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October 2020

Lotta al fumo: dalle app alle spiagge senza sigarette

Il corso «Pneumo e Psiche: la memoria e il respiro», organizzato a inizio ottobre dall'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha rappresentato un’interessante occasione di riflessione e approfondimento sul tema del respiro, e anche per parlare delle tecnologie digitali impiegate per la salute - tra cui le app per la lotta al tabagismo

La digitalizzazione in relazione alla conoscenza scientifica offre prospettive innovative, come modalità di diagnosi attraverso software progettati per sostenere decisioni diagnostiche. In questo contesto diventa però centrale la capacità del singolo cittadino di autoprodurre dati e informazioni di salute e di condividerli.

Discriminazioni di genere a Princeton

L'Università di Princeton è stata accusata di discriminazione di genere innescata da una disuguaglianza stipendiale tra professori  maschi e femmine: nel 2018-2019, gli uomini hanno ricevuto 252.800 dollari, le donne si sono fermate a 234.600. Pur non ammettendo di avere operato alcuna discriminazione, l’università ha dichiarato che pagherà 925.000 dollari a 106 professoresse per gli anni tra il 2012 e il 2014; il portavoce dell'università comunque contesta il modello statistico utilizzato dall’ufficio federale che ha chiamato in causa l'ateneo.

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Princeton è una delle università più blasonate al mondo. Dici Princeton e pensi a Einstein, a Feynman e una ventina di altri vincitori di premi Nobel per la Fisica che hanno fatto parte del suo corpo accademico.

Velocità e accelerazione della pandemia

Stiamo assistendo a un aumento dei casi positivi che sembra inesorabile, almeno dal mese di agosto. Tuttavia, paragonare i positivi di oggi con quelli di inizio pandemia è fuorviante, perché andrebbero considerati le varie relazioni con i tamponi effettuati, i ricoverati ordinari e in terapia intensiva e i decessi. Da un lato, siamo di fronte alla crescita della capacità diagnostica dei sistemi sanitari, dall’altro, però, è innegabile una lenta risalita.

Immagine: Pixabay.

In questi giorni di inizio ottobre si sta assistendo ad un incremento, forse atteso ma non in questa misura, di nuovi casi di contagio da Covid-19. Il 14 ottobre sono stati conteggiati in Italia 7.332 casi, ben 1.179 più della frequenza massima prima osservata che è di 6.153 del 26 marzo, e 8.804 il 15 ottobre. Sicuramente la situazione è già ora allarmante e necessita di interventi efficaci per contenere il più possibile il diffondersi del virus.

La pandemia non basta, serve una vera transizione energetica

Il parco solare Dunayskaya della società Activ Solar, completato nel 2012 a Odessa Oblast, in Ucraina. Credit: Activ Solar / Flickr. Licenza: CC BY-SA 2.0

Martedì l'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) ha pubblicato il suo World Energy Outlook 2020, il rapporto annuale in cui riassume le previsioni a 20-30 anni per il settore dell'energia in diversi scenari politici ed economici, dedicando però un'attenzione particolare ai prossimi dieci anni e all'uscita dalla crisi causata dalla pandemia.

Chimica in flusso: una possibile risposta del farmaceutico alla pandemia

Sono passati 18 anni da quando si è parlato per la prima volta di "chimica in flusso" e di microreattore. È giunto il momento di celebrarne il successo.

La pandemia ha dato una straordinaria accelerazione alla ricerca di nuovi farmaci e vaccini. Ma, una volta scoperti, si porrà il gigantesco problema di produrli rapidamente, ancora meglio se in stabilimenti localizzati un po' ovunque in modo da evitare accaparramenti di farmaci salva vita a beneficio solo di alcuni paesi. C'è un modo per imprimere questa accelerazione alla produzione di farmaci in impianti di piccola-media grandezza, che siano al contempo sicuri e sostenibili dal punto di vista ambientale? La risposta c'è e si chiama “chimica in flusso”.

Prima e seconda ondata e altri confronti pericolosi

Anche la Linea di Osvaldo Cavandoli sembra scocciarsi di come vengono trattati graficamente i dati dell'epidemia... 

Con 7.332 nuovi positivi di ieri 14 ottobre viene raggiunto il numero massimo dall’inizio della pandemia e tutti i media non hanno mancato di rimarcarlo. In realtà già il giorno precedente, i 5.901 nuovi positivi segnalati si collocava nella parte alta della curva della prima ondata, tra il 19 e il 29 di marzo, e molti osservatori lo avevano segnalato, senza chiedersi troppo sulla correttezza del confronto e sulle conseguenze in termini di percezione del rischio e di paura. 

Piano Nazionale della Prevenzione: proposta per una strategia

È stato pubblicato di recente il nuovo Piano nazionale della Prevenzione 2020-2025 che guiderà il settore nei prossimi anni. In preparazione del Piano, un gruppo di lavoro interdisciplinare istituto dal Consiglio Superiore di Sanità sotto il coordinamento di Paolo Vineis ha redatto nel 2019 il documento che qui pubblichiamo. Esso verte sui principali obiettivi di salute e gli interventi di prevenzione - anche non strettamente sanitari - ispirati da alcuni concetti chiave, quali l'attenzione ai primi anni di vita, le disuguaglianze di salute e le politiche  ispirate alla logica dei co-benefici ambiente-salute. Ci sembra utile pubblicare questo documento a commento e integrazione del corposo Piano Nazionale della Prevenzione.

Commento al Piano Nazionale della Prevenzione 2020 – 2025

Coordinatore: Prof. Paolo Vineis

Redatto da Paolo Vineis, Lucia Bisceglia, Luca Carra, Roberto Cingolani, Francesco Forastiere, Francesco Musco, Rodolfo Saracci (l’elenco completo dei membri del gruppo di lavoro è al termine del documento)

luglio 2019

INDICE

Premessa
1 Prevenzione delle malattie in Italia
1.1 La malattia e la salute in Italia. Morti prevenibili
1.2 L’importanza dei primi anni di vita

Alessandro Marinaccio: lavorare ai tempi della pandemia

Donna con mascherina ffp2

Qualcuno ha proposto di parlare di co-pandemia nel caso di Covid-19, perché l’infezione è mortale soprattutto per anziani e malati cronici. Non solo: diventa più letale scendendo le scale dello status socioeconomico, e con un rischio maggiore per le etnie più svantaggiate. Nell’enumerare le cause aggravanti della malattia, i ricercatori si sono però dimenticati del lavoro. Parte da qui la riflessione di Alessandro Marinaccio, responsabile del laboratorio di epidemiologia dell’INAIL, che insieme a Sergio Iavicoli (INAIL e CTS) e Ranieri Guerra (OMS) hanno corretto il tiro in un recente commento su Lancet. Gli abbiamo fatto qualche domanda per approfondire il tema. Foto di Luke Jones su Unsplash

Covid-19 si avvantaggia delle nostre fragilità. Tanto che qualcuno ha proposto di chiamarla co-pandemia, essendo l’infezione da coronavirus mortale soprattutto per anziani e malati cronici in generale. Non solo: diventa man mano più letale scendendo le scale dello status socioeconomico, e con un rischio maggiore per le etnie più svantaggiate.

Ripuliamo l'oceano urbano

Secondo una stima recente, utilizziamo circa 32 mila km2 di mare in porti, piattaforme petrolifere, eolico offshore e altre infrastrutture; superficie destinata ad aumentare con gli anni. Come rendere sostenibile lo sfruttamento del mare? Con infrastrutture ibride tra ingegneria e natura, quindi, avendo coraggio e facendo investimenti.

Oceano urbano. Tutti i mari e gli oceani del pianeta sono collegati in un’unica massa d’acqua ed è per questo che si parla di Oceano e non oceani. Ma perché urbano? Proprio perché indica quella parte di oceano che entra nelle nostre città, nella nostra vita quotidiana. A partire dalle coste su cui sorgono porti, spiagge e quartieri fino ad arrivare alle acque profonde dove estraiamo petrolio e gas, peschiamo o costruiamo parchi eolici offshore. Questo è l’oceano urbano ed è da sempre una parte integrante della nostra civiltà.