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October 2019

Il futuro dei trapianti

Nel 2016 sono stati effettuati nel mondo oltre 135.000 trapianti, il 7,25% in più rispetto al 2015, e i primi dati del 2017 parlano di oltre 139.000 interventi. Una crescita positiva, ma ancora insufficiente, perché sono molte di più le persone in attesa di un trapianto. Quest'ultimo, inoltre, deve ancora affrontare alcuni seri ostacoli, tra cui i più importanti sono la perdita di funzione dell’organo trapiantato nel giro di alcuni anni e gli effetti avversi dell’immunosoppressione. Stato dell'arte degli studi sui trapianti e prospettive future sono al centro del 13° Simposio Scientifico Ri.MED, “Organ Insufficiency: change it or fix it" che si svolge oggi a Palermo. Crediti immagine: Vidal Balielo Jr./ Pexels. Licenza: Pexel License

 

Nel 2016 sono stati effettuati nel mondo oltre 135.000 trapianti, 15,5 ogni ora, secondo i dati forniti dal Global Observatory on Donation and Transplantation (GODT). Il 7,25% in più rispetto al 2015. E i primi dati del 2017 parlano di oltre 139.000 interventi.

Sugar tax all’italiana

O la si fa bene o non la si fa. La sugar tax inserita nella legge di bilancio 2020 manca per ora dei requisiti essenziali per renderla efficace in termini di sanità pubblica. Una tassa sulle bevande zuccherate ha un senso, infatti, solo se concepita per contrastare seriamente il fenomeno dell’obesità infantile, non per fare cassa. Per funzionare dovrebbe avere un’aliquota massima 4-5 volte più alta, colpire i prodotti in modo proporzionale al loro contenuto in zucchero. Va inoltre preparata con cura, lasciando il tempo all’industria di riformulare i propri prodotti e all’opinione pubblica di comprenderne i suoi veri scopi di salute. Parola di Franco Sassi, docente all’Imperial College di Londra e fra i promotori della analoga, ma meglio concepita, tassa britannica.

La tassa che il governo Conte bis si appresta a inserire nella manovra finanziaria riguarda non più snack e merendine bensì le bevande zuccherate (sugar tax), una tassa assolutamente legittima e utile. Dipende però come la si concepisce, perché in campo fiscale il diavolo sta nei dettagli.

Che cos’è un’Agenzia nazionale per la ricerca?

L'Agenzia nazionale della ricerca finalmente si farà, anche se non si conoscono ancora i dettagli. Cerchiamo allora di capire che cosa è una agenzia di questo tipo considerando le agenzie che esistono nei prinicipali Paesi, come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Svizzera. Nell'immagine la sede storica dei National Institutes of Health. 

Tema: Che cos’è un'Agenzia nazionale per la ricerca? Svolgimento: un’Agenzia nazionale per la ricerca è un organismo di finanziamento e coordinamento nazionale e internazionale della ricerca, indipendente rispetto ai ministeri di riferimento. Se ci guardiamo intorno, quasi ogni Paese ne ha almeno una. Tranne l’Italia, che però ora ha deciso di istituirla. Questa è indubbiamente una buona, un’ottima notizia.

La Terra dopo di noi, il libro di Telmo Pievani

Pietro Greco recensisce “La Terra dopo di noi”, il libro nel quale Telmo Pievani e il fotografo Frans Lanting ci propongono d'immaginare un pianeta senza traccia umana. Un libro per riflettere sulla crisi ambientale e su quella sociale. Perché, come spiega Pievani, la scomparsa improvvisa della nostra specie non è uno scenario plausibile nel breve e medio termine: noi sulla Terra ci resteremo. Il problema è come.
Crediti immagine: Sonja Sonja/Pixabay. Licenza: Pixabay License

Dobbiamo dotarci, noi membri della specie Homo sapiens, di umiltà evoluzionistica. E inaugurare la stagione di un nuovo ambientalismo, scientifico e umanistico. Per fare tutto ciò, Telmo Pievani, filosofo della biologia in forze all’Università di Padova, nel suo nuovo libro realizzato insieme al fotografo Frans Lanting, ci propone un esercizio che non è, sia ben chiaro, un augurio: immaginare una Terra senza di noi. Un pianeta senza i sedicenti sapiens.

Ricerca in Italia: non piangiamoci addosso

Il gusto di piangersi addosso sull’aumento delle auto-citazioni, mentre le valutazioni bibliometriche sull’impatto della ricerca italiana mostrano dati confortanti. Crediti: Università di Granada.

Il recente articolo di Baccini et al. [‘Citation gaming induced by bibliometric evaluation: A country-level comparative analysis’, PLoS ONE, vol. 14, no. 9, Sep. 2019] sta facendo molto discutere la stampa italiana ed estera. Ancora oggi è uscito l’ennesimo articolo su The Times che, dopo Le Monde, Corriere della Sera, Nature e altri ancora, salta a cavallo della notizia di uno scandalo “doping” delle citazioni.

In Europa si può fare di più

La Relazione sulla ricerca pubblicato dal CNR il 15 ottobre 2019 contiene un'analisi dettagliata delle prestazioni del sitema italiano in relazione agli obiettivi fissati dai programmi di finanziamento europeo alla ricerca. Perché portiamo a casa meno degli altri paesi? Perché soffriamo la competizione nell'eccellenza? Perché invece il CNR è forte in Europa? L'Italia arranca ma avanza e Brexit ci può aiutare ma non basta: bisogna attuare le misure necessarie se non si vuole perdere il treno del prossimo programma quadro in partenza nel 2021.

I programmi europei che si sono succeduti dal 2004 a oggi sono stati per l’Italia -oltre che un benefico flusso di euro- un’occasione per creare connessioni e dotarsi di infrastrutture più efficienti. L'Italia è cresciuta sia in termini di partecipazione sia di quantità di finanziamenti ma resta fanalino di coda rispetto agli altri grandi paesi dell'Unione.

Ricercatori, cercasi elisir di giovinezza

I ricercatori più anziani sono meno produttivi di quelli più giovani? E in base all'età, qual è la distribuzione ideale degli studiosi all'interno del sistema ricerca? Queste sono alcune delle domande che si sono posti gli autori della Relazione sulla ricerca e l'innovazione in Italia del CNR, presentata martedì 15 ottobre a Roma, alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e del presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche Massimo Inguscio. Di seguito si riporta la sintesi di uno dei capitoli della relazione, che affronta il tema inerente alla struttura demografica dei ricercatori italiani e al processo di ricambio generazionale.

In Italia si investe poco in ricerca, i ricercatori sono relativamente pochi (140mila tempo pieno equivalenti, anche la metà che in altri paesi di popolazione raffrontabile alla nostra), sono meno pagati e in media più vecchi. Che conseguenze ha la struttura demografica dei nostri ricercatori sulla qualità della ricerca, e quali sono le prospettive future?

Nicolais alla Città della Scienza. I prossimi passi

Nicolias, già ministro, già presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e già presidente del Gruppo 2003, è stato nominato Presidente del comitato scientifico della Città della Scienza. Un'ottima scelta, perché Nicolais è uno scienziato di grande valore che risponde pienamente al profilo richiesto dai firmatari dell'appello pubblicato su questo giornale, del quale resta però disattesa la richiesta di dimissioni del Consiglio d'Amministrazione. Restando immutata questa richiesta, ora è anche necessario che la Regione Campania assicuri un Comitato scientifico a livello del suo nuovo presidente, e che tale Comitato abbia reali poteri d'indirizzo. Nell'immagine: Luigi Nicolias. Crediti: EU2017EE Estonian Precidency/Flickr. Licenza: CC BY 2.0

La Regione Campania ha nominato il nuovo Presidente del comitato scientifico della Città della Scienza. Si tratta di Gino Nicolais, scienziato di grande valore, già ministro, già presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e già presidente del Gruppo 2003 e, dunque, editore di Scienza in rete. Non poteva esserci scelta migliore.

Un’unica voce: sulla ricerca cambiamo rotta

Il 15 ottobre è stata presentata la nuova Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con dati e proiezioni aggiornati al 2018. Conclusione: la ricerca italiana continua a stagnare da ormai un decennio, anche se con qualche segnale di risveglio. Serve una svolta. Il premier Conte: seguirò personalmente la partita.

La presentazione della Relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia del Consiglio Nazionale delle Ricerche è stata l’occasione per tutte le autorità presenti di lanciare l’emergenza ricerca in Italia, invitando il premier Conte, presente nell’Aula magna del CNR, a invertire un trend decennale che vede il paese fermo all’1,2-1,3% dell’investimento in R&S sul PIL, circa la metà della media dell’investimento OCSE.

La morte apparente dei coralli mediterranei

Un nuovo studio riporta per la prima volta l'esistenza di una risposta adattativa nella madrepora a cuscino (Cladocora caespitosa), una specie di corallo mediterraneo, allo stress termico. Ipotizzata nei coralli fossili, non era mai stata descritta nei viventi, anche perché avviene molto lentamente nel tempo: i coralli rimpiccioliscono, lasciando la colonia apparentemente morta, solo per ricrescere e ripopolarla negli anni successivi. Tale capacità suggerisce una resilienza dei coralli maggiore a quanto pensato in precedenza, ma che potrebbe non essere sufficiente a fronteggiare ondate di calore più frequenti. Nell'immagine: polipi del corallo Cladocora caespitosa. Crediti:Diego K. Kersting

I coralli sono fortemente messi a rischio dai cambiamenti climatici, che influenzano le precipitazioni, le correnti oceaniche, i livelli e il pH del mare. Lo stress termico dovuto all'aumento delle temperature, inoltre, ha determinato la morte massiccia di diverse specie d'invertebrati, tra cui alcuni coralli, sia nei mari tropicali sia in quelli temperati.