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October 2020

Servono provvedimenti drastici adesso

In Italia stiamo assistendo a un andamento esponenziale dell'epidemia e, se le cose continuano così, ci ritroveremo fra tre settimane con quasi centomila casi al giorno, cinquecento morti al giorno e con la stessa crisi sanitaria di marzo. Servono provvedimenti drastici adesso per fermare la crescita dei casi, ma per arrivare a ridurre i contagi senza un altro lockdown sono necessarie informazioni più precise di quelle che ci vengono fornite quotidianamente, perché solo con un'alleanza trasparente scienza e politica possono affrontare la situazione.

Crediti immagine: Medical photo created by wirestock - www.freepik.com

Quale è la situazione epidemica in Italia? Stiamo in presenza di un andamento esponenziale. Dai primi giorni di ottobre, i casi accertati di Covid-19 stanno raddoppiando ogni settimana e per ogni ottanta casi  c'è un morto dopo una decina di giorni o poco meno. Una settimana è proprio il lasso di tempo che in media ci vuole perché un contagiato contagi qualcun altro, il cosiddetto serial time, il tempo caratteristico della progressione epidemica. Quindi un raddoppio ogni settimana vuol dire che ogni contagiato ne contagia due.

Diagnosi automatizzate: dalla COVID-19 ai tumori al seno

Immagine mammografica contenuta nel campione utilizzato dallo studio "International evaluation of an AI system for breast cancer screening", pubblicato da Google su Nature a gennaio del 2020. I rettangoli gialli indicano le aree in cui il sistema di intelligenza artificiale ha individuato formazioni tumorali che i sei radiologi esperti coinvolti nello studio non sono stati in grado di riconoscere.

Due settimane fa un gruppo di ricercatori cinesi ha pubblicato sulla rivista Nature Communications uno studio in cui mostra le performance di un sistema di intelligenza artificiale nel diagnosticare la COVID-19 a partire dalle immagini di tomografia computerizzata dei polmoni, distinguendola da altre tre patologie: le polmoniti causate dall'influenza stagionale, le polmonit

Cinquant'anni senza malaria

Sono passati cinquant'anni da quando l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l'Italia libera dalla malaria: Gilberto Corbellini ripercorre la storia della lotta alla malattia nel nostro Paese, per spiegare cosa può insegnare ai piani di eradicazione mondiali.

Nell'immagine: segnatori all'opera durante la campagna antimalarica in Sardegna negli anni 1948-1950 (immagine di Wolf Suschitzky). La campagna antimalarica prevedeva due fasi: anzitutto le squadre di segnatori dovevano ispezionare il territorio per individuare i punti in cui si annidavano le zanzare; completata la mappatura, una seconda squadra aveva il compito di irrorare il DDT nelle zone segnalate.

L’Italia fu ufficialmente dichiarata libera da malaria dall’OMS il 17 novembre 1970. Una malattia antica come l’uomo era stata sconfitta dalla ricerca, dalle misure sanitarie e dallo sviluppo economico e sociale in una regione dove circolava da circa 2500 anni.

Se l’epidemia accelera cosa resta da fare?

Mentre l'aumento del numero di casi aumenta la preoccupazione, abbiamo ancora pochi dati sui reali rischi di esposizione nei diversi contesti; per capire cosa dobbiamo aspettarci, e quindi cosa possiamo fare, possiamo quindi solo ragionare con i dati noti finora.

Nell'immagine: Il quarto stato. Giuseppe Pellizza da Volpedo, 1898-1901. Elaborazione di Scienza in rete.

Dopo mesi di rilassamento, la crescita del numero dei casi confermati di Covid-19 osservata negli ultimissimi giorni (la famosa “seconda ondata”) ha di colpo fatto decollare il grado di ansietà dei media e dell’opinione pubblica. Come già succedeva nella prima fase, il governo ha subito risposto emanando una serie di provvedimenti: l’ultimo è il DPCM del 19 ottobre 2020, che fornisce un significativo numero di ulteriori indicazioni e regole di distanziamento i cui effetti, tuttavia, non sono affatto facilmente predittibili a priori.

Covid-19: prima e seconda ondata a confronto

Assistiamo con preoccupazione ad una rapida crescita del numero giornaliero di nuovi postivi ad un ritmo che «sembra» paragonabile ai peggiori periodi dello scorso mese di marzo. La situazione è però diversa dal passato. È necessario fare attenzione nel concentrarsi solo sulla crescita degli infetti oggi rispetto alla prima fase dell’epidemia perché rischiamo di confrontare cose diverse, dedurre conseguenze non corrette e prendere decisioni sbagliate.

Immagine: Pixabay.

La prima fase dell’epidemia è stata caratterizzata da un lungo periodo di lockdown dopo una prima rapidissima libera diffusione dell’epidemia a cavallo di febbraio/marzo 2020 durata almeno 3-4 settimane. Durante il lockdown è stato possibile seguire l’andamento dell’epidemia nelle varie regioni: dappertutto il numero degli effetti attivi ha raggiunto un massimo e poi ha iniziato a calare. Ogni regione ha avuto però parametri diversi nel raggiungimento del massimo e nella velocità di decrescita.

Sindrome di Down e vulnerabilità al coronavirus

Uno studio appena pubblicato sul Journal of American Medical Genetics suggerisce che tra le persone più vulnerabili a Covid-19 vi siano coloro che hanno la sindrome di Down. Serviranno altre analisi per saperne di più, ma intanto gli autori del lavoro evidenziano che alcune caratteristiche della sindrome (come l'essere associata a problemi della risposta immunitaria e l'invecchiamento precoce segmentale) potrebbero spiegare la maggior fragilità dei pazienti.

Nell'immagine: tabella di confronto fra i deceduti con e senza sindrome di Down pubblicata dai ricercatori italiani su American Journal of Medical Genetics.

Sappiamo che alcune persone sono più fragili di altre di fronte a Covid-19. Tra queste sembrano esserci le persone con sindrome di Down, con una mortalità più alta della popolazione generale. Naturalmente è un dato da verificare con ulteriori ricerche, come sottolineano gli stessi autori dello studio italiano da cui emerge.

Carlo Urbani medico degli ultimi

«Mi porteranno in un villaggio dimenticato perché è qui che la gente muore per cose semplici, perché è qui che è quasi impossibile garantire l'accesso alla salute. Per quattro giorni e quattro notti, medico "perso" per vedere come la gente muore e sopravvive, cosa significa, ancora, non avere diritto alla salute».

Lo stato di salute della biodiversità

La biodiversità globale continua a diminuire. Lo confermano con dati alla mano due importanti report, il Living Planet Index del WWF e il Global biodiversity outlook della Convention on Biological Diversity. Ma siamo in tempo per invertire il trend, abbandonando, dicono gli esperti, il concetto di business as usual.

Crediti immagine: Geran de Klerk/Unsplash

Il 2020, l’anno che passerà alla storia come l’anno della pandemia, doveva essere un anno dedicato alla biodiversità. Segna infatti il termine della decade della biodiversità, un piano strategico globale, siglato nell’ambito della Convention on Biological Diversity delle Nazioni Unite (CBD) articolato in cinque traguardi e 20 target, gli Aichi target, mirati a una riduzione dell’impatto antropico sulla natura da raggiungere entro il 2020.

I vincitori della prima edizione del Concorso Letterario Scientifico "Bernardino Ragni"

Bernardino Ragni (1946-2018), zoologo, biologo e accademico italiano. (Immagine: Bernardino Ragin nel 2016, Wikipedia).

Premiati a Spoleto il 18 ottobre 2020 -durante la seconda edizione del Festival Free Wor(l)d per la Libertà di Espressione- i vincitori della  prima edizione del Concorso Letterario Scientifico "Bernardino Ragni", pensato per gli studenti delle scuole superiori. I premiati sono: Chiara CecchettiBianca Lacava entrambe per la traccia "Responsabilità civile e ambientale"; Riccardo Nanni per la traccia "Onde"; Samantha Rossi per la traccia "Green economy".