fbpx La comunicazione dell’adattamento al cambiamento climatico nel PNACC | Scienza in rete

La comunicazione dell’adattamento al cambiamento climatico nel PNACC

Tempo di lettura: 8 mins

1. Introduzione

La diversità degli impatti del cambiamento climatico e degli attori coinvolti nell’adattamento fanno della comunicazione un tassello fondamentale nel percorso di attuazione del PNACC1. È attraverso la comunicazione che si informano e si consultano la società civile e i portatori di interesse, coinvolgendo cittadini, imprese ed enti locali nelle decisioni, e costruendo un consenso attorno a politiche e azioni che hanno a venire. È attraverso la comunicazione che si supportano anche l’esatta definizione e il buon funzionamento della governance dell’adattamento, in direzione di un’efficace azione di sistema.

Materiali e spunti sulle possibili azioni di comunicazione e partecipazione non mancano. Il PNACC parla di informazione, divulgazione e campagne di sensibilizzazione, di educazione nelle scuole e di formazione di amministratori pubblici, organizzazioni di categoria e professionisti, ma anche di processi organizzativi e partecipativi, dello sviluppo di reti a supporto del processo decisionale e politico, e dell’istituzione di un Forum permanente dedicato all’informazione e al coinvolgimento dei portatori di interessi e della società civile (PNACC, p. 101). A oggi tuttavia le maggiori urgenze riguardano l’individuazione delle risorse necessarie a supportare queste azioni di comunicazione. Dall’attivazione dell’Osservatorio nazionale nella definizione delle specifiche fonti di finanziamento, alle professionalità che, pur non specificate nel Piano, si auspica contribuiranno a costituire e supportare il Forum. Pensiamo in particolare al ruolo di comunicatori della scienza, esperti di comunicazione del rischio, psicologi e sociologi. Detto questo le azioni di comunicazione nel PNACC si articolano su due grandi fronti, che sono le azioni di Informazione, e quelle relative ai Processi organizzativi e partecipativi.

2. Per decidere bisogna conoscere

Per quanto riguarda le azioni di informazione2 come la divulgazione, l’educazione e la formazione, fondamentale per la comunicazione dell’adattamento è puntare sulla chiarezza di obiettivi e messaggi, coerentemente con gli scopi del PNACC e dei Piani di azione, e sull’efficace diffusione e condivisione delle informazioni. Il PNACC fornisce alcune indicazioni sulla comunicazione di Strategie e Piani di Azione (Allegato I, pp. 53-54; Allegato II, pp. 132-134) e del monitoraggio dell’implementazione (Allegato I, pp. 130-133; Allegato II, pp. 161-162). A questo proposito, si segnala, per le campagne informative e di sensibilizzazione sarebbe utile fornire alle Regioni e alle Pubbliche Amministrazioni prodotti editoriali personalizzabili per la predisposizione del Quadro Climatico e per la produzione di materiali informativi sintetici sugli scenari climatici, gli impatti a livello locale, le Strategie, i Piani di Azione e il significato delle azioni di adattamento. Inoltre, per promuovere l’accessibilità e la condivisione delle informazioni, è importante che le campagne di comunicazione tengano conto delle caratteristiche della popolazione, e quindi dell’effetto dei numerosi fattori che sono noti influenzare la partecipazione e l’accettazione delle politiche di adattamento (quali età, genere, educazione, status economico, orientamento politico, credenze e consapevolezza ambientale)3. Questa indicazione sarebbe da riferirsi anche all’“elaborazione di piani di comunicazione specifici per ogni settore”, nell’ambito delle attività di comunicazione di Strategie e Piani di Azione (Allegato I, p. 54). Inoltre, quanto alla citazione nel PNACC degli ottimi consigli del manuale sviluppato da Climate Outreach su commissione dell’IPCC nel 2018 per una buona comunicazione del cambiamento climatico (Allegato I, p. 132), è utile osservare che su questo importante tema è disponibile oggi una letteratura scientifica più ampia e aggiornata con numerosi suggerimenti e raccomandazioni dalla sociologia, psicologia e comunicazione del rischio4.

Per finire, da un punto di vista strategico, si segnala che puntare ad alimentare una forte sinergia tra Forum e Comitato5 consentirebbe di sviluppare azioni di Informazione studiate appositamente per supportare i Processi organizzativi e partecipativi, in funzione degli obiettivi e attività programmate dal Comitato.

3. La partecipazione non è un optional

I Processi organizzativi e partecipativi6 rappresentano il cuore delle attività di comunicazione nell’attuazione di un Piano tanto sfidante e complesso. Fondamentale è prevedere obiettivi concreti di partecipazione della società sia ai processi decisionali sia alle delicate fasi di implementazione delle politiche. Ciò che serve è quindi organizzare e avviare effettivi percorsi di partecipazione della società civile e degli stakeholder, con particolare attenzione anche al settore privato7, superando di gran lunga i più basilari e pur necessari obiettivi di divulgazione “su quanto sta succedendo” e “su quanto è stato deciso”, per puntare a un vero e proprio dialogo con la società, le comunità, le imprese e gli enti locali, in grado di dare concretezza alle azioni di comunicazione e agli obiettivi di partecipazione fin dalle prime fasi dell’attuazione.

Per supportare i processi decisionali in Italia urge da tempo animare un dibattito pubblico a diverse scale sull’individuazione e l’implementazione di soluzioni ad hoc di adattamento a livello regionale e locale. Parliamo di quel dibattito pubblico che avrebbe sicuramente giovato di un maggior impegno nella comunicazione collegata alla consultazione pubblica del 2023. A questo proposito e di buon auspicio per il futuro si ricorda che, come indicano le “Linee guida sulla consultazione pubblica in Italia” (Direttiva 31 maggio 2017), le attività di comunicazione e la diffusione di un rapporto di sintesi degli esiti della consultazione rappresentano strategie preziose per supportare i processi consultivi e favorire il coinvolgimento dei cittadini.

Dal punto di vista metodologico è utile puntare al coinvolgimento di comunità, associazioni e reti preesistenti, oltre che alla creazione di nuovi gruppi. A proposito di metodi, le strategie suggerite nel PNACC includono l’organizzazione di conferenze, workshop, focus group, consultazioni pubbliche e assemblee cittadine (Allegato I, Scheda A.4.2 , p. 6-7 di 71; Allegato II, Scheda A.4.2, p. 13 di 58) . Di supporto per queste attività sarebbe quindi lo sviluppo di manuali user-friendly per la comunicazione di indicazioni e buone pratiche di partecipazione, a partire da quanto enunciato nei capitoli A.4.1, A.4.2 e nelle rispettive Schede Operative degli Allegati I-II sui temi della selezione e integrazione degli stakeholder. Inoltre la Piattaforma nazionale sull’adattamento ai cambiamenti climatici, considerata lo strumento informatico di riferimento per i lavori del Forum, può rappresentare un ottimo punto di partenza per lo sviluppo di strumenti operativi, oltre che informativi, a supporto della comunicazione tra cittadini e tra portatori di interesse, per agevolare la condivisione di contatti, metodi e buone pratiche. A questa osservazione si potrebbe collegare l’azione di “sviluppo di una piattaforma online per lo scambio di informazioni ed esperienze” citata tra le attività di comunicazione di Strategie e Piani di Azione (Allegato I, p. 54).

4. Coerenza, urgenza, e fiducia

Badando alle priorità, a viaggiare a braccetto con il tema a oggi irrisolto delle risorse è sicuramente quello della coerenza, nodo cruciale di un’efficace comunicazione. Secondo molti il PNACC necessiterebbe fin da ora di una sostanziale riformulazione per passare da quello che è definito un documento di indirizzo a un vero e proprio programma e piano di azioni concrete. Ragionevolmente, nel rispetto della partecipazione attiva della società e delle specifiche caratteristiche e vulnerabilità dei territori, le maggiori criticità comunicative del Piano sembrano riguardare più la carente definizione e comunicazione delle “regole del gioco” – dai target generali di adattamento e le priorità alla definizione della governance – che non le azioni da mettere in campo. I maggiori rischi riguardano i possibili ritardi e la dispersione nell’ambito di decisioni, azioni e risorse, e una più limitata capacità di neutralizzare e rimuovere gli ostacoli all’implementazione8. Rispetto alla garanzia della congruità degli interventi in direzione di obiettivi di adattamento chiari e condivisi, centrale sarà quindi la cura dedicata all’elaborazione del piano di comunicazione per la pubblicazione e diffusione dei risultati delle attività del Sistema di Monitoraggio, Reporting e Valutazione (Allegato I, p. 131-133; Allegato II, p. 162).

Infine, a proposito di coerenza, la comunicazione del rischio insegna che la credibilità delle istituzioni è fondamentale per coltivare e nutrire il senso di fiducia delle persone, contribuendo a una risposta efficace ai pericoli climatici9. Per questo motivo sarebbe urgente partire da subito con una pulizia del dibattito politico dalle insidie del negazionismo e dell’inattivismo , e dalla pubblica assunzione di responsabilità e impegno dei decisori politici nel supportare un dibattito vivo e informato sulle soluzioni dell’adattamento (e non solo) ai cambiamenti climatici nel nostro Paese.

Note

1. Le azioni di comunicazione previste dal PNACC rientrano nella tipologia di azioni di tipo A (soft), con l’obiettivo di “una maggiore conoscenza o lo sviluppo di un contesto organizzativo, istituzionale e legislativo favorevole” e sono considerate propedeutiche alla realizzazione delle azioni di tipo B (non soft) (PNACC, p. 90).
2. Si intende qui la macrocategoria delle azioni “Informazione” (ID I), con particolare riferimento alla categoria “Divulgazione, percezione, consapevolezza e formazione” (ID F) (PNACC, p. 90, Tabella 8).
3. Schwirplies C (2018) Citizens' Acceptance of Climate Change Adaptation and Mitigation: A Survey in China, Germany, and the U.S. Ecological Economics, 145, March 2018, pp. 308-22. Johnson E, Nemet GF (2010) Willingness to pay for climate policy: a review of estimates. In: La Follette School Working Paper No. 2010-011. La Follette School of Public Affairs, Madison, WI.
4. Re S (2021) La transizione ecologica, un impegno di rinnovamento sociale non più revocabile. Scienza in rete, 9 aprile 2021.
5. Distinzione spiegata a pag. 100 del PNACC.
6. Si intende qui la macrocategoria “Processi organizzativi e partecipativi” (ID SSS), con particolare riferimento alla categoria “Partenariato e partecipazione” (ID PP) (PNACC, p. 90, Tabella 8).
7. Klein J et al. (2018) The role of the private sector and citizens in urban climate change adaptation: Evidence from a global assessment of large cities. Global Environmental Change, 53, November 2018, pp. 127-36.
8. Cioè gli ostacoli “di carattere normativo, regolamentare e procedurale da mitigare e, laddove possibile, rimuovere” (PNACC, p. 86).
9. Per “pericoli climatici” si intendono quelle variazioni delle diverse caratteristiche del clima che assumono un’entità tale da poter causare impatti negativi sui sistemi ambientali e socioeconomici (PNACC, p. 18).
10. “Il climatologo Michael Mann: «Ci è stato fatto questo fantastico dono: la Terra. Abbiamo il dovere etico di non distruggerla per le generazioni future»”, intervista di Stella Levantesi a Michael Mann, Valigia Blu, 22 aprile 2022; www.valigiablu.it/crisi-climatica-guerra-combustibili-fossili/

 


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.