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Cooling poverty, la nuova frontiera delle disuguaglianze climatiche

un impianto di condizionamento

In molte case del mondo, l’estate arriva con il silenzio soffocante delle stanze chiuse per trattenere un po’ di fresco. E quando questo non basta si passa all’aria condizionata, non più un bene di lusso per pochi, ma una vera e propria questione di salute pubblica. Almeno per chi può permetterselo. Un nuovo studio del Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) pone l’accento sul divario crescente legato all’accesso equo all’aria condizionata in un mondo sempre più caldo, fornendo la prima stima su scala globale dell’impatto dei condizionatori sui consumi elettrici domestici. Una disparità destinata a peggiorare secondo il Rapporto 2025 della World Meteorological Organization (WMO), che prevede che tra il 2025 e il 2029 almeno un anno sarà più caldo del 2024, con una temperatura di oltre 1,5 °C rispetto al livello preindustriale

Nel 2050 la domanda globale di energia per il raffrescamento residenziale potrebbe sfiorare i 1.400 TWh/anno, generando costi economici stimati tra i 124 e 177 miliardi di dollari ed emissioni aggiuntive di CO₂ tra 670 e 956 Mt (una quantità superiore alle attuali emissioni nazionali della Francia). La quota principale di queste emissioni arriverà da Cina, India e Indonesia, dove si prevede una rapida crescita nell’uso dell’aria condizionata.

Basta lamentarsi della schiavitù: Trump contro i musei Smithsonian

Istituto della Smithsonian Institution con davanti un mirino

Trump trasforma la cultura in campo di battaglia: dopo la scienza, l’arte diventa il nuovo bersaglio della sua crociata contro libertà e pensiero critico. La Smithsonian Institution, simbolo universale di conoscenza, è accusata di essere “woke” e minacciata da censure e riscritture della storia per piegarla all’ideologia del Project 2025.

Insomma, diciamolo, come può uno come il presidente Trump rimanere impassibile quando una delle più importanti (se non la più importante) istituzioni culturali americane programma una mostra di Amy Sherald, famosa non solo per aver ritratto Michelle Obama, ma per il suo dipinto in cui la Statua della Libertà diventa una donna nera e transgender? E infatti in un post del 19 agosto sulla sua piattaforma Truth ha tuonato (le maiuscole sono sue): «I Musei di Washington, ma anche di tutto il Paese, sono essenzialmente l’ultimo baluardo del “WOKE” e gli Smithsonian sono FUORI CONTROLLO».

A cosa serve il sonno? La risposta può essere nel metabolismo neuronale

immagine di D melanogaster con la scritta ZZZ

Dormire è un comportamento universale nel mondo animale, ma ancora misterioso. Un nuovo studio condotto in D. melanogaster rivela che il bisogno di sonno potrebbe nascere direttamente dal metabolismo dei neuroni: nei mitocondri, il flusso di elettroni accumulato durante la veglia genera stress ossidativo, segnalando la necessità di dormire. Il sonno, insomma, sarebbe una conseguenza inevitabile della respirazione cellulare.

Perché dormiamo? La risposta a questa domanda rimane uno dei grandi misteri della biologia. Come scrisse il neurofisiologo Alan Rechtschaffen: «Se il sonno non avesse una funzione assolutamente vitale, sarebbe il più grande errore che l’evoluzione abbia mai compiuto». Dormire, cioè disconnettersi dal mondo per ore, è un comportamento apparentemente rischioso: durante il sonno non possiamo nutrirci, riprodurci o fuggire dai predatori. Eppure, tutti gli animali studiati finora dormono, in forme e con durate diverse: dalle meduse agli insetti, dalle seppie ai draghi barbuti.

Voci pro e voci contro: il NITAG e le decisioni sulla salute

una bilancia con un libro e un microfono

Pianificare un intervento preventivo per l’intera popolazione, come può essere l’offerta vaccinale, oggi necessita di conoscenze di così ampio spettro che solo un lavoro di equipe, di confronto e condivisione può garantire una scelta aggiornata, basata su un rapporto tra benefici e rischi positivo a favore delle persone. Nella discussione intorno alle nomine Nitag, l’aspetto del bene comune è quello che più si è perso di vista.

...È necessario esibire la documentazione dei controlli che sono stati fatti, presentare la storia della ricerca e della sperimentazione. Questo è il metodo che ha permesso di distinguere i “fatti” dalle “opinioni”, non esiste par condicio nella scienza. Diversamente, ognuno di noi potrebbe dire quello che gli passa per la mente. In un programma scientifico devono parlare solo le persone che sono qualificate, non quelle che sono “inqualificate” o “squalificate”
Piero Angela, 2018

L'avanzata dei governi illiberali che minaccia la scienza

ritratto di Isaac Newton con bocca coperta da nastro adesivo

La ricerca accademica, nata nei secoli come baluardo di libertà e pluralismo, oggi è sempre più ostaggio di governi che vogliono controllarne temi, metodi e linguaggi. Negli Stati Uniti l’amministrazione Trump ha imposto tagli, censure e compromessi ideologici, mentre in Europa altri paesi, tra cui in nostro, percorrono strade simili. In Italia la politicizzazione della ricerca, il clientelismo nelle nomine e l'amicalismo segnalano una deriva preoccupante

Il mondo accademico occidentale si trova di fronte a un bivio. È abbastanza evidente, alla luce delle discussioni interne e delle risposte che negli Stati Uniti le università, le accademie, gli enti di ricerca, le agenzie regolatorie eccetera stanno dando agli ordini, ai ricatti, alle ritorsioni e alle censure da parte dell’amministrazione Trump. Quello che sta accadendo nel più vasto e potente sistema della ricerca e dell’insegnamento al mondo sollecita riflessioni. Al di là delle reazioni di pancia. Non per la novità delle idee che ispirano le azioni, ma per le dimensioni e le forme.

Reazione genetica a catena: la storia del gene drive

una zanzara del genere Anopheles

In "Reazione genetica a catena" (il Mulino, 2025), il medico e microbiologo Andrea Crisanti racconta, a partire dal suo percorso personale, la nascita del gene drive, la biotecnologia che potrebbe eliminare malattie come la malaria intervenendo sulle zanzare vettori. Tra storia della ricerca e autobiografia scientifica, il saggio intreccia vicende personali, scoperte di laboratorio e riflessioni sulla lotta contro uno dei parassiti tutt’oggi più letali per l’essere umano

Chi non ha mai pensato, almeno in una calda sera estiva, di liberarsi per sempre delle zanzare? Una possibilità che oggi non è più teorica, e non ha certo il solo ruolo di risolverci il fastidio delle punture o delle sveglie notturne per un ronzio troppo vicino all’orecchio. Lo scopo, infatti, sarebbe di portata ben più ampia: quello di eliminare in modo definitivo le malattie di cui questi insetti sono vettori.  A partire dalla malaria, che in effetti è stata la leva dello sviluppo di quella biotecnologia nota come gene drive – teoria una ventina d’anni fa, possibilità oggi.

A spasso con i coccodrilli del Cretaceo nel Villaggio del Pescatore

fossile di Acynodon adriaticus

Al Villaggio del Pescatore, sito paleontologico vicino Trieste, c’è un fossile di coccodrillo dalle caratteristiche insolite. Attraverso questo reperto, il paleontologo Marco Muscioni racconta la ricchezza di un ambiente lontano 80 milioni di anni.

Nell'immagine: fotografia del fossile di Acynodon adriaticus (a sinistra) e sua interpretazione grafica (a destra). Crediti: Muscioni M, Chiarenza AA, Fernandez DBH et al (2024). Cranial anatomy of Acynodon adriaticus and extreme durophagous adaptations in Eusuchia (Reptilia: Crocodylomorpha). The Anatomical Record, 307(12), 3653–3684. Licenza: CC BY 4.0

Pesci antichi, grandi dinosauri e coccodrilli dall’anatomia insolita. Questo è il Villaggio del Pescatore in Friuli-Venezia Giulia, uno dei più importanti siti paleontologici d’Italia e d’Europa. Si tratta di un lagerstätte, termine usato per identificare i giacimenti che ospitano grandi quantità di esemplari conservati in modo eccezionale. 

PFAS: sostanze invisibili, rischi concreti

fiume in pianura

Dopo la recente sentenza sul disastro ambientale in Veneto, che ha stabilito un precedente importante, l’attenzione sui PFAS è alta: questi inquinanti pervasivi e persistenti possono avere effetti dannosi sulla salute e dovrebbero essere limitati in misura maggiore. Abbiamo fatto il punto sulla situazione e sulla normativa esistente, che una grande organizzazione di consumatori chiede – lanciando una petizione - di rendere più severa.

Dopo quattro anni di dibattiti e oltre 170 udienze, il 26 giugno la Corte d’Assise di Vicenza ha emesso la sentenza: undici condanne e quattro assoluzioni, per un totale di 141 anni di carcere nei confronti degli imputati riconosciuti colpevoli del maxi-inquinamento da PFAS delle acque superficiali, di falda e degli acquedotti in Veneto; 11 dirigenti dell’azienda chimica Miteni sono stati condannati in primo grado per disastro ambien

La gold standard science di Trump è un’ulteriore minaccia per la ricerca

National Health Institutes dietro le sbarre

Con due nuovi ordini esecutivi, l’amministrazione Trump ridefinisce il concetto di integrità scientifica, imponendo un controllo politico diretto sulla produzione, selezione e comunicazione della ricerca. Ma dietro l’apparente richiamo a standard elevati si cela il rischio di censura, delegittimazione delle prove scomode e indebolimento del ruolo indipendente della comunità scientifica.

Nell'immagine di copertina: rielaborazione della sede dei National Health Institutes

Sin dai primi giorni del suo insediamento, l’amministrazione Trump ha preso diverse decisioni politiche che hanno avuto pesanti ripercussioni sulla ricerca scientifica, in particolare andando a colpire le agenzie federali e gli atenei.

Nanoplastiche, quando il piccolo non è così bello

bottiglie di plastica con filtro azzurro

Il “piccolo” che mezzo secolo fa evocava un’economia sostenibile oggi si manifesta nelle nanoplastiche, frammenti invisibili ma onnipresenti negli oceani. Una ricerca internazionale ha stimato nell’Atlantico almeno 27 milioni di tonnellate di queste particelle, rivelandole come la principale componente dell’inquinamento plastico marino e svelando il mistero della plastica “scomparsa” dagli ecosistemi.

Qualcuno certamente ricorda Piccolo è bello (il sottotitolo era Uno studio di economia come se la gente contasse qualcosa). Pubblicato nel 1973, un anno dopo I limiti della crescita del Club di Roma e nel mezzo della crisi petrolifera, era una raccolta di saggi che anticipava molti temi ambientalisti dei decenni successivi. Il titolo è rimasto il simbolo di un’economia attenta all’ambiente e ai limiti posti dal rispetto della natura.