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July 2022

La chimica a portata di mano

La chimica nel monolocale, di Stefano Cinti, è una raccolta di brevi articoli o post che forniscono una base di cultura generale per la chimica, trattando i temi più disparati: dalle reazioni che portano alla lievitazione della pizza al perché le mani raggrinziscono in acqua. La recensione di Marco Taddia.

Nell'immagine: alla lievitazione della pasta per la pizza è dedicato il primo capitolo de La chimica nel monolocale. Crediti immagine: Tamara Gak/Unsplash

Per vedere la chimica in azione non occorre andare chissà dove, magari in un grande stabilimento petrolchimico o farmaceutico, in una fabbrica di detersivi o di cosmetici oppure, ancora, in un laboratorio analisi: basta invece guardarsi attorno in casa propria, anche se si tratta di un monolocale. Questa è il tipo di esplorazione che ci propone Stefano Cinti, professore associato di Chimica analitica presso il Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli, con il libro La chimica nel monolocale (tab edizioni, 2022).

Serve un'infrastruttura pubblica per la ricerca biomedica europea

Pubblichiamo la lettera aperta alle istituzioni e ai governi dell'Unione Europea promossa dal Forum Disuguaglianze e Diversità per chiedere il supporto alla proposta di creare un'infrastruttura di ricerca biomedica dedicata a lavorare nei settori dove gli investimenti da parte dell'industria farmaceutica sono più scarsi. Fra i primi firmatari: Silvio Garattini, presidente dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri; Massimo Florio, professore di Economia pubblica, Università degli Studi di Milano; Giuseppe Remuzzi, direttore scientifico dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e professore all'Università degli Studi di Milano; Fabrizio Barca, co-presidente del Forum Disuguaglianze e Diversità.

Crediti immagine: Julia Koblitz/Unsplash

Nonostante i generosi sussidi governativi, le priorità e le strategie della ricerca biomedica sono di fatto controllate dall'industria farmaceutica. Il governo statunitense, per esempio, attraverso l'operazione Warp Speed ha trasferito ad alcune aziende 18 miliardi di dollari per sviluppare vaccini, farmaci e test diagnostici per Covid 19: di questi, 12 miliardi sono stati destinati esclusivamente ai vaccini, in particolare per lo sviluppo clinico in fase avanzata e la produzione iniziale1. Tuttavia, i sussidi non sono una soluzione.

Il cambiamento climatico impedirà ai più poveri di migrare in altri paesi

La migrazione, sia nazionale che internazionale, rappresenta uno strumento di adattamento al cambiamento climatico. Ma, secondo uno studio pubblicato su Nature Climate Change, questo strumento potrebbe presto diventare inaccessibile per le parti più povere della popolazione proprio a causa del cambiamento climatico, almeno per quello che riguarda la migrazione internazionale. 

Crediti immagine: humberto chavez/Unsplash

Oggi l'1% della superficie della Terra è al limite dell'abitabilità a causa delle temperature elevate. Entro il 2070, questa percentuale potrebbe salire al 19%. Sono miliardi le persone che oggi abitano questi territori. Dove andranno?

Diseguaglianze di salute: l'errore non è (solo) nello strumento

Diversi studi hanno notato come pulsiossimetri o saturimetri, usati per valutare la saturazione di ossigeno, tendano a dare delle sovrastime nelle persone con la pelle scura. Nel corso dell'epidemia di Covid-19, questo "errore" dello strumento ha determinato una possibilità di vedersi prescritto un trattamento specifico del 20% più bassa nelle persone di pelle scura che in quelle di pelle chiara.

Crediti immagine: Mufid Majnun/Unsplash

I pulsiossimetri o saturimetri sono strumenti che funzionano con il principio della spettrofotometria, sviluppati negli anni '70 del secolo scorso per il monitoraggio non invasivo di pazienti affetti da malattie respiratorie: calcolano la saturazione arteriosa periferica di ossigeno (SpO2), in base all'assorbimento da parte dell'emoglobina legata e di quella non legata a ossigeno della luce emessa in due lunghezze d'onda (rossa e infrarossa) da due diodi a contatto con la cute del paziente e misurano il flusso pulsatile del sangue arterioso (frequenza dei battiti cardiaci).

Almeno il 40% del pianeta da tutelare per preservare la biodiversità

Per proteggere la biodiversità, secondo uno studio pubblicato su Science, serve tutelare il 44% della superficie terrestre. Un risultato importante per guidare le prossime agende politiche sui temi ambientali. Proprio a giugno, a Nairobi, si è discusso sulla definizione dei nuovi target per la tutela della biodiversità post-2020 e lo sviluppo sostenibile.

Crediti immagine: Mark Houghton - Unsplash

Per fermare la rovinosa perdita di biodiversità in corso servirebbe proteggere un’area pari a circa 64 milioni di chilometri quadrati, corrispondente al 44% della superficie terrestre, secondo uno studio pubblicato su Science da un team che comprende ricercatori olandesi, italiani, australiani, inglesi e statunitensi. Insomma, non era andato troppo in là con la fantasia Edward O.

Durante la pandemia abbiamo ridotto le emissioni di CO2 come mai prima, ma sono già risalite

Un'autostrada solitamente congestionata a Penang, in Malesia, deserta durante il Movement Control Order il 22 marzo 2020. Credit: Wenjay Tew (CC BY-SA 2.0)

La combustione delle fonti fossili e la produzione di cemento sono le due attività umane che contribuiscono maggiormente all’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Nel 2019 l’emissione globale di biossido di carbonio dovuta a questi processi aveva raggiunto 35 332 milioni di tonnellate, il massimo mai toccato fino ad allora. La pandemia ha causato una frenata mai vista prima: nel 2020 abbiamo emesso globalmente 2 232 milioni di tonnellate in meno, cioè una riduzione del 6,3% rispetto all’anno precedente.