i libri che abbiamo recensito nel corso del 2025. Parlano di scienza e non solo!

Raccogliamo in questo articolo tutte le recensioni pubblicate quest'anno, in ordine di apparizione su Scienza in rete. Si tratta di libri usciti perlopiù nel corso del 2025 o nell'anno precedente, che riguardano i temi più vari, legati alla scienza nelle sue differenti e molteplici declinazioni e aspetti. Da leggere o da regalare, i nostri autori li hanno recensiti per noi e ce li presentano. 

 

#Malati: come i social cambiano il nostro modo di vivere la malattia

smartphone e cuori

“#Malati” (Codice Edizioni) di Cinzia Pozzi esplora come i social network abbiano trasformato il rapporto con la malattia, tra nuove comunità, rischi di esposizione e potenzialità di empowerment. Un viaggio tra algoritmi, narrazioni personali e fragilità che si fanno pubbliche, per capire come si sta male (e bene) nell’era digitale

In principio furono le scoperte scientifiche e gli avanzamenti tecnologici. Poi arrivarono i social. Che il nostro rapporto con la malattia sia profondamente cambiato nel corso dei secoli è evidente: dalla penicillina all’imaging diagnostico, dai vaccini agli interventi chirurgici, abbiamo imparato a curare malattie un tempo letali e identificare, anche in fase precoci, malattie un tempo sconosciute e invisibili.

La migrazione sanitaria in Italia, spiegata bene

mappa italia con aereo in volo da sud verso nord

Periodicamente la mobilità sanitaria, cioè il trasferimento delle persone dalla propria Regione a un’altra per ricevere le cure di cui hanno bisogno approda sui media con toni apocalittici. Ma di che cosa parliamo? E quali sono gli aspetti davvero problematici capaci di generare costi ingiustificati e diseguaglianze?

Il fenomeno della migrazione sanitaria definisce lo spostamento di cittadini da una Regione all’altra per ricevere assistenza. Il termine tecnico che la definisce è però mobilità sanitaria. Probabilmente il termine migrazione trova largo uso perché giornalisticamente più accattivante e perché caratterizza meglio la componente più significativa dei flussi di mobilità: lo spostamento massiccio di pazienti dal Sud al Nord.

Cosa sanno davvero le neuroscienze su sesso, genere e identità?

cervello con elementi grafici

Uno studio pubblicato su Behavioral Sciences mette in discussione l’idea di un cervello rigidamente “maschile” o “femminile”, proponendo una lettura basata sulla complessità delle reti neurali: le differenze legate al sesso biologico, spiega l'autore, esistono ma si sovrappongono ampiamente, mentre il genere lascia tracce più diffuse, legate a emozioni e cognizione sociale. L’identità emerge così come il risultato dinamico di biologia, esperienza e contesto culturale.

Un anno fa, su queste pagine, si raccontava di uno studio che aveva fatto molto discutere: in quasi cinquemila preadolescenti, sesso biologico e genere sembravano lasciare “impronte” in reti neurali in parte diverse, suggerendo che ciò che chiamiamo sesso e ciò che chiamiamo genere non coincidono neppure nel cervello. 

Bibliometria e impact factor: riapriamo il dibattito

Megafono con riviste

In risposta al recente articolo di Gilberto Corbellini, una riflessione sull’uso delle metriche bibliometriche e sulla necessità di riaprire il dibattito sulla valutazione della ricerca.

Un numero crescente di istituzioni scientifiche sta rinunciando a strumenti come Web of Science e Scopus, le principali banche dati bibliometriche utilizzate per cercare articoli, tracciare le citazioni e valutare l’impatto della ricerca. Altre, in nome dell’Open Science, mettono in discussione i contratti con i grandi editori commerciali, come Springer ed Elsevier. Nonostante ciò, il tema delle citazioni e dell’impact factor resta centrale nella vita dei ricercatori e dei gruppi di ricerca.

Numeri che sostituiscono le idee: come la bibliometria sta cambiando la scienza

Megafono con riviste

Tra colossi editoriali e riviste predatorie, le metriche ridefiniscono carriere e conoscenza trasformando la scienza in una macchina produttiva. La riflessione di Gilberto Corbellini, cui risponde qui Rocco De Nicola.

«La scienza è diventata un gioco in cui si pubblica e si fa carriera, non un modo per cercare la verità. Le riviste e le metriche stanno distruggendo la scienza», Sydney Brenner, 2017.
«Non avrei mai fatto carriera in un sistema che richiede continuamente pubblicazioni. Il mio lavoro fondamentale non sarebbe stato possibile con l’attuale cultura dei paper», Peter Higgs, 2013.
«L’impact factor ha invaso la biologia come un virus. È una metrica tossica», Bruce Albert in un editoriale su Science, 2013.