fbpx September 2023 | Scienza in rete

September 2023

Come il cambiamento climatico ha cambiato le co-migrazioni

Uno studio analizza 15 anni di dati per valutare come siano cambiate le associazioni tra specie diverse di uccelli migratori che, ogni primavera, transitano sull’isola di Ponza. L’approccio, che per la prima volta consente di fornire un quadro d’insieme dei dati sulle diverse specie, evidenzia una sincronizzazione sempre maggiore tra diverse specie di migratori, in particolare quelli provenienti dall’Africa sub-sahariana, probabilmente a causa del cambiamento climatico in corso.

Crediti immagine: balia dal collare (F. albicollis) fotografata dal Centro italiano per lo studio e la conservazione dell'ambiente (CISCA) nel centro di inanellamento di Ponza.

Chi viaggia con chi? Le migrazioni degli animali, e in particolare quelle degli uccelli, sono state e sono sempre oggetto di numerosissimi studi. Le ricerche spaziano dal campo della fisiologia, per capire per esempio come le specie riescano ad affrontare, dal punto di vista metabolico, distanze impressionanti, o come si orientino nello spazio; alle indagini dedicate a studiare gli effetti dei cambiamenti climatici e delle loro alterazioni sulla temperatura del globo sulle popolazioni di migratori.

La responsabilità per i danni provocati dal cambiamento climatico e l’attribution science

Sono in aumento le controversie e le azioni giudiziarie riguardanti il cambiamento climatico o volte a ottenere un risarcimento dei danni dovuti a determinati eventi atmosferici nei confronti di soggetti ritenuti responsabili. È, questo, un effetto dei risultati dell'attribution science, una disciplina volta a chiarire quale sia il rapporto causale tra il verificarsi di eventi meteorologici estremi e il cambiamento climatico.

Crediti immagine: Markus Spiske/Unsplash

In un articolo di dieci anni fa, trattando il tema delle climate litigations, le controversie giudiziarie concernenti il cambiamento climatico, l’autrice osservava che per la maggior parte esse erano promosse contro i governi per ottenere l’introduzione di limiti o controlli sulle attività produttive di emissioni di gas serra oppure contro le imprese coinvolte nella loro produzione (soprattutto multinazionali del petrolio) per ottenere il rispetto di normative esistenti.

Il Covid imbarazzante

Si percepisce un certo imbarazzo nel ricominciare a dover parlare di Covid-19, come richiede l'aumento di casi che si registra anche in Italia. La ragione, scrive l'epidemiologa Stefania Salmaso, può forse essere identificata nella mancanza di un processo trasparente che permetta di comprendere in base a quali elementi l’autorità sanitaria formuli raccomandazioni, e che porta al ricorso a opinionisti.

Crediti immagine: visuals/Unsplash

“Un Covid-19 imbarazzante”: potrebbe essere il titolo di una novella di Calvino o di una filastrocca di Rodari, ma è quanto stiamo osservando in questi giorni. L’aumento di frequenza di infezioni da SARS-CoV-2 in diverse aree del mondo, inclusa l’Italia, ha costretto la stampa corrente e i media in generale a doversene occupare di nuovo. Però spesso se ne parla con una sorta di imbarazzo e solo per dovere di cronaca, e se si passa a discutere di eventuali contromisure l’imbarazzo è ancora più evidente.

Le aree protette sono un’opportunità di sviluppo, anche turistico

Le aree protette, da quelle riconosciute dallo IUCN a quelle della rete Natura 2000 a quelle nazionali, tra parchi, riserve e aree marine protette, sono un’opportunità di sviluppo culturale (oltre che scientifico). Si usino per trasformare il turismo da un’attività economica basata sul sovrasfruttamento a una basata sulla qualità e l’equilibrio.

Foto di Jacopo Mengarelli: cartello di avviso nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini sulle misure in vigore all'interno della zona di massima protezione, poco segnalata in tutto il parco; la presenza di limitazioni categoriche senza motivazioni a loro sostegno può portare a contromisure come quelle visibili nella foto.

Su Scienza in rete abbiamo recentemente parlato tanto degli impatti che il turismo ha sull’ambiente quanto delle soluzioni da mettere in campo per ridurli.

Decreto Caivano e salute mentale: l’urgenza di fare prevenzione nella scuola

Alcuni recenti casi di cronaca che hanno visto coinvolti minorenni e giovani adulti in gravi reati penali  hanno scosso l’opinione pubblica; il governo ha risposto con il decreto Caivano, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile. Ma interamente basato sulla repressione: manca, nelle nostre istituzioni, un approccio preventivo al disagio. 

Crediti immagine: Ivan Aleksic/Unsplash

Recentemente è ripresa la discussione sulla qualità della scuola italiana, anche con voci allarmate. All’allarme contribuisce la soluzione esclusivamente repressiva contenuta nel decreto Caivano. Va ricordato che la scuola offre opportunità uniche per affrontare problemi che non sono solo di apprendimento, e che le professionalità che ruotano intorno alla scuola (a tutti i livelli) non sono solo quella degli insegnanti.

Ecco il Piano Amaldi-Maiani per arrivare allo 0,75% del PIL in ricerca pubblica

Bisogna aggiungere 6,4 miliardi di euro nel periodo 2024-2027 ai fondi già programmati dalla legge di bilancio 2022, non particolarmente generosa con il mondo della ricerca, per agganciare il resto dell’Europa. È quanto propone il “Piano quadriennale 2024-2027 per la ricerca pubblica” pubblicato il 6 settembre sul sito dell’Accademia dei Lincei

I geni di Neanderthal hanno reso il Covid più grave

Un uomo primitivo con zagaglia, blazer e valigetta ventiquattrore"--"

Lo studio Origin dell’Istituto Mario Negri ha individuato varianti genetiche provenienti dall'uomo di Neanderthal nel DNA di chi ha avuto la malattia nella forma più grave. 

Crediti immagine: Crawford Jolly/Unsplash

Un piccolo gruppo di geni che abbiamo ereditato dall’uomo di Neanderthal - e dalle sue relazioni amorose con i nostri antenati sapiens - ci espone oggi al rischio di sviluppare il Covid in forma grave. È questa la singolare conclusione dello studio Origin dell’Istituto Mario Negri, presentato ieri a Milano e pubblicato sulla rivista iScience.

Perché non possiamo ancora archiviare Covid-19

La convivenza con Covid-19 non può ancora affatto dirsi stabilizzata, soprattutto a causa della grande variabilità di SARS-CoV-2. Per questa ragione, mentre il numero di casi in Italia è in aumento, è necessario  limitare l'impatto delle infezioni agendo su due fronti, non alternativi tra loro: ridurre la quota delle persone tornate parzialmente suscettibili e limitare le probabilità di emergenza di nuove varianti.

Crediti immagine: Prasesh Shiwakoti (Lomash)/Unsplash

Si è tentato più volte di archiviare Covid-19, cercando di lasciarci alle spalle un’esperienza degna del peggior romanzo distopico (circa 770 milioni di casi registrati ufficialmente in tutto il mondo e circa 18 milioni di decessi stimati), ma a quanto pare la preconizzata “convivenza” con i virus della famiglia non si è ancora stabilizzata e ci vorrà un arco di tempo dell’ordine di diversi anni per arrivarci.

Etica e medicina oggi

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