fbpx Tassonomia europea, gas e nucleare: cosa sapere | Scienza in rete

Sei d'accordo con la Tassonomia europea che considera sostenibili gas e nucleare?

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Tempo di lettura: 8 mins

Gas e nucleare sono stati inseriti nell’elenco della Tassonomia europea delle attività economiche considerate sostenibili. Il processo di inserimento ha innescato un dibattito acceso, tra tecnici, europarlamentari e società civile, spesso tralasciando i dettagli sulle emissioni e gli altri limiti da rispettare. Ora che si sono calmate le acque, proviamo ad approfondire come gas e nucleare sono considerati sostenibili dal regolamento europeo, in quale contesto e che impatto avrà questo nella transizione energetica.

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Immagine: rielaborazione di Scienza in rete da Pixabay.

Il processo legislativo europeo

Il 2 febbraio 2022, la Commissione europea aveva proposto una modifica alla Tassonomia europea delle attività economiche sostenibili che includesse anche gas e nucleare sotto certe condizioni: il 6 luglio il Parlamento europeo ha accettato l’integrazione (respingendo una mozione contro l’aggiunta della Commissione). Contrari alla modifica i Verdi, The Left, la maggioranza dei Socialisti e Democratici; a favore Conservatori e Riformisti europei, Identità e Democrazia, la maggioranza di Renew Europe e la maggioranza del Partito Popolare europeo. Si erano schierati contro anche i deputati della commissione parlamentare per gli affari economici e monetari (ECON) e della commissione parlamentare per l'ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI), responsabili della consultazione dell’atto, perché «potrebbe avere un impatto economico, ambientale e sociale significativo».

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Cos’è la tassonomia europea

Facciamo un passo indietro. Secondo gli impegni del Green Deal europeo, i paesi membri devono ridurre di almeno il 55% entro il 2030 le emissioni di gas serra per arrivare allo zero netto nel 2050. In questo contesto, come dovrebbero agire gli investitori, dalle agenzie di rating ai gestori finanziari, dai fondi pensione alle assicurazioni, dagli investitori pubblici a quelli retail? I criteri di investimento sostenibile sono tuttora non uniformi, e con ampio margine di discrezionalità. Ecco perché l’Europa ha voluto scrivere una Tassonomia delle attività economiche considerate sostenibili per indirizzare e orientare gli investimenti in modo coerente verso la transizione. La Tassonomia è quindi innanzitutto una classifica, non un elenco di attività da implementare obbligatoriamente, rivolta al mondo degli investitori.

La Tassonomia è inserita tra le dieci azioni della Strategia per la finanza definita, a sua volta, dal Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile adottato nel 2018. Nello specifico, le dieci azioni sono raggruppate in tre categorie: riorientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili; gestire i rischi finanziari derivati dai cambiamenti climatici, l’esaurimento delle risorse, il degrado ambientale e le questioni sociali; promuovere la trasparenza e la visione di lungo termine nelle attività economico-finanziarie. Con le definizioni presenti in Tassonomia, si creerebbe sicurezza per gli investitori, verrebbe meno il rischio greenwashing, si mitigherebbe la frammentazione del mercato e si proverebbero a spostare gli investimenti dove sono più necessari.

Come funziona il Regolamento 2020/852 all’interno del quale sono delineati i criteri della Tassonomia? Innanzitutto, vengono elencati sei obiettivi ambientali:

  1. mitigazione del cambiamento climatico
  2. adattamento al cambiamento climatico
  3. uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine
  4. transizione verso l’economia circolare, con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti
  5. prevenzione e controllo dell’inquinamento
  6. protezione della biodiversità e della salute degli eco-sistemi.

Successivamente, si definisce “sostenibile” la specifica attività che risponde ai seguenti criteri riferiti ai sei obiettivi:

  1. contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento di uno o più degli obiettivi ambientali di cui sopra
  2. non arreca un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali di cui sopra
  3. è svolta nel rispetto di garanzie sociali minime
  4. rispetta i criteri tecnici identificati dai vari atti delegati adottati dalla stessa Commissione Europea.

L’atto in discussione

L’atto che inserisce gas e nucleare tra le attività considerate sostenibili ai fini degli investimenti aggiunge alcune voci a un elenco già molto esteso di attività, ospitate nel primo atto delegato (2021/2139) – che dipende dal già citato Regolamento 2020/852. Per comprendere l’approccio intersettoriale della Tassonomia, è utile ricordare quali sono i rami di interesse del documento: silvicoltura, attività di protezione e ripristino ambientale, attività manifatturiere, energia, fornitura di acqua, reti fognarie, trattamento dei rifiuti e decontaminazione, trasporti, edilizia e attività immobiliari, informazione e comunicazione, attività professionali, scientifiche e tecniche.

In generale, poi, il documento prende atto che:

Le energie rinnovabili svolgeranno un ruolo fondamentale nel conseguimento degli obiettivi climatici e ambientali dell'Unione. In tale ottica è necessario potenziare gli investimenti nelle rinnovabili per soddisfare la richiesta di energia più pulita e rinnovabile nel mercato dell'energia dell'Unione

L’unico capitolo che è stato modificato nell’atto delegato 2021/2139 dall’ultima decisione dell’Europarlamento è, per l’appunto, quello dedicato all’energia (il più corposo): si modificano le parti relative alla mitigazione (vedi allegato I) e all’adattamento climatico (vedi allegato II), con riferimento alle attività legate a gas e nucleare. Si modifica anche un ulteriore atto (2021/2178) relativo alla «comunicazione al pubblico di informazioni specifiche relative a tali attività economiche», aggiungendo un allegato specifico su gas e nucleare, per garantire i necessari requisiti di trasparenza (tra i pilastri della Tassonomia).

I parametri per gas e nucleare

Ma quali sono nello specifico i parametri più importanti che le attività legate a gas e nucleare devono rispettare per essere considerate sostenibili?

Innanzitutto, può essere utile sapere, per confronto, che le emissioni di gas serra su tutto il ciclo di vita in grammi per chilowattora (g CO2e/kWh) per le principali fonti energetiche (si veda il capitolo 7, figura 7.6 del quinto rapporto IPCC) sono, molto a spanne:

  • eolico, idroelettrico, solare/fotovoltaico e nucleare ampiamente sotto 100, se non 10
  • gas tra 300 e 600
  • carbone tra 800 e 1000.

Di seguito, un riassunto compatto e non puntuale delle limitazioni più rilevanti.

Per il nucleare sono previste tre nuove attività.

  1. Ricerca, sviluppo e realizzazione di impianti innovativi per la generazione di energia elettrica da processi nucleari. Le emissioni di gas serra nel ciclo di vita devono essere inferiori a 100 g CO2e/kWh.
  2. Costruzione ed esercizio di nuovi impianti nucleari, per i quali le autorità competenti degli Stati membri abbiano concesso il permesso di costruzione entro il 2045. Le emissioni dirette di gas serra devono essere inferiori a 270 g CO2e/kWh.
  3. Modifica di impianti nucleari esistenti finalizzata al prolungamento, autorizzato entro il 2040 dalle autorità competenti degli Stati membri, della durata di servizio in esercizio sicuro. Le emissioni dirette di gas serra devono essere inferiori a 270 g CO2e/kWh.

Con le seguenti ulteriori limitazioni. Le emissioni devono essere verificate da una terza parte indipendente. Si devono rispettare i criteri di adeguatezza, sicurezza, efficacia. Gli scarichi radioattivi nell'aria, nei corpi idrici e nel suolo devono essere conformi alle direttive Euratom. Il combustibile esaurito e i rifiuti radioattivi devono essere gestiti in modo responsabile e sicuro conformemente alle direttive Euratom.

Per il gas sono previste due nuove attività.

  1. Costruzione o gestione di impianti per la produzione di energia elettrica, nel rispetto dei criteri fissati dalle altre voci della Tassonomia. Le emissioni dirette di gas serra devono essere inferiori a 270 g CO2e/kWh.
  2. Costruzione, riqualificazione e gestione di impianti di generazione combinata di calore/freddo ed energia elettrica che utilizzano combustibili gassosi fossili. Le emissioni dirette di gas serra devono essere inferiori a 270 g CO2e/kWh.

Con le seguenti ulteriori limitazioni. I nuovi impianti a gas non possono sostituire impianti a energia rinnovabile. L’attività deve rimpiazzarne una con emissioni maggiori. La nuova capacità di produzione installata non deve superare di oltre il 15 % la capacità dell'impianto sostituito. Tra queste attività non sono compresi biogas e biocarburanti e, inoltre, deve essere rispettato almeno uno dei seguenti criteri:

  • al momento della costruzione è installato un dispositivo di misurazione per il monitoraggio delle emissioni fisiche, come quelle derivanti dalle perdite di metano, oppure è introdotto un programma di rilevamento e riparazione delle perdite
  • durante il funzionamento la misurazione fisica delle emissioni è comunicata e la perdita eliminata.

Il parere della scienza

Il Joint Research Centre, l’ufficio per la scienza della Commissione europea, ha scritto un report sull’energia nucleare, secondo il criterio del “do not significant harm” (non apportare danni significativi) previsto dal regolamento della Tassonomia. Come riportato nella relazione introduttiva all’atto di modifica, tra le principali evidenze, il JRC rileva che:

  • le emissioni sul ciclo di vita di gas serra sono comparabili a quelle dell’energia idroelettrica ed eolica
  • le emissioni sul ciclo di vita di ossidi di azoto, diossido di zolfo, particolato e NMVOC (composti organici volatili non metanici) sono molto basse e comparabili con quelle di fotovoltaico ed eolico
  • emissioni e forme di inquinamento e degrado di altro genere sono anch’esse comparabili a quelle di fotovoltaico, eolico e idroelettrico
  • l’uso di suolo è comparabile a quello degli impianti a gas e minore di solare ed eolico
  • i depositi geologici in profondità possono essere considerati, allo stato delle conoscenze attuali, soluzioni sicure e adeguate
  • è necessario in ogni caso rispettare quanto previsto dalla normativa Euratom sui livelli nocivi su tutto il ciclo di vita.

Il report del JRC è stato poi commentato da due gruppi di esperti: il Group of Experts on radiation protection and waste management under Article 31 of the Euratom Treaty e il Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks (SCHEER).

In linea generale, il gruppo di esperti sulla radioprotezione ha concordato con i risultati principali del JRC, formulando però alcuni appunti di carattere normativo e tecnico. L’osservazione di maggiore interesse è sicuramente quella che prende atto che il JRC non ha stimato gli effetti diretti e indiretto degli incidenti gravi, e che, per altro, non sono stati valutati per nessuna delle attività economiche contemplate dalla tassonomia.
Anche gli esperti dello SCHEER concordano con le principali evidenze del JRC, segnalando però la necessità di ulteriori e approfondite valutazioni relative agli effetti delle attività di estrazione e separazione dell'uranio (che sono svolte principalmente al di fuori dell'Unione), relative allo smaltimento finale dei rifiuti nucleari ad alta attività, e relative all'impatto delle radiazioni sull'ambiente, specificamente per quanto riguarda la protezione delle acque e delle risorse marine.

Commenti critici

Tra i commenti negativi, segnaliamo quello dell’European Sustainable Investment Forum (Eurosif). Pur comprendendo «il contesto politico e le motivazioni che hanno portato all'inclusione del gas naturale e dell'energia nucleare nel quadro della Tassonomia UE», il gruppo esprime preoccupazione per la «probabilità che questa decisione possa avere un impatto negativo sia sulla credibilità che sull'utilità del quadro di riferimento per gli investitori sostenibili, ostacolando così gli stessi obiettivi del Green Deal dell'UE che sta cercando di sostenere».

E anche, l’Istitutional Investors Group on Climate Change (IIGCC) si schiera contro l’inserimento aggiuntivo della Commissione europea: «La Roadmap ‘Net Zero by 2050’ dell'Agenzia internazionale per l’energia (IEA) indica chiaramente che la domanda di gas naturale dovrà ridursi dell'8% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2030 e del 55% entro il 2050. Anche le centrali elettriche a gas esistenti dovranno essere eliminate entro il 2035. In parole povere, non c'è più un budget di carbonio per nuovi investimenti nel gas naturale». Inoltre, l’IIGCC non crede che la soglia di 270 g CO2e/KWh sia compatibile con l’azzeramento netto delle emissioni.

I risvolti per la finanza sostenibile

Per approfondire il tema dal punto di vista finanziario abbiamo intervistato Alessandro Asmundo, responsabile dell'area policy del Forum per la Finanza Sostenibile.

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