fbpx All'origine della memoria | Scienza in rete

All'origine della memoria

Primary tabs

Read time: 2 mins

Un gruppo di ricercatori italiani ha chiarito il ruolo guida della proteina ERK (Extracellular Regulated Kinase) all'interno dei processi mnemonici. La teoria più accreditata sulla memoria sostiene che i dati vengano immagazzinati nel cervello attraverso il rinforzo di determinate connessioni sinaptiche: Maurizio Giustetto, del Dipartimento di anatomia, farmacologia e medicina legale dell'Università di Torino, in collaborazione con Fabio Benfenati dell'Italian Institute of Technology e dell'Università di Genova, insieme con i loro collaboratori, hanno dimostrato che la proteina ERK può regolare la forza di queste connessioni agendo direttamente sui contatti sinaptici a livello dell'ippocampo. «Funziona come un sensore» spiega Giustetto. «Situata all'interno delle cellule, rivela ciò che sta accadendo all'esterno e lo traduce in una serie di attività biologiche, come per esempio la produzione di nuovi geni o le modifiche dello scheletro cellulare». Su topi geneticamente modificati gli studiosi italiani hanno dimostrato che questa molecola svolge il suo ruolo di regolazione interagendo con le sinapsine, proteine encefaliche importanti nella neurotrasmissione. La scoperta apre prospettive di ricerca non solo nei meccanismi alla base dei processi cognitivi e mnemonici e della loro patologia, ma anche nella comprensione delle alterazioni neurologiche alla base di alcune gravi malattie dello sviluppo e nella dipendenza da sostanze, condizioni in cui la proteina gioca un ruolo fondamentale.

Proc Natl Acad Sci 2009; 106: 9872- 9877 doi:10.1073/pnas.0900077106

Autori: 
Sezioni: 
Indice: 
Neuroscienze

prossimo articolo

La Valle dei dinosauri ritrovata nel Parco dello Stelvio

parete di roccia

Nel cuore delle Alpi, a 2500 metri di quota, si conserva la memoria di un mondo perduto. Pareti quasi verticali di Dolomia Principale, un tipo di roccia sedimentaria, custodiscono migliaia di impronte lasciate 210 milioni di anni fa da dinosauri erbivori che camminavano lungo le rive di un mare tropicale ormai scomparso. Una scoperta eccezionale, avvenuta nel Parco Nazionale dello Stelvio, che apre una finestra senza precedenti sul Triassico europeo e sulla vita sociale dei primi grandi dinosauri.

Prima della formazione delle Alpi, qui esisteva un paesaggio incredibilmente differente. Immaginate una distesa tropicale pianeggiante, lambita dalle acque di un oceano poco profondo e ormai scomparso che oggi chiamiamo Tetide, con un clima che non aveva nulla a che vedere con le vette gelide di oggi. Proprio in questo luogo tanto diverso dall’attualità, 210 milioni di anni fa, il fango soffice ha registrato il passaggio di svariati giganti: si trattava di prosauropodi, dinosauri erbivori dal collo lungo, che si muovevano in branchi lungo le rive di un'antica piattaforma carbonatica.