fbpx June 2025 | Scienza in rete

June 2025

Diminuisce la protezione del lupo, ma la scelta ha poca base scientifica

lupo appenninico

Il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso di declassare il lupo da specie “strettamente protetta” a “protetta” nella direttiva Habitat. Una scelta giustificata da ragioni socioeconomiche e di convivenza con gli esseri umani, ma che secondo molti esponenti del mondo della ricerca manca di basi scientifiche solide. Ne abbiamo parlato con Ettore Randi e Marco Musiani, esperti di conservazione e monitoraggio dei grandi carnivori.

Lo scorso 5 giugno il Consiglio europeo ha accettato di modificare la direttiva Habitat: il lupo passa da strettamente protetto a protetto per «migliorare la coesistenza con l’essere umano e per minimizzare l’impatto della popolazione di lupi in crescita, incluso a livello socioeconomico».

La prima luce del telescopio Vera Rubin svela milioni di galassie e sorprese

immagine delle galassie fotografata dal telescopio Vera Rubin

Le prime immagini del telescopio Vera Rubin non colpiscono solo per bellezza, ma per dimensioni e potenza: sono composte da 3,2 miliardi di pixel e mostrano porzioni di cielo vastissime, come l’ammasso della Vergine con 10 milioni di galassie. In sette notti, il telescopio ha già scoperto oltre 2.100 asteroidi. La sua missione decennale prevede di scandagliare il cielo australe ogni tre giorni, per rivelare oggetti in movimento, stelle variabili, supernove e la materia oscura.

Crediti immagine: NSF–DOE Vera C. Rubin Observatory. Licenza: CC BY 4.0

Mentre è facile essere travolti dalla bellezza e nitidezza delle immagini della prima luce del telescopio Vera Rubin, è meno immediato apprezzare la caratteristica che le rende uniche: le loro dimensioni. Sono state prodotte da una camera da 3,2 miliardi di pixel, la più grande mai costruita. Coprono una superficie di cielo pari a una trentina di lune piene e sono così grandi che devono essere mostrate a pezzi.

L’onda degli anti-diritti all’attacco delle istituzioni democratiche europee

Un’articolata rete internazionale di organizzazioni anti-diritti, professionali e ben finanziate, sta erodendo dall’interno le politiche europee su sessualità, riproduzione, identità di genere e autodeterminazione. Dietro un linguaggio laico e scientifico si cela una strategia conservatrice globale, sostenuta da fondi religiosi, oligarchi, tech magnati e governi autoritari. Un rapporto EPF ne ricostruisce struttura, obiettivi e finanziamenti.

In Europa è attiva una rete di organizzazioni nazionali e internazionali, collegate tra loro a diversi livelli, formali e informali, ben finanziate, che lavorano con un approccio professionale e mirano a svuotare dall’interno le istituzioni democratiche nel settore dei diritti sessuali e riproduttivi. Nel corso degli ultimi anni il loro numero è cresciuto in tutto il continente, anche nei Paesi del Nord, come Svezia e Norvegia, dove un tempo la loro presenza era molto limitata.

Femminicidio: la strategia perdente

disegno di un volto femminile percorso da crepe

Il femminicidio non è un fatto isolato o frutto di un raptus: è l’esito estremo di un sistema di disuguaglianze e violenze radicate nella cultura patriarcale. Le risposte repressive e securitarie, come il disegno di legge sull’introduzione del reato di femminicidio, non bastano e si limitano a interventi di facciata: servono invece prevenzione, educazione alle relazioni e al rispetto, per scardinare stereotipi e ruoli di genere che alimentano la violenza.

Aumenta, purtroppo a ritmo costante, l’elenco dei nomi che si aggiungono alla conta delle vittime di femminicidio e la stampa, assieme alla politica, torna a parlare di violenza contro le donne. L’argomento meriterebbe attenzione tutti i giorni dell’anno, non solo quando i fatti di cronaca lo richiamano, e deve essere affrontato con gli strumenti giusti: quelli della prevenzione e dell’educazione, perché le misure repressive non sono sufficienti a scoraggiare gli atti di violenza.

La lebbra prima di Colombo: la genetica riscrive la storia

Mycobacterium leprae

La lebbra è una malattia antica che ancora oggi colpisce migliaia di persone nel mondo, soprattutto in Asia, Africa e America Latina. Un nuovo studio internazionale, grazie alle analisi genetiche su resti antichi e campioni moderni, riscrive la storia della sua diffusione nelle Americhe, rivelando origini molto più remote di quanto si pensasse finora.

Nell'immagine di copertina: Mycobacterium leprae, a lungo ritenuto l'unico patogeno responsabile della lebbra e introdotto nelle Americhe dai colonizzatori europei

La storia della lebbra si intreccia da millenni con quella dell’umanità, alimentando timori, leggende e, purtroppo, pregiudizi. Per lungo tempo abbiamo pensato di conoscerne con certezza le origini e i percorsi di diffusione, soprattutto in relazione all’arrivo nelle Americhe, tradizionalmente attribuito ai colonizzatori europei. Tuttavia, negli ultimi anni nuove scoperte scientifiche hanno iniziato a mettere in discussione questo scenario.

Alcune cose da sapere sulla bomba nucleare oggi

esplosione della bomba su Nagasaki

Gli Stati Uniti attaccano l’Iran subito dopo Israele con l'accusa di voler costruire la bomba nucleare, che nel frattempo continua a massacrare Gaza. La Russia fa lo stesso con l’Ucraina e la Francia ipotizza di creare un ombrello nucleare europeo. Con la scusa della deterrenza crescono escalation e morti. Facciamo il punto su alcune cose da sapere sulla bomba nucleare, anche in occasione dell’uscita del libro postumo di Pietro Greco “L’atomica e le responsabilità della scienza” (L’asino d’oro, 2025).

Immagine: bomba su Nagasaki Charles Levy - U.S. National Archives and Records Administration

Trump alla fine ha deciso di unirsi ai bombardamenti israeliani contro l’Iran per smantellarne con la forza il probabile programma nucleare. Le minacce della Russia più o meno implicite di usare la bomba nucleare con l’Ucraina sono sempre presenti, e la Corea del Nord fa lo stesso con la Corea del Sud.

Conferenza ONU sull'oceano: molte promesse, il mare vuole i fatti

tartaruga marina con banco di pesci

Dal 7 al 13 giugno scorsi si è tenuta a Nizza UNOC3, la terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani. Un evento in grande stile, con oltre 15.000 partecipanti da tutto il mondo. Il summit ha ribadito l'urgenza di proteggere gli ecosistemi marini e prodotto un piano di azione, che resta però vago sugli strumenti concreti. Il rischio è che resti solo una dichiarazione di intenti, quando l'urgenza di azione è massima.

Crediti immagine: foto di Oleksandr Sushko su Unsplash

Una biglia blu, a blu marble. Così appariva il nostro pianeta in una delle prime iconiche foto che lo ritraeva dallo spazio, scattata nel 1972 dall’Apollo 17. Un'immagine illuminata della Terra, divenuta simbolo della sua bellezza e fragilità. Una biglia blu, un pianeta blu, perché al 70% formato dagli oceani. Vasti luoghi sommersi di cui per secoli la nostra specie ha solo intuito la superficie e ignorato la complessità fisica e biologica.

2025, l’anno dei ghiacciai: tra perdita del ghiaccio e futuro dell’acqua

la parete nord del Monte Disgrazia

Dalle Alpi all’Himalaya, i ghiacciai sono in ritiro in tutto il mondo. In occasione dell’Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai, abbiamo fatto un breve viaggio tra crisi idrica e strategie di adattamento, facendoci aiutare a capire i problemi più importanti da Leonardo Stucchi, ingegnere e ricercatore al Politecnico di Milano.

In copertina: la parete nord del Monte Disgrazia, una delle principali vette della Valtellina centrale. Crediti: Gaggi Luca 76/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY SA 3.0

Il 2025 è stato proclamato dall’UNESCO Anno Internazionale della Conservazione dei Ghiacciai; è un invito a riflettere su una delle crisi più silenziose ma devastanti del nostro tempo: il collasso della criosfera, quella estesa porzione del sistema terrestre composta da ghiacci continentali e marini. Le Alpi, cuore idrico del continente europeo, sono uno dei laboratori naturali più evidenti per osservare gli effetti del riscaldamento globale.

Maccacaro, sapere per cambiare

la copertina degli scritti di Maccacaro ripubblicati da Pgreco

Ha rivoluzionato scienza e medicina negli anni Sessanta e Settanta, promuovendo una visione emancipatrice e democratica della salute: Giulio Alfredo Maccacaro è stato uno studioso e militante che ha lottato per una medicina libera dal potere e attenta ai diritti e alla dignità di ogni persona.

Giulio Alfredo Maccacaro è stato uno dei più importanti protagonisti del profondo cambiamento che ha investito la scienza e la medicina negli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Il suo è stato un contributo che ha ribaltato il modo di intendere e operare nella scienza, ripensandone il ruolo, lo statuto, gli strumenti, le interazioni, le finalità.