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La Sala delle Asse svelata dal laser

La mostra “Leonardo mai visto” al Castello Sforzesco di Milano consente di apprezzare il restauro, ancora in corso, del secondo capolavoro di pittura murale di Leonardo da Vinci dopo il Cenacolo. Un restauro esemplare, che ha portato inaspettatamente alla luce nuove decorazioni e abbozzi grazie anche all’impiego del laser. Nella foto: “Sotto l’ombra del Moro. La Sala delle Asse” Rendering proiezione multimediale Progetto di Culturanuova s.r.l. - Massimo Chimenti.

La mostra “Leonardo mai visto” al Castello Sforzesco di Milano consente di apprezzare il restauro, ancora in corso, del secondo capolavoro di pittura murale di Leonardo dopo il Cenacolo. Un restauro esemplare, che ha portato inaspettatamente alla luce anche nuove decorazioni e abbozzi grazie anche all’impiego del laser.

Le notizie di scienza della settimana #109

Ma l’hamburger fa male o no? Secondo una serie di studi pubblicati su Annals of Internal Medicine dal gruppo di ricercatori NutriRECS, la carne rossa esporrebbe a un rischio trascurabile di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete e cancro. Quindi via libera, almeno per gli adulti, al consumo di bistecche e hamburger secondo le abitudini americane di tre porzioni alla settimana. La notizia ha fatto il giro del mondo anche perché sembra voler contrastare le linee guida nutrizionali più accreditate, che invece invitano a ridurre il consumo di carne rossa per motivi sia sanitari sia ambientali. Non sono ovviamente mancate le critiche e le reazioni delle più importanti società scientifiche del mondo, dall'American Heart Association al World Cancer Research Fund, fino all'organismo OMS per la studio del cancro, lo IARC di Lione, che nel 2015 aveva classificato la carne rossa lavorata come cancerogena. Chi ha ragione? E quali sono i possibili conflitti d'interesse in gioco? Leggi l’articolo di Scienza in rete per i dettagli

Cronache della ricerca

Ma l’hamburger fa male o no?

Secondo una serie di studi pubblicati su Annals of Internal Medicine dal gruppo di ricercatori NutriRECS, la carne rossa presenterebbero un rischio trascurabile di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete e cancro. Quindi via libera, almeno per gli adulti, al consumo di bistecche e hamburger secondo le abitudini americane di tre porzioni alla settimana. La notizia ha fatto il giro del mondo anche perché sembra voler contrastare le linee guida nutrizionali più accreditate, che invece invitano a ridurre il consumo di carne rossa, per motivi sia sanitari sia ambientali. Non sono ovviamente mancate le critiche e le reazioni delle più importanti società scientifiche del mondo, dall'American Heart Association al World Cancer Research Fund, fino all'organismo OMS per la studio del cancro, lo IARC di Lione, che nel 2015 aveva classificato la carne rossa lavorata come cancerogena. Chi ha ragione? E quali i possibili conflitti d'interesse in gioco? (Nella foto, l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini addenta un hamburger, dal suo profilo Istagram).

Ovviamente i media ci si sono buttati a pesce, per così dire. Secondo una serie di studi pubblicati su Annals of Internal Medicine la carne processata (tipo hamburger) o non processata (tipo bistecca), presenterebbero solo un rischio minimo, se non trascurabile, di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete e cancro. Peraltro, continuano i ricercatori, le prove esaminate sono di qualità molto debole, perché provenienti in gran parte da studi osservazionali e con molti confondenti (tipo le patatine che si mangiano con l’hamburger).

Appello per la Città della Scienza

Il 18 settembre scorso l’Assemblea dei Soci della Fondazione IDIS-Città della Scienza di Napoli, su indicazione del Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha nominato il nuovo Presidente e i due componenti del nuovo Consiglio di Amministrazione. Si tratta di tre persone che hanno svolto attività politica a lungo e di recente – insomma, di tre politici – che non hanno alcune esperienza nella comunicazione della scienza.
Non discutiamo, in ogni caso, le capacità dei singoli. Ciò che lascia fortemente perplessi è il metodo con cui è avvenuta la designazione. 

Ghiacci e oceani: ecco cosa dice il rapporto IPCC

Il rapporto speciale dell'IPCC su oceani e ghiacci (Special Report on the Ocean and Criosphere in a Changing Climate) è frutto di un lavoro gigantesco compiuto da 107 scienziati che hanno considerato 6.981 pubblicazioni e 31.176 commenti provenienti da revisori e governi di 80 paesi. Rispetto ai precedenti rapporti IPCC aumenta il livello di certezza sugli effetti che subiranno gli oceani in base agli scenari emissivi. Trova così una conferma la proiezione al 2100 della riduzione di un terzo del ghiaccio mondiale, di quasi tutto il ghiaccio alpino, e dell'innalzamento del livello del mare fino a 1 metro se le emissioni continuassero al ritmo attuale.  Oltre agli aspetti naturali ed ecologici, il rapporto considera gli impatti su pesca, turismo, economia, salute, cultura e credenze locali. Ecco una guida ragionata al monumentale rapporto basata sulla sintesi di Carbon Brief.

Il rapporto speciale dell'IPCC su oceani e ghiacci (Special Report on the Ocean and Criosphere in a Changing Climate) è frutto di un lavoro gigantesco compiuto da 107 scienziati che hanno considerato 6.981 pubblicazioni e 31.176 commenti provenienti da revisori e governi di 80 paesi. Rispetto ai precedenti rapporti IPCC aumenta il livello di certezza sugli effetti che subiranno gli oceani in base agli scenari emissivi. Trova così una conferma la proiezione al 2100 della riduzione di un terzo del ghiaccio mondiale, di quasi tutto il ghiaccio alpino, e dell'innalzamento del livello del mare fino a 1 metro se le emissioni contuassero al ritmo attuale.  Oltre agli aspetti naturali ed ecologici, il rapporto considera gli impatti su pesca, turismo, economia, salute, cultura e credenze locali. Ecco una guida ragionata al monumentale rapporto basata sulla sintesi di Carbon Brief.

Teoria della mente per le grandi scimmie

La teoria della mente presuppone la capacità di attribuire ad altri individui pensieri e conoscenze. Nonostante decenni di ricerche al riguardo, non è ancora chiaro se possa essere attribuita anche ad animali non umani. Un nuovo studio pubblicato da PNAS supporta l'ipotesi che sia presente nelle grandi scimmie (bonobo, scimpanzé e oranghi), che sono in grado di fare inferenze dalla propria esperienza per capire come si comporterà un altro individuo. Crediti: Susanne Jutzeler, suju-foto/Pixabay. Licenza: Pixabay License

La teoria della mente presuppone la capacità di attribuire ad altri individui pensieri e conoscenze. Nonostante decenni di ricerche al riguardo, non è ancora chiaro se possa essere attribuita anche ad animali non umani. Un nuovo studio pubblicato da PNAS supporta l'ipotesi che sia presente nelle grandi scimmie (bonobo, scimpanzé e oranghi), che sono in grado di fare inferenze dalla propria esperienza per capire come si comporterà un altro individuo. 

Pseudoscienza tra basi cognitive e modernità

Avvallare le pseudoscienze ha portato effetti negativi sia in termini di politiche sanitarie e ambientali sia in termini di perdita di credibilità delle istituzioni. Ma per contrastarle bisogna capirne le origini quando, secoli fa, le nostre disposizioni cognitive si sono orientate verso le false credenze, facendo sì che la nostra specie acquisisse bias e false credenze. A metterle sotto controllo sono stati l'uso e la diffusione del pensiero controfattuale e del metodo scientifico, che dipendono da specifici processi di giudizio, che non raggiungono spontaneamente la qualità critica necessaria per capire e navigare nella modernità. È quindi necessario esercitare uno sforzo per poter acquisire il pensiero critico. E non funziona prendersela con le persone, perché il contravveleno è l’educazione al metodo scientifico, un faticoso ma necessario addestramento al pensiero critico. Gliberto Corbellini, autore di “Nel paese della pseudoscienza” (Feltrinelli editore, 2019), ripercorre le basi cognitive che sottendono la tendenza a credere alla pseudoscienza e il percorso che consente di superarli. (Nell'immagine, una mappa frenologica della fine dell'Ottocento. Crediti: Wikimedia Commons. Licenza: pubblico dominio)

Avvallare le pseudoscienze ha portato effetti negativi sia in termini di politiche sanitarie e ambientali sia in termini di perdita di credibilità delle istituzioni. Ma per contrastarle bisogna capirle le origini quando, secoli fa, le nostre disposizioni cognitive si sono orientate verso le false credenze, facendo sì che la nostra specie acquisisse bias e false credenze. A metterle sotto controllo sono stati l'uso e la diffuzione del pensiero controfattuale e del metodo scientifico, che dipendono da specifici processi di giudizio, che non raggiungono spontaneamente la qualità critica necessaria per capire e navigare nella modernità. È quindi necessario esercitare uno sforzo per poter acquisire il pensiero critico. E non funziona prendersela con le persone, perché il contravveleno è l’educazione al metodo scientifico, un faticoso ma necessario addestramento al pensiero critico. E’ la tesi del nuovo libro di Gilberto Corbellini, Nel paese della pseudoscienza (Feltrinelli, 2019) che legge la tendenza all’ignoranza e alla credulità umana con le lenti  naturalistiche del cognitivismo.

Gliberto Corbellini, autore di “Nel paese della pseudoscienza” (Feltrinelli editore), ripercorre le basi cognitive che sottendono la tendenza a credere alla pseudoscienza e il percorso che consente di superarli

Invecchiare senza disuguaglianze

Crediti: -MQ-/Pixabay. Licenza: Pixabay License

Ogni 1 ottobre ricorre la Giornata Internazionale dell’Anziano, quest'anno dedicata alla lotta alle diseguaglianze in età senile e alla prevenzione delle future. Ma chi sono gli anziani? Come si può fronteggiare il progressivo invecchiamento della situazione? Debora Serra fa il punto della situazione, con un focus sul nostro Paese

La pulsar esagerata

Raffigurazione pittorica non in scala di un sistema composto da una pulsar (stella di neutroni) e da una nana bianca in orbita reciproca. In accordo con la Relatività Generale, lo spaziotempo viene deformato dalla presenza di ogni massa. Proprio studiando gli effetti che la deformazione indotta dalla nana bianca ha sul segnale della pulsar si è potuto determinare la massa da record di MSP J0740+6620. Crediti: ESO/L. Calçada

Una pulsar al millisecondo è una stella di neutroni in rapidissima rotazione che emette dai suoi poli magnetici intensi segnali radio. La caratteristica più impressionante di questi corpi celesti è la densità: la massa contenuta in un centimetro cubo (più o meno le dimensioni di una zolletta di zucchero) può tranquillamente raggiungere i 200 milioni di tonnellate. E al di sotto di una massa corrispondente a 1,44 masse solari, la materia non riesce a reggere la pressione alla quale è sottoposta e collassa in un fluido ultradenso costituito da neutroni. Ma se questo valore minimo è assodato, non lo è il valore massimo che una stella di neutroni può raggiungere prima che anche il fluido di neutroni finisca col soccombere alla pressione. Un ulteriore collasso, infatti, finirebbe col trasformare una stella di neutroni in un buco nero. Risulta quindi importante studiare stelle di neutroni di massa elevata, che possano gettare un po’ di luce su quel limite suggerendo quali potrebbero essere le condizioni della materia al suo interno. È ciò che sono riusciti a fare Hannah Thankful Cromartie e i suoi colleghi: sfruttando un fenomeno relativistico noto dagli anni Sessanta e una fortunata combinazione di circostanze, hanno potuto determinare la massa di MSP J0740+6620, una pulsar posta a circa 6000 anni luce dalla Terra.

Claudio Elidoro ne parla con Paolo D’Avanzo, astrofisico in forza all’Osservatorio INAF di Brera

Le notizie di scienza della settimana #108

Il ministro Fioramonti ha proposto di tassare merendine e bibite gassate per trovare i soldi per la scuola. Il ministro Di Maio si è detto contrario. Ma l’Organizzazione mondiale della sanità le sostiene, arrivando a suggerire che la tassa potrebbe pesare per il 10-20% del prezzo del prodotto generando così un beneficio economico oltre che di salute. Paesi come Finlandia, Danimarca, Estonia, Francia, Ungheria, Portogallo, Svezia e Messico hanno adottato imposte sui consumi di cibi insalubri, e in alcuni casi detassazioni dei cibi salutari. Leggi l'articolo di Scienza in rete per i dettagli.

Crediti immagine: AJEL/Pixabay. Licenza: Pixabay License

Scienza in Parlamento