fbpx All | Page 67 | Scienza in rete

All

La guerra fa male alla salute. Anche un anno dopo

A un anno dall’invasione russa dell’Ucraina il previsto impatto sulla salute delle popolazioni coinvolte è stato oggetto di un bilancio disastroso: quasi 10.000 vittime civili, 200.000 soldati uccisi tra uno schieramento e l’altro, ospedali distrutti, milioni di sfollati e rifugiati, soprattutto il degrado di un sistema di assistenza che già non era brillante. «Data la natura prolungata della guerra, è giunto il momento di passare da una risposta di emergenza e reattiva a una pianificazione sanitaria a lungo termine», scrivono su Lancet tre esperti. Ma è la pace il vero determinante di salute.

Crediti immagine: jean louis mazieres/Flickr. Licenza: CC BY-NC-SA 2.0

Dalla miriade di commenti apparsi prima e dopo il 24 febbraio, anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, uno sembra raccogliere il maggior consenso: la guerra è entrata in una fase cronica ed è destinata a durare ancora a lungo. Non se ne vede la fine. Tanto che è venuto il momento di passare da una risposta umanitaria estemporanea e sulla base dell’emergenza a una pianificazione a lungo termine degli obiettivi sanitari.

Tempeste di sabbia e polvere: così il cielo diventa arancione

Sono un rischio per la salute umana e per la sicurezza alimentare, oltre ad avere un impatto negativo sugli ecosistemi, e interferiscono col traffico aereo e navale: si tratta delle tempeste di sabbia e polvere che, secondo l'IPCC, rappresentano insieme alla desertificazione un importante ostacolo allo sviluppo sostenibile.

Nell'immagine: una tempesta di sabbia in Texas, nel 1935, durante la crisi detta Dust Bowl

In condizioni di cambiamento climatico e desertificazione, le tempeste di sabbia e polvere (Sand and Dust Storms, SDS) rappresentano una delle principali preoccupazioni per le aree desertiche e semiaride, enormi distese che coprono circa il 45-47% della superficie terrestre globale e ospitano una biodiversità unica. Oltre ad avere un notevole impatto sugli ecosistemi, queste tempeste influiscono sulla sicurezza alimentare, il benessere e la salute umana. Vediamo di cosa si tratta.

Per decarbonizzare il riscaldamento il gas non serve a un tubo

Un nuovo briefing dell’Agenzia europea per l’ambiente dice che per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni europei serve abbandonare «il prima possibile» i combustibili fossili – gas, petrolio e carbone – usando le tecnologie rinnovabili esistenti, e serve al contempo aumentare il risparmio energetico.

Immagine: Alaskan Pipeline vicino la città di Coldfoot, di sopra del circolo polare artico, di ka1970

L’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha pubblicato un briefing dal titolo Decarbonising heating and cooling — a climate imperative che fa il punto della situazione per quanto riguarda la decarbonizzazione del settore del riscaldamento e in genere della produzione di calore. Innanzitutto, il documento riconosce che l’Europa è riuscita a raggiungere l’obiettivo del 2020 di produzione di energia da fonti rinnovabili del 20% almeno.

Tutto quello che avreste voluto sapere sulla diplomazia scientifica (ma non avete mai osato chiedere)

In un momento in cui c’è particolare bisogno di diplomazia, arriva sugli scaffali il libro Ragione di Stato, ragione di scienza di Giacomo Destro (Codice edizioni, 2023), dedicato per buona parte alla diplomazia scientifica. Ma anche, come vedremo, alle varie forme - non tutte entusiasmanti - in cui si è declinato il rapporto fra scienza  e politica negli ultimi due secoli.

Con diplomazia scientifica si intendono parecchie cose, ma in prima approssimazione possiamo dire che ci troviamo nel campo dei rapporti fra scienza e politica internazionale, vale a dire quelle attività gestite tipicamente da agenzie internazionali che si sostanziano in accordi e trattati sui più diversi temi ed emergenze planetarie. 

Perché le gocce di vetro del Principe Rupert esplodono?

Marco Taddia ci parla di quelle conosciute come Gocce di Rupert, particolari oggetti in vetro molto in voga nel '600 e tuttora protagoniste di alcuni studi scientifici.

Crediti immagine: Wikimedia Commons

Riferiscono le cronache dell’epoca che uno scherzo in voga nelle corti europee del ‘600 consisteva nel porgere al vicino una goccia di vetro solido a forma di lacrima e, dopo che l’altro l’aveva tra le mani, spezzarne la coda provocando in tal modo una piccola deflagrazione che la riduceva in polvere. Forse la cosa non avrebbe stupito più di tanto se prima non si fosse mostrato agli astanti che percuotendo la goccia con un martello essa restava intatta esibendo una durezza eccezionale.

In un clima sempre più caldo, mai sottovalutare il freddo

Paesaggio tropicale disegnato da AI Midjourney

Crediti: Luca Carra via Midjourney: In a tropical landscape a sudden cold blizzard strikes passers-by.

Ondate di caldo e di freddo sono ormai diventate la nuova normalità climatica. Chi fosse interessato seguire l’altalena delle temperature nelle diverse macroregioni del pianeta può seguire la rubrica Weather Extremes compilata periodicamente dal Metdesk britannico sul Guardian. Gli sbalzi di temperatura, talvolta superiori di 10°C rispetto alle medie stagionali, sono riconducibili ai cambiamenti climatici, anche se ci si aspettano ragionevolmente più ondate di calore che di freddo.

L'impatto dei lavori a distanza sulla salute mentale dei lavoratori

Secondo lo studio The Hidden Inequalities of Digitalisation in the Post-Pandemic Context pubblicato dal think tank Bruegel, il lockdown durante la pandemia di Covid-19 ha accelerato il drastico cambiamento delle condizioni del lavoro, in particolare per il numero crescente di lavoratori che offrono servizi attraverso le piattaforme online. Questo ha modificato le condizioni dei lavoratori andando anche oltre la perdita di posti di lavoro, con l’aumento di modalità di impiego non strutturate attraverso contratti standard e una diminuzione del welfare. Le conseguenze del lavoro a distanza sono ancora poco note ma per certi versi preoccupanti, anche sulla salute mentale. Crediti: Midjourney, “Mestieri moderni in un paesaggio di Bruegel”.

Con la pandemia, il lavoro a distanza ha conosciuto una accelerazione, e in qualche modo è stato sdoganato come la nuova normalità. Tuttavia, la crescita dei lavori erogati attraverso piattaforme digitali e di altre forme di lavoro alternativo è solo il sintomo di una trasformazione molto più profonda e duratura dei modelli di lavoro, che è iniziata molto prima della pandemia. La rivoluzione digitale ha infatti modificato radicalmente la struttura dell’impiego e delle competenze richieste, con conseguenze ancora poco note sulle condizioni dei lavoratori e sulla loro salute mentale.

Specie aliene nel Mar Mediterraneo: intervista a Ernesto Azzurro

Bluespotted cornetfish (Fistularia commersonii)

Scienza in rete ha recentemente pubblicato un articolo dedicato alla sempre maggior diffusione delle specie ittiche provenienti dal Mar Rosso nel Mediterraneo, complici i cambiamenti climatici che, riscaldando il mare, forniscono un habitat idoneo a questi animali tropicali. Qui riportiamo un'ulteriore intervista di riferimento a Ernesto Azzurro, senior researcher del CNR-IRBIM ed esperto di specie ittiche invasive.

Crediti immagine: Rickard Zerpe/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY 2.0

Capita sempre più spesso che gli umani introducano, volontariamente o meno, specie animali o vegetali in aree dove prima non erano presenti. Queste specie, che da quel momento prendono il nome di “specie aliene”, possono costituire un problema qualora comincino a diffondersi a dismisura. Il Mar Mediterraneo non è esente da questo fenomeno, essendo ormai popolato da centinaia di organismi che, fino a pochi decenni fa, era impossibile incontrare nelle sue acque.

Sempre di più, sempre più diffuse: le specie invasive nel Mar Mediterraneo

Pterois volitans colour corrected

Un recente studio indaga le dinamiche spazio-temporali che caratterizzano le specie invasive marine nelle nostre acque, confermandone una diffusione sempre maggiore e un aumento sempre più rapido a causa del cambiamento climatico, che riscalda e modifica i parametri fisico-chimici del mare.

Crediti immagine: Jens Petersen, Edit by Lycaon/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 3.0

Il Mar Mediterraneo detiene il triste primato di essere uno dei bacini più ricchi di specie aliene invasive: sono quasi un migliaio quelle censite. E, come mettono in evidenza alcuni studi, il tasso di arrivo e insediamenti di nuove specie ha subito un’impennata in tempi recenti, complici i cambiamenti climatici che, contemporaneamente, rendono queste acque sempre meno idonee ad alcune specie native.

La porta socchiusa delle staminali neurali per la cura della sclerosi multipla progressiva

Immagine al microscopio di cellule staminali neurali umane, marcate per la proteina Sox2 (in verde, contenuta all'interno del nucleo) e la proteina vimentina (in rosso, proteina strutturale del corpo della cellula)

Il team guidato da Gianvito Martino dell'IRCSS San Raffaele ha pubblicato i risultati del primo trail clinico di fase I per il trattamento della sclerosi multipla nella sua forma più grave (progressiva) con cellule staminali neurali: una ricerca che dura da molti anni, e che ha mostrato la capacità di queste cellule d'innescare processi rigenerativi, immunomodulanti e protettivi. 

Nell'immagine: cellule staminali neurali umane, marcate per la proteina Sox2 (in verde, contenuta all'interno del nucleo) e la proteina vimentina (in rosso, proteina strutturale del corpo della cellula). Entrambe le proteine sono marcatori delle cellule staminali neurali. Crediti immagine: Yurui Sun. 

Il 2023 è iniziato con la pubblicazione sulla rivista Nature Medicine dei risultati del primo trial clinico sull’impiego di cellule staminali neurali per il trattamento della sclerosi multipla progressiva, una variante più severa della malattia autoimmune, a oggi priva di trattamenti efficaci.