fbpx September 2019 | Scienza in rete

September 2019

La pulsar esagerata

Raffigurazione pittorica non in scala di un sistema composto da una pulsar (stella di neutroni) e da una nana bianca in orbita reciproca. In accordo con la Relatività Generale, lo spaziotempo viene deformato dalla presenza di ogni massa. Proprio studiando gli effetti che la deformazione indotta dalla nana bianca ha sul segnale della pulsar si è potuto determinare la massa da record di MSP J0740+6620. Crediti: ESO/L. Calçada

Una pulsar al millisecondo è una stella di neutroni in rapidissima rotazione che emette dai suoi poli magnetici intensi segnali radio. La caratteristica più impressionante di questi corpi celesti è la densità: la massa contenuta in un centimetro cubo (più o meno le dimensioni di una zolletta di zucchero) può tranquillamente raggiungere i 200 milioni di tonnellate. E al di sotto di una massa corrispondente a 1,44 masse solari, la materia non riesce a reggere la pressione alla quale è sottoposta e collassa in un fluido ultradenso costituito da neutroni. Ma se questo valore minimo è assodato, non lo è il valore massimo che una stella di neutroni può raggiungere prima che anche il fluido di neutroni finisca col soccombere alla pressione. Un ulteriore collasso, infatti, finirebbe col trasformare una stella di neutroni in un buco nero. Risulta quindi importante studiare stelle di neutroni di massa elevata, che possano gettare un po’ di luce su quel limite suggerendo quali potrebbero essere le condizioni della materia al suo interno. È ciò che sono riusciti a fare Hannah Thankful Cromartie e i suoi colleghi: sfruttando un fenomeno relativistico noto dagli anni Sessanta e una fortunata combinazione di circostanze, hanno potuto determinare la massa di MSP J0740+6620, una pulsar posta a circa 6000 anni luce dalla Terra.

Claudio Elidoro ne parla con Paolo D’Avanzo, astrofisico in forza all’Osservatorio INAF di Brera

Le notizie di scienza della settimana #108

Il ministro Fioramonti ha proposto di tassare merendine e bibite gassate per trovare i soldi per la scuola. Il ministro Di Maio si è detto contrario. Ma l’Organizzazione mondiale della sanità le sostiene, arrivando a suggerire che la tassa potrebbe pesare per il 10-20% del prezzo del prodotto generando così un beneficio economico oltre che di salute. Paesi come Finlandia, Danimarca, Estonia, Francia, Ungheria, Portogallo, Svezia e Messico hanno adottato imposte sui consumi di cibi insalubri, e in alcuni casi detassazioni dei cibi salutari. Leggi l'articolo di Scienza in rete per i dettagli.

Crediti immagine: AJEL/Pixabay. Licenza: Pixabay License

Scienza in Parlamento 

La tassa sulle merendine è motivata? Uno sguardo ai dati delle iniziative europee

Crediti: AJEL/Pixabay

L'idea di una tassa sulle merendine ha scatenato uno sciame di polemiche e discussioni che, al solito, non sempre si basano su fonti affidabili, letteratura scientifica, report internazionali e dati delle sorveglianze di popolazione. In realtà, c'è molto interesse a utilizzare le tasse e i sussidi per migliorare la qualità delle diete nazionali, come ha evidenziato un recente studio dell'OMS, e diversi Paesi ha adottato politiche fiscale per le merendine e le bevande zuccherate. E dai dati presentati a giugno 2019 dall’iniziativa OMS European Childhood Obesity Surveillance Initiative, l'Italia emerge come uno dei Paesi in cui sono state rilevate le più alte percentuali di bambini in eccesso ponderale

Autocitazioni: gli italiani esagerano?

Quanto vale una ricerca e quanto dobbiamo finanziarla? Basta un semplice calcolo delle citazioni ottenute? Oppure la questione è un po' più complessa? (Crediti: Jedediah Laub-Klein, via Flickr)

Quanto vale quella ricerca e quanto dobbiamo finanziarla? Da sempre la comunità scientifica ha individuato gli effetti collaterali causati da un uso brutale dei criteri bibliometrici, come una crescita artificiale del numero di pubblicazioni, strategie citazionali più o meno lecite (leggasi autocitazioni) per incrementare il proprio ranking eccetera. Nonostante questi avvertimenti l'Italia, a partire dalla riforma universitaria del 2010, ha esteso il peso di questi criteri attraverso la creazione dell'ANVUR, l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Due articoli pubblicati recentemente su riviste scientifiche hanno riacceso il dibattito nostrano portando nuovi elementi di discussione. Uno mostra che l'introduzione di criteri strettamente bibliografici per valutare la ricerca induce la comunità scientifica a costituire in modo spontaneo club più o meno numerosi propensi a citarsi vicendevolmente, in una misura chiamata inwardness, che aumenta a seguito dell’introduzione di stringenti criteri bibliometrici nella valutazione della ricerca. Secondo lo studio del biostatistico John Ioannidis, però, l’effetto inwardness può essere dovuto a un numero molto limitato di ricercatori che si citano a vicenda e comunque non si può escludere che il risultato sia dovuto al caso più che alle regole introdotte dall’ANVUR. 

La situazione è complessa e calcolare è un po' come giudicare il pulito dal profumo: non basta, perché la ricerca è un'opera collettiva il cui valore difficilmente può essere fotografato da una semplice formula

Biodiversità appesa a un filo

Torna l'allarme lanciato 57 anni fa Rachel Carson con "Primavera silenziosa". Un nuovo studio, pubblicato su Science, analizza l'abbondanza dell'avifauna negli Stati Uniti e in Canada negli ultimi cinquant'anni. I risultati sono sconfortanti: si registra una perdita del 29 per cento dell'avifauna, corrispondente a quasi tre miliardi di uccelli. Crediti: 3D_Maennchen/Pixabay. Licenza: Pixabay License

Torna l'allarme lanciato 57 anni fa Rachel Carson con "Primavera silenziosa". Un nuovo studio, pubblicato su Science, analizza l'abbondanza dell'avifauna negli Stati Uniti e in Canada negli ultimi cinquant'anni. I risultati sono sconfortanti: si registra una perdita del 29 per cento dell'avifauna, corrispondente a quasi tre miliardi di uccelli. Uno dei dati più preoccupanti, inoltre, è che tale perdita non riguarda solo le specie a rischio, ma anche quelle comuni e più importanti per gli ecosistemi. La ricerca arriva in contemporanea a una lettera firmata da oltre 1.600 scienziati, tra cui il "padre della biodiversità" Thomas Lovejoy, che chiede finanziamenti urgenti per la tutela della biodiversità.

Rinoceronte bianco: più del WWF potè l'ICSI

La femmina Najin all'Ol Pejeta Conservancy. Crediti: Ami Vitale/BioRescue Northern White Rhino Recovery

Del rinoceronte bianco settentrionale non restano che due femmine in vita. Un team internazionale di scienziati, impegnati nel progetto BioRescue per la conservazione della specie, è riuscito a far sviluppare in vitro due embrioni che potranno, un giorno, essere impiantati in una madre surrogata della sottospecie meridionale. È un grande passo per gli scienziati, che hanno dovuto mettere a punto i protolli da applicare su una specie delicata e molto difficile da maneggiare. Tuttavia, anche se impianto e gravidanza andassero a buon fine, la sottospecie settentrionale avrebbe una variabilità genetica praticamente inesistente, per cui il progetto mira a lavorare anche con le cellule staminali

I fisici insistono: riportiamo la ricerca nella Commissione europea

Il 17 settembre è partita una lettera rivolta alla Commissione e al Parlamento europeo affinché la parola "ricerca" venga rimessa nel titolo della Commissaria europea Mariya Gabriel, che al momento fa riferimento solo "alla gioventù e all'innovazione". È un'iniziativa dei fisici, fra i quali molti italiani, come Luciano Maiani e Massimo Inguscio

Il 17 settembre è partita una lettera rivolta alla Commissione e al Parlamento europeo affinché la parola "ricerca" venga rimessa nel titolo della Commissaria europea Mariya Gabriel, che al momento fa riferimento solo "alla gioventù e all'innovazione". È un'iniziativa dei fisici, fra i quali molti italiani, come Luciano Maiani e Massimo Inguscio

Salviamo la ricerca biomedica italiana

Il Gruppo 2003 per la ricerca aderisce al Manifesto "Salviamo la ricerca biomedica" lanciato dai ricercatori Luca Bonini e Marco Tamietto, titolari del progetto ERC Lightup, attaccato con minacce dagli animalisti per aver utilizzato macachi nella ricerca. Al Manifesto stanno aderendo moltissimi ricercatori - fra i quali Erik Kandel, Giacomo Rizzolatti, Silvio Garattini, Jacopo Meldolesi, Ernesto Carafoli, Silvia Priori, molti dei quali del Gruppo 2003 per la ricerca, che negli scorsi mesi è intervenuto in difesa dei due ricercatori minacciati. Invitiamo tutti a firmare dal sito di Research4Life: https://www.research4life.it/ Riportiamo qui di seguito il testo dell Manifesto.

 

Il Gruppo 2003 per la ricerca aderisce al Manifesto "Salviamo la ricerca biomedica", che riportiamo qui, lanciato dai ricercatori Luca Bonini e Marco Tamietto, titolari del progetto ERC Lightup, attaccato con minacce dagli animalisti per aver utilizzato macachi nella ricerca. I firmatari (tra cui molti ricercatori del Gruppo 2003) chiedono di adottare ogni iniziativa utile per permettere al nostro Paese di adeguarsi alla normativa europea in tema di sperimentazione animale, per un maggiore equilibrio tra le esigenze della ricerca scientifica e quelle della protezione degli animali

Le notizie di scienza della settimana #107

Il nuovo Report dell’Ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità “Healthy, prosperous lives for all: the European Health Equity Status Report” fa il punto sulle disuguaglianze di salute in Europa. In sintesi, il gap di salute fra ricchi e poveri si riduce meno dell’atteso. In termini di speranza di vita alla nascita, la differenza media è di 3,9 anni nelle donne (speranza di vita media 82 anni; intervallo: 78,1-86) e di 7,6 anni negli uomini (speranza di vita media 76,2 anni; intervallo: 3,4-15,5). L’Italia (e altri paesi come Grecia e Portogallo) ha i valori più alti di speranza di vita, segno che i fattori protettivi come dieta e coesione sociale riescono a contrastare i fattori di rischio e la presente stagnazione economica. Buona anche la performance dell’Italia nella sopravvivenza libera da malattie. Riconoscendo l’importanza di agire direttamente sui determinanti sociali della salute, l’OMS misura l’effetto di 8 politiche sulla riduzione delle differenze di salute fra classi sociali: (1) aumento di 1.000 dollari del PIL pro capite; (2) riduzione delle disuguaglianze di reddito; (3) riduzione del tasso di disoccupazione; (4) riduzione delle spese private per la salute; (5) aumento delle spese di protezione sociale; (6) aumento del finanziamento del sistema sanitario pubblico; (7) aumento della spesa pubblica in politiche del lavoro; (8) aumento della spesa pubblica nelle abitazioni e condizioni di vita. L’aumento del reddito pro capite è l’unico parametro a non avere effetto sulla disuguaglianze, mentre le politiche del lavoro e le condizioni di vita e abitative hanno l’effetto massimo.

Cronache della ricerca

Xylella: qualche risposta per fare chiarezza

È vero che gli scienziati non sono ancora concordi nel ritenere Xylella responsabile del disseccamento rapido degli ulivi? Perché si parla di epidemia se le piante infette sono poche? Perché non si prendono in considerazione altri fattori per spiegare la malattia delle piante? Enrico Bucci risponde a otto domande ricorrenti su Xylella fastidiosa, un batterio che sta minacciando gli ulivi nei Paesi del Mediterraneo e sul quale è ancora molta la disinformazione