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March 2021

La maledizione dei silos nella ricerca scientifica

A differenza di quanto avvenuto in altri Paesi dove l’organizzazione della comunicazione tra scienziati e governi è stata organizzata con team interdisciplinari che raccolgono esperti di diversi campi scientifici e che in alcuni casi prevede la figura del consigliere scientifico, in Italia la pandemia è stata trattata come un problema esclusivamente medico. È l'effetto di un sistema che concepisce la scienza come un insieme di silos: ogni ricercatore è incasellato e la sua attività è valutata solo per la sua congruenza con un settore disciplinare definito in modo restrittivo; una maledizione per università e ricercatori e che ha avuto una parte anche nella gestione della pandemia.

Crediti immagine: Waldemar Brandt/Unsplash

Due notizie di tenore opposto mi hanno colpito nelle ultime due settimane. La prima, mercoledì 3 marzo: stando agli analisti di Quacquarelli-Symonds, che compilano il famosissimo QS University Ranking, la ricerca italiana su Covid-19 è al quinto posto mondiale come impatto, subito dietro ai titani anglosassoni. Naturalmente il fatto di essere stati il primo paese occidentale travolto da Covid potrà parzialmente spiegare questo exploit, ma certamente si tratta di un riconoscimento alla dedizione e al talento degli scienziati che operano nel nostro paese.

Il Recovery Fund deve essere usato per portare l'investimento italiano in ricerca pubblica a livello della Francia

Negli ultimi quindici anni il PIL dell’Italia è diminuito e si prevede che nel 2022 sarà del 5% inferiore a quello del 2007 mentre Francia e Germania avranno aumentato il loro PIL del 12%. L’Italia non si sviluppa come Francia e Germania per molteplici e ataviche ragioni – quali una burocrazia inefficiente, imprese troppo piccole, scarsi investimenti e pochi lavoratori – ma se anche tutti questi problemi fossero risolti, l’occupazione e il reddito dell’Italia non raggiungerebbero quelli di Francia e Germania perché non abbiamo saputo costruire una “società basata sulla conoscenza”.

AstraZeneca: doveroso approfondire, ma senza fermare le vaccinazioni

Nel dare il via libera al vaccino AstraZeneca definendolo sicuro ed efficace, la European Medicines Agency (EMA) non conferma né esclude possibili rari eventi avversi come la trombosi del seno venoso cerebrale e la coagulazione intravascolare disseminata. In questo articolo, che precede la decisione EMA, Simonetta pagliani descrive diversi meccanismi biologicamente plausibili che potrebbero spiegare l'associazione tra questi casi rari di trombosi e il vaccino AstraZeneca. Capire se uno di questi meccanismi è in atto è doveroso, anche perché potrebbe dare delle indicazioni su come migliorare i vaccini in futuro. Tuttavia, la situazione in cui ci troviamo avrebbe imposto di proseguire la campagna vaccinale durante lo svolgimento delle indagini. Nell'immagine: persone in attesa di essere vaccinate, Baltimore County, Maryland dicembre 2020. Credit: Wikimedia Commons / Covid-Vaccine-67. Licenza: CC0 1.0.

Tra chi aveva già un appuntamento per ricevere la prima o la seconda dose del vaccino AstraZeneca, la sospensione decisa lunedì dal Ministero della Salute ha causato un grave disorientamento, in alcuni misto a un forte senso di sollievo.

Homo sapiens, la specie invasiva

L’impatto umano contemporaneo sugli ecosistemi è di portata eccezionale, ma invasivi siamo sempre stati. È la nostra firma, a partire dalla rivoluzione cognitiva, 70.000 anni fa.

Crediti immagine: NASA Earth Observatory

Homo sapiens è una specie invasiva. A questa caratteristica possiamo dare una connotazione negativa o positiva a seconda della prospettiva che decidiamo di adottare. La nostra insaziabile sete di territorio e di risorse sta producendo oggi un cortocircuito in grado di compromettere l’intero ecosistema terrestre, sapiens inclusi. Cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, catastrofi ambientali e pandemie sono ormai quotidiana realtà per il nostro pianeta. D’altro canto, anche il nostro successo evolutivo ha molto a che vedere con tale caratteristica.

AstraZeneca: qualche numero in attesa della decisione EMA

In attesa di notizie più precise in ordine ai dati che hanno spinto diversi paesi europei, tra cui l’Italia, a sospendere precauzionalmente l’utilizzo del vaccino AstraZeneca Covid19, l’Associazione Italiana di Epidemiologia osserva che, sulla base dei dati della letteratura scientifica relativi alla incidenza della trombosi venosa profonda (TVP) e ai dati sui ricoveri ospedalieri, è possibile stimare, in modo conservativo, che in un anno, sono attesi nella popolazione generale tra 35 e 70 anni di età circa 80 casi di TVP ogni 100.000 persone.

Le varianti sono più letali? Serve più ricerca per non accontentarsi di vaghe opinioni

È probabile che le opinioni sulla caratteristica delle varianti non siano lontane dalla realtà ma neppure che la riproducano con esattezza mentre sarebbero necessarie evidenza solide per poter prendere dei provvedimenti capaci di affrontare i rischi reali dell’epidemia. In ogni caso una prudente precauzione ci invita a rendere ancora più stringenti le misure di confinamento per evitare in ogni caso la contagiosità del virus, aumentata o no, e per proteggere i minori che, seppur sembra non abbiano gravi conseguenze dai contagi, pur sempre sono efficientissimi vettori dell’infezione nei rispettivi nuclei famigliari.

Immagine da: Designed by articular / Freepik

I discorsi che politici, tecnici o cittadini fanno in questi giorni si sono riempiti di un insieme di opinioni condivise a riguardo della situazione epidemica almeno sui seguenti punti: il virus COVID-19 ha avuto delle varianti, tra queste la maggior parte, e in particolare quella cosiddetta «inglese» è molto più contagiosa, i bimbi ed i ragazzi ne vengono maggiormente contagiati, e della letalità non è chiaro se rimane costante, cresce o diminuisce.

Prove, non opinioni, per affrontare la complessità ambientale della sindemia

Sui risultati scientifici si registrano quotidianamente interpretazioni sbagliate o strumentali. Le difficoltà interpretative e comunicative diventano più acute quando si passa dalla semplice descrizione dei fenomeni alla ricerca delle cause che li hanno generati: il doppio caso delle cause delle malattie infettive, come Covid-19, e di quelle non trasmissibili, come quelle attribuite all’inquinamento, pare calzare a pennello e mi ci soffermerò fatta una breve premessa.

Pappagalli stocastici e il potere delle big tech

Questa settimana è stato presentato per la prima volta pubblicamente l'articolo "On the Dangers of Stochastic Parrots", letteralmente "Sui pericoli dei pappagalli stocastici", durante la conferenza ACM Fairness Accountability and Transparency. L'articolo solleva i problemi di natura ambientale, sociale ed etica connessi all'impiego di modelli statistici del linguaggio che utilizzano database di dimensioni sempre crescenti, impiegati nei motori di ricerca, negli assistenti vocali e nei traduttori automatici. Lo studio porta le firme delle due ex coordinatrici del gruppo di etica e intelligenza artificiale di Google, Tminit Gebru e Margareth Mitchell, e di due linguiste della University of Washington, Emily Bender e Angelina McMillan-Major, e ha causato il licenziamento delle prime due dalla società tecnologica. La vicenda ha avuto grande clamore e ha messo in discussione la volontà di Google di contribuire allo sviluppo di sistemi di machine learning che siano inclusivi e rispettosi anche verso le minoranze. Immagine tratta da Pixnio.

Si è conclusa mercoledì la ACM Conference on Fairness, Accountability, and Transparency (FAccT), promossa dalla Association for Computing Machinery, durante la quale è stato presentato per la prima volta l’articolo “On the dangers of Stochastic Parrots”.

Imre Lakatos e la demarcazione tra scienza e pseudoscienza

Imre Lakatos nel 1961. Immagine: London School of Economics.

Quella che segue è una traduzione di uno degli ultimi interventi pubblici tenuto nel BBC Radio Talk il 30 giugno del 1973 dal filosofo della scienza Imre Lakatos (1922-1974). Il trascritto fu pubblicato e revisionato da Godfrey Vesey nel 1974 e come introduzione del libro “The Methodology of Scientific Research Programmes: Philosophical Papers Volume 1” venne dato alle stampe dall’università di Cambridge nel 1978.

Troppa luce in cielo: il problema dei satelliti

I satelliti possono riflettere la luce solare contribuendo all'inquinamento luminoso e disturbando la ricerca astronomica: per questa ragione, l'azienda SpaceX, l’ente con più satelliti in orbita, sta cercando di ridurre la riflessione della costellazione satellitare Starlink. Per esempio, il satellite DarkSat lanciato nel 2020 ha un rivestimento antiriflesso. Ma nonostante gli sforzi, il problema della luminosità rimane, e servirebbe un trattato internazionale aggiornato per ridurre l'impatto dei satelliti.

Crediti immagine: Wikipedia

Nel gennaio 2020, SpaceX ha lanciato in orbita DarkSat, un nuovo tipo di satellite con un particolare rivestimento antiriflesso. Uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal nel dicembre 2020 ha confermato che il rivestimento antiriflesso riduce la riflettività del satellite della metà. Le osservazioni sono state condotte con il telescopio Murikabushi dell’Osservatorio Astronomico Ishigakijima, in Giappone, fra aprile e giugno 2020.