fbpx February 2023 | Scienza in rete

February 2023

Perché le gocce di vetro del Principe Rupert esplodono?

Marco Taddia ci parla di quelle conosciute come Gocce di Rupert, particolari oggetti in vetro molto in voga nel '600 e tuttora protagoniste di alcuni studi scientifici.

Crediti immagine: Wikimedia Commons

Riferiscono le cronache dell’epoca che uno scherzo in voga nelle corti europee del ‘600 consisteva nel porgere al vicino una goccia di vetro solido a forma di lacrima e, dopo che l’altro l’aveva tra le mani, spezzarne la coda provocando in tal modo una piccola deflagrazione che la riduceva in polvere. Forse la cosa non avrebbe stupito più di tanto se prima non si fosse mostrato agli astanti che percuotendo la goccia con un martello essa restava intatta esibendo una durezza eccezionale.

In un clima sempre più caldo, mai sottovalutare il freddo

Paesaggio tropicale disegnato da AI Midjourney

Crediti: Luca Carra via Midjourney: In a tropical landscape a sudden cold blizzard strikes passers-by.

Ondate di caldo e di freddo sono ormai diventate la nuova normalità climatica. Chi fosse interessato seguire l’altalena delle temperature nelle diverse macroregioni del pianeta può seguire la rubrica Weather Extremes compilata periodicamente dal Metdesk britannico sul Guardian. Gli sbalzi di temperatura, talvolta superiori di 10°C rispetto alle medie stagionali, sono riconducibili ai cambiamenti climatici, anche se ci si aspettano ragionevolmente più ondate di calore che di freddo.

La sciagura dei lavori a distanza

Secondo lo studio The Hidden Inequalities of Digitalisation in the Post-Pandemic Context pubblicato dal think tank Bruegel, il lockdown durante la pandemia di Covid-19 ha accelerato il drastico cambiamento delle condizioni del lavoro, in particolare per il numero crescente di lavoratori che offrono servizi attraverso le piattaforme online. Questo ha modificato le condizioni dei lavoratori andando anche oltre la perdita di posti di lavoro, con l’aumento di modalità di impiego non strutturate attraverso contratti standard e una diminuzione del welfare. Le conseguenze del lavoro a distanza sono ancora poco note ma per certi versi preoccupanti, anche sulla salute mentale. Crediti: Midjourney, “Mestieri moderni in un paesaggio di Bruegel”.

Con la pandemia, il lavoro a distanza ha conosciuto una accelerazione, e in qualche modo è stato sdoganato come la nuova normalità. Tuttavia, la crescita dei lavori erogati attraverso piattaforme digitali e di altre forme di lavoro alternativo è solo il sintomo di una trasformazione molto più profonda e duratura dei modelli di lavoro, che è iniziata molto prima della pandemia. La rivoluzione digitale ha infatti modificato radicalmente la struttura dell’impiego e delle competenze richieste, con conseguenze ancora poco note sulle condizioni dei lavoratori e sulla loro salute mentale.

Specie aliene nel Mar Mediterraneo: intervista a Ernesto Azzurro

Bluespotted cornetfish (Fistularia commersonii)

Scienza in rete ha recentemente pubblicato un articolo dedicato alla sempre maggior diffusione delle specie ittiche provenienti dal Mar Rosso nel Mediterraneo, complici i cambiamenti climatici che, riscaldando il mare, forniscono un habitat idoneo a questi animali tropicali. Qui riportiamo un'ulteriore intervista di riferimento a Ernesto Azzurro, senior researcher del CNR-IRBIM ed esperto di specie ittiche invasive.

Crediti immagine: Rickard Zerpe/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY 2.0

Capita sempre più spesso che gli umani introducano, volontariamente o meno, specie animali o vegetali in aree dove prima non erano presenti. Queste specie, che da quel momento prendono il nome di “specie aliene”, possono costituire un problema qualora comincino a diffondersi a dismisura. Il Mar Mediterraneo non è esente da questo fenomeno, essendo ormai popolato da centinaia di organismi che, fino a pochi decenni fa, era impossibile incontrare nelle sue acque.

Sempre di più, sempre più diffuse: le specie invasive nel Mar Mediterraneo

Pterois volitans colour corrected

Un recente studio indaga le dinamiche spazio-temporali che caratterizzano le specie invasive marine nelle nostre acque, confermandone una diffusione sempre maggiore e un aumento sempre più rapido a causa del cambiamento climatico, che riscalda e modifica i parametri fisico-chimici del mare.

Crediti immagine: Jens Petersen, Edit by Lycaon/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 3.0

Il Mar Mediterraneo detiene il triste primato di essere uno dei bacini più ricchi di specie aliene invasive: sono quasi un migliaio quelle censite. E, come mettono in evidenza alcuni studi, il tasso di arrivo e insediamenti di nuove specie ha subito un’impennata in tempi recenti, complici i cambiamenti climatici che, contemporaneamente, rendono queste acque sempre meno idonee ad alcune specie native.

La porta socchiusa delle staminali neurali per la cura della sclerosi multipla progressiva

Immagine al microscopio di cellule staminali neurali umane, marcate per la proteina Sox2 (in verde, contenuta all'interno del nucleo) e la proteina vimentina (in rosso, proteina strutturale del corpo della cellula)

Il team guidato da Gianvito Martino dell'IRCSS San Raffaele ha pubblicato i risultati del primo trail clinico di fase I per il trattamento della sclerosi multipla nella sua forma più grave (progressiva) con cellule staminali neurali: una ricerca che dura da molti anni, e che ha mostrato la capacità di queste cellule d'innescare processi rigenerativi, immunomodulanti e protettivi. 

Nell'immagine: cellule staminali neurali umane, marcate per la proteina Sox2 (in verde, contenuta all'interno del nucleo) e la proteina vimentina (in rosso, proteina strutturale del corpo della cellula). Entrambe le proteine sono marcatori delle cellule staminali neurali. Crediti immagine: Yurui Sun. 

Il 2023 è iniziato con la pubblicazione sulla rivista Nature Medicine dei risultati del primo trial clinico sull’impiego di cellule staminali neurali per il trattamento della sclerosi multipla progressiva, una variante più severa della malattia autoimmune, a oggi priva di trattamenti efficaci. 

Diventare mamma con una cardiopatia congenita: l’importanza di essere seguite fin da prima del concepimento

Il 14 febbraio è la Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite, un gruppo di malattie che colpiscono circa l’1% dei bambini nati (circa 1 neonato ogni 100); alcune sono molto rare, come l’anomalia di Ebstein, la sindrome di ALCPA, della scimitarra e di Hadziselimovic.  

Crediti immagine: Alex Pasarelu/Unsplash

Le cardiopatie congenite sono alterazioni del cuore e dei grossi vasi, spesso incompatibili con la vita. Rappresentano la categoria di malformazioni già presenti alla nascita (congenite) più frequenti (rappresentano il 40% di tutte le malformazioni). Rare e no, richiedono un’assistenza specialistica e un percorso di diagnosi e cura multidisciplinare che accompagni in tutte le fasi della vita.

Ancora forti disparità di genere nelle pubblicazioni scientifiche

In ambito scientifico, per le donne è ancora più difficile, rispetto che per i colleghi maschi, firmare gli articoli (soprattutto come prime autrici) e superare il processo di peer review; ancora, le citazioni risultano inferiori per le donne. E i fattori alla base sembrano essere culturali e difficili da eradicare.

Crediti immagine: Diane Serik/Unsplash

Il discorso sulla parità di genere negli ambienti di lavoro è diventato sempre più centrale nel dibattito pubblico e politico, e l’accademia, così come la ricerca scientifica, non è rimasta immune, né per quanto riguarda l’effettiva attuazione di una maggiore parità di genere (ma più in generale il concetto può essere esteso a discriminazioni come quelle etniche, religiose o nei confronti delle disabilità), né nel campo di studi scientifici correlati alle statistiche e agli aspetti socio-economici di questa disparità.

Sempre più brevetti per l’uso dell’idrogeno verde

Report della IEA ed EPO fotografano la situazione dei brevetti relativi alle tecnologie a idrogeno depositati nel periodo 2011-2020. Cresce l’interesse per l’idrogeno verde come vettore energetico soprattutto da impiegare in quei settori difficili da decarbonizzare, come l’industria dell’acciaio, ma anche nel settore dei trasporti. Diversi Paesi si dotano di piani per sviluppare le tecnologie a idrogeno: e l’Italia? 

Crediti immagine: Roman/Pixabay

Nel 2021 la domanda globale di idrogeno è stata di circa 94 Mt; di questi, 40 Mt sono stati impiegati dal settore della raffinazione del petrolio o come reagente o come fonte di energia. I restanti 50 Mt di idrogeno sono stati utilizzati dall’industria chimica, di questi: tre quarti sono stati destinati alla produzione di ammoniaca per fertilizzanti, esplosivi e altri prodotti chimici; un quarto per la produzione di metanolo per solventi, carburanti e prodotti petrolchimici.