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July 2025

Il diritto di scegliere: autonomia riproduttiva tra desiderio, ostacoli e nuove prospettive

grafica di coppia con figlio su sfondo acquarellato sfumato

Crescita, calo delle nascite, invecchiamento: la demografia globale è segnata da squilibri e contraddizioni. Ma il vero nodo non è quanti figli si fanno, bensì chi può davvero scegliere se e quando averne. Tra disuguaglianze di genere, ostacoli economici e transizione culturale, l’autonomia riproduttiva diventa una questione di diritti, equità e giustizia sociale.

Il mondo si confronta oggi con scenari demografici sempre più diversificati. In alcune aree del pianeta la popolazione continua a crescere, anche se meno rapidamente rispetto al passato. In altri contesti, come in Italia, le nascite continuano a diminuire e la popolazione invecchia progressivamente. In questo scenario, il nodo cruciale non è tanto il numero di figli che si fanno, ma piuttosto l’autonomia riproduttiva: quanti, davvero, hanno la possibilità di scegliere se e quando diventare genitori? 

Un pericoloso ritorno al passato nei concorsi universitari

tocco impolverato appoggiato su una vecchia scrivania

Il sistema universitario italiano sta affrontando una profonda e preoccupante trasformazione. Diversi provvedimenti governativi delineano una riforma radicale che rischia di ridimensionare l'università pubblica. Questo processo potrebbe favorire il ritorno a poteri accademici locali, con il conseguente rischio di un aggravamento del precariato e dell'emigrazione dei cervelli, portando a un ulteriore allontanamento dagli standard internazionali per l'università e la ricerca.

Il sistema dell’università italiana è al centro di una profonda trasformazione, realizzata con una serie di provvedimenti governativi che intervengono su aspetti differenziati ma che, nell’insieme, delineano una riforma radicale e preoccupante: si prospetta un ridimensionamento dell’università pubblica, la frammentazione del sistema, il ritorno a poteri accademici locali, l’aggravamento del precariato e dell’emigrazione all’estero, un ulteriore allontanamento dagli standard internazionali per l’università e la ricerca.

Fine vita: la questione di fondo si chiama libertà

screenshot dal film Philadelphia

La bozza del testo di legge che dovrà disciplinare il fine vita è atteso in Senato per il 17 luglio. Le premesse ci sono tutte per aspettarsi una norma che non sopravviverà al vaglio della Corte costituzionale. Come è stato per la legge 40, figlia di un approccio ideologico e di una mal tollerata necessità di legiferare comunque. Quello che non emerge dal dibattito è che un fine vita legale e praticabile riduce il ricorso a pratiche illegali e sotterranee. 

Nell'immagine di copertina: uno screenshot dal film Philadelphia

Ha ragione Eva Benelli:  la legge che si vuol fare sul fine vita è cattiva prima di tutto in senso morale, oltre che essere una cattiva legge. Che le gerarchie dei cattolici - prima i cristiani - potessero essere cattive lo sapevamo. Basta studiare la storia, affrettandosi però, prima che qualche ministro la censuri.

Il rapporto tra politica e sanità visto dalle Marche, l’Ohio d’Italia

mappa italiana con regione marche evidenziata

Che più ospedali vogliano dire una sanità più vicina al cittadino è un’idea ancora dominante nella testa delle persone e dei media. Eppure il peso delle malattie croniche e l’invecchiamento della popolazione spingono da tempo verso una pianificazione sanitaria che riequilibri ospedali e territorio. Gli atti di indirizzo nazionali, che pure esistono, dovrebbero certificare le scelte delle regioni in questa direzione. Ma che cosa accade se le verifiche mancano?

Lo spunto per questo contributo mi è venuto da un articolo de la Stampa sulle Marche, definite “nuovo Ohio d’Italia”. In questo articolo per l’ennesima volta si identifica in una Regione italiana quella che in occasione di una tornata elettorale (in questo caso le prossime elezioni regionali che interessano sei Regioni) potrebbe segnare la svolta a favore del centrodestra o del centrosinistra.

L'operazione Midnight Hammer e il Trattato di non proliferazione nucleare

mappa Iran al centro di un mirino di precisione

Il 21 giugno, senza dichiarazione di guerra né ultimatum, gli Stati Uniti hanno distrutto gli impianti nucleari iraniani con un attacco aereo fulmineo. L’operazione “Midnight Hammer” solleva dubbi sulla tenuta del Trattato di non proliferazione e rivela la crisi profonda degli strumenti internazionali di controllo sull’energia nucleare.

La notte del 21 giugno scorso, con l'operazione Midnight Hammer, gli Stati Uniti hanno colpito i siti del programma nucleare iraniano a Natanz, Isfahan e Fordo; sette bombardieri strategici stealth B-2 Spirit hanno rilasciato circa 75 bombe di precisione guidate, inclusi 14 penetratori GBU-57 Massive Ordnance da 30.000 libbre (13,6 t), mai usati in precedenza e in grado di colpire anche strutture sotterranee. L'attacco è stato completato da 30 missili cruise Tomahawk lancia, da un sottomarino nucleare della classe Ohio dal golfo di Oman.

Mine antiuomo, i pappagalli verdi e i loro addestratori

Tra le azioni annunciate nel clima distopico della corsa al riarmo c’è il ritiro di un gruppo di Paesi, tra cui l’Ucraina, dalla Convenzione di Ottawa, l’accordo internazionale per la proibizione dell'uso, stoccaggio, produzione, vendita delle mine antiuomo. Apparentemente una scelta di difesa, nei fatti una scelta contro la propria popolazione da parte delle nazioni che decidono di percorrerla. Lo testimonia ancora oggi l’esperienza della Bosnia ed Erzegovina. 
Una riflessione che vogliamo dedicare al ricordo dell’eccidio di Srebrenica, di cui molte iniziative ricordano in questi giorni i 30 anni da quella strage.
 

Oggi Kosĕvo è un quartiere residenziale nel centro di Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina. Si trova tra la parte più antica della città e la parte più moderna. Ed è stato il quartiere olimpico dei Giochi Invernali del 1984, con il centro sportivo “Zetra” e la magnifica sala del ghiaccio che era stata il palcoscenico della cerimonia di apertura e chiusura delle Olimpiadi. Tutto bombardato e incendiato durante la guerra civile 1992-1995.  Stessa la sorte dell’adiacente storico stadio cittadino costruito nel 1947.

Ammazza che caldo!

illustrazione di monumenti italiani sotto un sole cocente e un cielo rosso

L'estate 2025 è iniziata col botto: 21 città italiane in allerta rossa, temperature che hanno fatto sfrigolare l'asfalto oltre i 45 gradi. Eppure, un dato sorprende: nonostante il caldo record, si muore meno. Nel 2023 i morti per calore sono stati 12.800, ma con la vulnerabilità di vent'anni fa sarebbero stati il doppio. Ma c'è un problema: il clima si scalda più velocemente della nostra capacità di adattarci. Mentre impariamo a resistere alle "notti torride" che ci rubano 44 ore di sonno l'anno, la Terra ci sfida con temperature sempre più estreme. La domanda è semplice: fino a quando potremo reggere questo braccio di ferro con il pianeta? (Immagine: elaborazione grafica di Sergio Cima)

La prima, poderosa ondata di calore del 2025 ha colpito duramente e ora per fortuna ha le ore contate. La progressione è stata notevole. L’innesco si è avuto dal 20 al 22 giugno, quando un’ondata di calore ha investito l’Europa occidentale, che è risultata più calda e arida di 2,5 °C rispetto alla media, con 2 mm di pioggia in meno al giorno (ClimaMeter, 2025).