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La straordinaria "invasione" dei cinghiali in città

Si aggirano tra le strade cittadine, creano scompiglio e dibattiti accesi, sono in costante aumento in tutta Europa malgrado siano uno dei mammiferi più cacciati. Sono i cinghiali, che grazie all'incredibile capacità di adattamento sono una delle specie vincitrici nell'Antropocene. E ci costringono a trovare soluzioni per fare fronte alla loro presenza e a ripensare il nostro rapporto con la fauna Crediti foto di Thomas G. da Pixabay

Si aggirano tra i parchi e i palazzi, suscitando un misto di curiosità e timore. Alcuni li difendono a spada tratta dalle ipotesi di abbattimento. Altri invece li considerano un ennesimo stigma del degrado urbano. Sono i cinghiali urbani, ormai una presenza costante in diverse città italiane, Capitale inclusa.

Una civiltà dell’Età del bronzo collassata per crisi climatica e sovrasfruttamento del suolo

La siccità che oggi affligge la Pianura Padana ha precedenti antichissimi: 3.200 anni fa una fase di acuta aridificazione ha probabilmente contribuito alla scomparsa di una delle più antiche civiltà del Nord Italia, già infragilita da forme di sovrasfruttamento delle risorse naturali. Andrea Zerboni, docente dell’Università degli Studi di Milano, ci parla della delicata relazione tra uomo e clima e di come gli umani possano avere iniziato a provocare cambiamenti irreversibili dell’ambiente e a costruire sistemi non sostenibili già nella preistoria. Immagine: Ricostruzioni di due abitazioni nel museo all'aperto del Parco della Terramara di Montale (foto P. Terzi, Wikipedia)

È stato un lungo periodo di siccità a provocare il collasso della civiltà terramaricola, fiorita in Pianura Padana attorno a 3.500 anni fa e conclusasi in modo relativamente brusco trecento anni dopo? Secondo Andrea Zerboni, docente di Geografia Fisica e Geomorfologia all’Università degli studi di Milano, l’ipotesi è molto plausibile: e i segnali che indicano che c’è una precisa corrispondenza tra l’abbandono di centinaia di villaggi e una fase di siccità protratta sono numerosi.

Scienza, politica e società di fronte alla chimica verde

Il chimico Marco Taddia ci parla di Research Between Science, Society And Politics. The History and Scientific Development of Green Chemistry, un libro sulla storia e lo sviluppo della green chemistry o chimica verde, una branca della chimica sempre più importante per l'industria e la politica.

Crediti immagine: Who’s Denilo ?/Unsplash

Correva l’anno 2003, quindi è passato un bel po’ di tempo da quando il chimico organico Paul Anastas (Quincy, 1962), allora all’Università di Nottingham e oggi a Yale, dalle pagine della rivista Green Chemistry, fondata nel 1999, sollecitava la società a spostarsi da un progetto di traiettoria insostenibile a uno sostenibile, impegnando in tal senso scienza e tecnologia con l’apporto fondamentale della green chemistry.

La sfida delle materie prime critiche per la transizione energetica

Le materie prime critiche sono fondamentali per la transizione energetica. L'articolo di Riccardo Lo Bue analizza l'Energy Technology Perspectives 2023 dell'Agenzia internazionale dell'energia (IEA), da cui emerge che entro il 2030 la domanda di ciascuno dei cinque minerali critici aumenterà da 1,5 a 7 volte. Il problema è che, con gli investimenti attuali, l’attività estrattiva sarà ancora al di sotto del fabbisogno. Inoltre, l’attività estrattiva rimane concentrata nelle mani di pochi paesi. Un aiuto potrebbe arrivare dall’innovazione e dal riciclaggio che riducono la domanda di nuove materie prime e la dipendenza dai paesi produttori. L’UE è particolarmente vulnerabile e il 16 marzo la Commissione europea ha proposto l'European Critical Raw Materials Act per assicurare una catena di fornitura delle materie prime strategiche sostenibile e sicura.

Immagine: la salina di Uyuni in Bolivia, una delle più grandi riserve di litio conosciute al mondo (foto di Alexander Schimmeck su Unsplash).

Le materie prime critiche sono quei materiali di importanza strategica dal punto di vista economico e caratterizzate allo stesso tempo da un alto rischio di interruzione della fornitura.
Per la realizzazione delle turbine eoliche, delle batterie per veicoli elettrici, delle reti elettriche e di altre infrastrutture necessarie per la transizione energetica, oltre ad acciaio, cemento, plastica e alluminio, servono in particolare cinque materie prime critiche: litio, cobalto, nichel, rame e neodimio.

Pandemia, la caccia ai colpevoli non aiuta a capire

L’inchiesta della Procura di Bergamo su eventuali responsabilità di “epidemia colposa” a causa del mancato lockdown in Val Seriana a fine febbraio 2020 riaccende la riflessione sulla risposta italiana alla pandemia. Luca Carra ripercorre i primi convulsi passi della politica e i dati scientifici a disposizione fra febbraio e marzo 2020, anche alla luce degli articoli e interviste pubblicate su Scienza in Rete. Più che andare a caccia di colpevoli, sarebbe importante capire le lezioni che ci ha lasciato la storia della pandemia in Italia per approntare risposte più efficaci per il futuro.

L’inchiesta della procura di Bergamo per epidemia colposa riapre l’annosa questione se la via giudiziaria sia il modo migliore per fare un bilancio spassionato su errori e responsabilità nella gestione della pandemia di Covid-19 esplosa in Italia il 20 febbraio 2020.

Animali non umani: un viaggio alla scoperta delle altre culture

Cos’è la cultura? Per secoli ci siamo raccontati di essere gli unici esseri viventi sulla Terra in grado di fare pensieri complessi, provare emozioni, comunicare, imparare e trasmettere conoscenza ai nostri simili. Ma si tratta di un grosso abbaglio, come ci racconta l’ecologo Carl Safina in Animali non umani (Adelphi, 2023)

Crediti foto: Francesco Ungaro su Unsplash

«Ciò che è naturale non sempre viene naturale: molti animali devono apprendere dai loro anziani come diventare ciò che sono destinati ad essere». Con questa frase si apre Animali non umani, un lungo e appassionante saggio in cui l’autore, Carl Safina, esplora la cultura e la socialità animale, trasportando il lettore nei suoi viaggi e condividendo con lui la meraviglia della scoperta.

Donne nella scienza: una strada che parte da lontano, porta lontano e non è priva di rischi

L’8 marzo è un’occasione per fare il punto sul ruolo delle donne nella scienza. Il saggio Donne nella scienza – La lunga strada verso la parità, di Maria Pia Abbracchio e Marilisa D’Amico, in uscita in questi giorni, ci aiuta sia a recuperare il contributo fondamentale, anche se spesso invisibile od oscurato, apportato dalle scienziate nella storia, a partire dal passato più lontano; sia a valutare i grandi (ma ancora insufficienti) progressi verso le pari opportunità di genere fatti fino a oggi, anche grazie alla nostra Costituzione; sia a mantenere alta l’attenzione verso i rischi che si profilano per il futuro, in particolare in relazione all’Intelligenza Artificiale, settore attualmente a larga prevalenza maschile.

Entrambe professoresse ordinarie all’Università degli Studi di Milano, Maria Pia Abbracchio di Farmacologia e Marilisa D’Amico di Diritto costituzionale, entrambe prorettrici, le due autrici di Donne nella scienza – La lunga strada verso la parità (FrancoAngeli, 2023) hanno vissuto anche personalmente la difficile ed entusiasmante strada di una vita dedicata alla ricerca.

Non ha senso rallentare il passaggio alle auto elettriche

Dopo le polemiche contro lo stop alle auto termiche in Europa dal 2035, è necessario fare il punto della situazione sull'auto elettrica. In questo articolo mettiamo insieme i vari temi: gli obiettivi europei, le indicazioni di IPCC e IEA, le emissioni di gas serra, l’approvvigionamento dei materiali, i costi, la rete e il ruolo dei Paesi ricchi.

Immagine: Pixabay

L’avvento della mobilità elettrica è inevitabile. Tuttavia, è importante precisare che non si tratterà di una banale sostituzione dell'auto termica con l' auto elettrica, ma di una complessiva modifica del sistema dei trasporti, dove è necessario, tra le altre cose, aggiornare le infrastrutture per agevolare l’utilizzo di mezzi pubblici e degli spostamenti in bici e a piedi. Almeno per quanto riguarda i trasporti urbani e su strada.

La guerra fa male alla salute. Anche un anno dopo

A un anno dall’invasione russa dell’Ucraina il previsto impatto sulla salute delle popolazioni coinvolte è stato oggetto di un bilancio disastroso: quasi 10.000 vittime civili, 200.000 soldati uccisi tra uno schieramento e l’altro, ospedali distrutti, milioni di sfollati e rifugiati, soprattutto il degrado di un sistema di assistenza che già non era brillante. «Data la natura prolungata della guerra, è giunto il momento di passare da una risposta di emergenza e reattiva a una pianificazione sanitaria a lungo termine», scrivono su Lancet tre esperti. Ma è la pace il vero determinante di salute.

Crediti immagine: jean louis mazieres/Flickr. Licenza: CC BY-NC-SA 2.0

Dalla miriade di commenti apparsi prima e dopo il 24 febbraio, anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, uno sembra raccogliere il maggior consenso: la guerra è entrata in una fase cronica ed è destinata a durare ancora a lungo. Non se ne vede la fine. Tanto che è venuto il momento di passare da una risposta umanitaria estemporanea e sulla base dell’emergenza a una pianificazione a lungo termine degli obiettivi sanitari.