Vedere, guardare si avvicina molto a quella che potremmo definire un’uscita editoriale irrinunciabile nell’anno internazionale della luce. Ci sono tantissimi modi per affrontare questo argomento, che è così vasto e articolato: uno di questi, adottato dall’autore, consiste proprio nel raccogliere tutto il possibile e provare a raccontarlo in maniera semplice, chiara e avvincente. Questa è l’operazione di Vedere, guardare.
Leggere l’ultimo libro di Piero Bianucci, uno dei più
apprezzati e autorevoli giornalisti scientifici e divulgatori italiani, è un
po’ come entrare in un bazar multiforme e colorato, dove si possono trovare le
cose più disparate, l’una accanto all’altra, tutte legate insieme da un unico
filo rosso: la luce, appunto. Il lungo viaggio comincia con una camera oscura,
che imita l’occhio umano e si può anche costruire in casa, e finisce con
l’origine del nostro universo e le sue varie implicazioni scientifiche.
Attraverso le oltre trecentocinquanta pagine del libro,
Bianucci ci parla dell’occhio e della sua storia biologica, cominciata miliardi
di anni fa con una molecola fotosensibile chiamata opsina; della fotosintesi e
dei criptocromi, gli “occhi delle piante”; della luce in fisica, da Newton a
Einstein, da Maxwell a Schrödinger; delle applicazioni tecnologiche della luce,
che migliorano la nostra vita quotidiana; di microscopi, telescopi e di tutto
ciò che grazie alla luce siamo stati in grado di imparare sul mondo dell’infinitamente
grande e dell’infinitamente piccolo.
Non mancano, del resto, piacevoli digressioni piazzate
opportunamente qua e là nel corso del testo: dalle illusioni ottiche alle
teorie sulla visione, dalla scoperta della cellula ai ritmi circadiani. Non
solo momenti di svago, ma anche occasioni per ricordarci che ogni argomento è
collegato a molti altri in un solido e robusto tessuto in crescita perenne che
rappresenta l’unità del sapere umano.
Piero Bianucci si dimostra ancora una volta un narratore
magistrale: è davvero difficile staccare gli occhi dalle pagine di questo
libro, che scorrono agilmente e piacevolmente senza mai far calare il desiderio
di scoprire e di imparare. Fortemente interessato alle biografie dei molti
personaggi di cui parla, l’autore dispensa decine (se non centinaia) di
aneddoti e curiosità, frutto di un notevole e attento lavoro di ricerca.
Con il suo stile leggero e amichevole, ma eccezionalmente
preciso e rigoroso, Bianucci riesce decisamente nell’intento di farci
interessare alla luce, e farcela “vedere” – mi si perdoni il calembour –
con occhi diversi: più consapevoli, oltre che più informati.
Vedere,
guardare è un libro che può aiutare chiunque – dal bambino all’anziano,
dall’uomo della strada all’esperto – a scoprire o riscoprire l’importanza
cruciale della luce nella nostra vita (e non solo), e a non darla semplicemente
per scontata, come si tenderebbe a fare per istinto. Non senza un invito
all’attenzione che spiega anche il titolo del libro: «Vedere non è guardare.
Mentre il “vedere” è una funzione per così dire sempre accesa, che quasi non
avvertiamo più, il “guardare” implica un’intenzionalità. […] Non c’è vero genio
senza attenzione».