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La fisica in un laboratorio, di teatro

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foto della rappresentazione al Piccolo di "Tracce".  di Fabio Esposito - Piccolo
Foto della rappresentazione al Piccolo
di "Tracce" (di Fabio Esposito - Piccolo)

Una indagine riguardante la percezione della Fisica effettuata su un campione di circa mille studenti di scuola secondaria di secondo grado di Milano e provincia [1] mostra che, malgrado i risultati scoraggianti delle indagini OCSE-PISA [2], la maggior parte degli studenti di scuola secondaria di secondo grado considera la Fisica un'utile risorsa. In particolare l'80% degli studenti ritiene che la Fisica sia importante per la società (dato che, fra l'altro, non dipende dall'età degli studenti né dal tipo di scuola frequentato) e che i giovani debbano conoscerne gli elementi fondamentali. D'altra parte, però, gli stessi studenti vedono la Fisica come una materia principalmente legata al solo sviluppo tecnologico, e per di più la considerano una materia non "culturale" e che per questo non può influire sui modi di pensare e di vedere della società, compito che viene in generale ritenuto di competenza delle discipline umanistiche. Inoltre la Fisica è ritenuta troppo difficile. A questo aggiungiamo anche che la scolarità sembra agire in maniera "negativa": l'apprezzamento della Fisica tende a spegnersi col tempo, diminuendo in generale col crescere della classe frequentata.

"Il problema non è nuovo [...] tanto è vero che da decenni esiste un filone di ricerca [...] che si confronta in modo sistematico [...] con le evidenti difficoltà di comprensione e motivazione dei ragazzi" [3].

La ricerca nazionale e internazionale ha documentato che, in generale, un approccio didattico più efficace per l'apprendimento deve partire dal mondo reale [4]. 

Una accurata analisi di idonee modalità di comunicazione propedeutiche alla didattica della Fisica che mirino ad aumentare la motivazione degli studenti ha spinto 5 ricercatori del Dipartimento di Fisica dell'Università degli Studi di Milano (M. Carpineti, M. Cavinato, M. Giliberti, N. Ludwig e L. Perini) a far nascere il laboratorio SAT (laboratorio di ScienzATeatro).

Negli ultimi anni le iniziative atte a promuovere la ricerca di nuovi canali per la comunicazione della scienza e per cercare di far pervenire a un vasto pubblico il significato della cultura e della ricerca scientifica si sono enormemente moltiplicate. Crescono in numero (e talvolta anche in qualità) le testate divulgative, le rassegne sulla cinematografia scientifica, gli science center, i caffè scientifici, i festival della scienza, le mostre interattive, le iniziative per bambini, i programmi televisivi (come ad esempio la sitcom The Big Bang Theory) e le rappresentazioni teatrali.

Anche se è ormai assodato che il teatro è un valido strumento comunicativo e un formidabile aiuto nella comunicazione della scienza, tarda a radicarsi la consapevolezza che un ricercatore che fa "teatro scientifico" non lo fa per "hobby", ma lo fa come attività professionale vera e propria, che deve essere pienamente riconosciuta come attività di ricerca.

"A dispetto di quanto si ritiene comunemente, non si può più ridurre questa comunicazione [la comunicazione pubblica della scienza], se mai è stato possibile, a un divertissement per scienziati in pensione, ricercatori incapaci o giornalisti precari" [5].

La scelta di SAT è quella di fare teatro di scienza con lo scopo principale di generare motivazione, come stato personale che sostiene i comportamenti "virtuosi".  Con SAT si vuole promuovere la Fisica per farla conoscere e farne apprezzare le meraviglie a partire da una certezza: la Fisica è appassionante e sorprendente. Non a caso a muovere la ricerca scientifica è la meraviglia della scoperta. I fisici si "divertono" a studiare, perché capire e scoprire è entusiasmante.

I fisici di SAT hanno realizzato spettacoli che invece di partire dai concetti per sperare di arrivare alle emozioni (questo è un po’ quello che, quando va bene, fa la scuola) partono dalle emozioni, dalla fascinazione, per creare la condizione d’animo sulla quale insediare i necessari sforzi di studio e fatica per appropriarsi della disciplina, insomma per generare motivazione.

Una descrizione delle rappresentazioni realizzate da SAT, che hanno coinvolto (dai bambini della scuola primaria, agli studenti universitari, a un pubblico generico) più di 65.000 spettatori, si può trovare al sito http://spettacolo.fisica.unimi.it/index.php.

Questi spettacoli non sono lezioni, per le quali le aule e non i teatri sono i luoghi più consoni e non rappresentano biografie di scienziate/i; infatti, in questo caso, la Fisica potrebbe fare parte del vissuto, dell’humus sul quale si intrecciano i drammi, gli amori, le storie e perciò con difficoltà potrebbe diventare protagonista. Inoltre evitano la divulgazione perché essa semplifica i concetti utilizzando il linguaggio quotidiano e snaturando spesso il senso di ciò che si vuole trasmettere. Per appassionare a una disciplina, bisogna utilizzare il linguaggio meraviglioso, chiaro e potente, proprio della disciplina (che per la Fisica non è fatto solamente da termini tecnici ma anche da esperimenti, immagini, grafici, intuizioni). Per conquistare l'attenzione, bisogna trasportare lo spettatore con parole, scene, musica e luci in un mondo altro da quello in cui è; adottare un linguaggio diverso dal linguaggio quotidiano, non scientifico, non poetico, poco esatto; trasmettere emozioni "scientifiche" con quanta più precisione è possibile con il linguaggio proprio dell'arte, della poesia e della scienza.

"La specificità del teatro è parlare da quel suo punto di vista ‘altro’ e non ‘attuale’. Il teatro è distante da tutto quello che è la quotidianità in termini di comunicazione: [per questo] è un mezzo che parla [...] nel profondo" [6]. 

Molte persone ancora vivono la frattura, già presente nell'antica Grecia, tra la spiritualità e la scienza che svela, scopre, mette a nudo, raffredda. Ne consegue che spesso l’incanto viaggia su binari non scientifici (basta pensare al successo di "Harry Potter", di Dan Brown o di un film come "Avatar") e per chi si occupa di didattica e comunicazione della scienza diventa allora un dovere morale saldare questa frattura (e il teatro scientifico sembra in grado di farlo) perché ragione e stupore non sono contrapposti ma viaggiano insieme e favoriscono un’azione sinergica tra scienza, etica e società democratica. "Senza comunicazione pubblica della scienza non... [c'è] una vera società democratica della conoscenza" [5] , ma sapere di scienza (che è molto di più che avere informazioni sulla scienza) è molto complesso. Riteniamo che sia necessario passare dall’idea di una comunicazione volta al public understanding of science (che ci sembra fondamentalmente inattuabile) a quella della  public awareness of science, che ci appare, invece, indispensabile.

In effetti la Fisica è complessa ma non per questo possiamo lasciare che sia considerata distante dalle persone. Anzi! E’ proprio per la sua complessità che porta ricchezza e fecondità, che lascia spazio a differenti punti di vista, a visioni personali, a contrapposizioni vitali radicate nella cultura. La Fisica presentata agli studenti è spesso senza vita, è una serie sistematica e dettagliata di risposte, spesso senza che vi sia una reale comprensione delle domande corrispondenti, è una scienza piena di certezze frammentarie, senza nessun legame multidisciplinare e spesso neppure intradisciplinare.

Il goal dei fisici di SAT è quello di mostrare, direttamente, proprio la ricchezza e la complessità viva e feconda della Fisica, sia per superare l'immagine arida e stantia che molte persone ne hanno, sia per motivare chi ancora non se ne è appassionato, utilizzando lo "strumento teatro" per una didattica informale che sia propedeutica  a uno studio sistematico della disciplina.

[1] E. Veronesi, "La percezione della Fisica negli studenti di scuola superiore: indagine statistica  collegata allo spettacolo teatrale Tracce". Elaborato finale per il Corso di Laurea Triennale in Matematica (Università degli Studi di Milano). Relatore M. Giliberti, Correlatore M. Cavinato, 2009.
[2] http://www.invalsi.it/download/pdf/pisa06_Primirisultati_PISA2006.pdf
[3] P. Guidoni, "Presentazione", in Approcci e proposte per l’insegnamento-apprendimento della fisica a livello preuniversitario, a cura di P. Guidoni e O. Levrini, FORUM Editrice Universitaria Udinese (2008), pp. 9-14.
[4] D. Hammer, "Student resources for learning introductory physics", American Journal of Physics, Physics Education Research Supplement, 68 (S1), S52-S59, 2000.
[5] P. Greco e N. Pitrelli N, Scienza e media ai tempi della globalizzazione, Codice Edizione, Torino, 2009.
[6] C. Longhi, http://www.humanitasalute.it/index.php/interviste/salute-e-spettacolo/40...

ritratto di Michela Cavinato Michela Cavinato
Didattica della Fisica, Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano


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