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Smettila di dire a Dio che cosa deve fare con i suoi dadi

Edito da Castelvecchi nella collana Qbit, "Dio gioca a dadi con il mondo" di Giuseppe Mussardo racconta la storia della meccanica quantistica dal 1900 fino agli esperimenti di Clauser e Aspect negli anni Settanta e Ottanta che ne confermarono definitivamente la validità. Si inaugura intanto in questi giorni a Parigi l’International Year of Quantum Science and Technology, promosso dall’UNESCO. Nell’Immagine di copertina i partecipanti al quinto congresso Solvay a Bruxelles nel 1927. Credit:Institut International de Physique Solvay (CC0).

Si è aperta ieri e prosegue oggi a Parigi la cerimonia di inaugurazione dell’International Year of Quantum Science and Technology, promosso dall’UNESCO in occasione del centenario dallo sviluppo iniziale della meccanica quantistica, la teoria che spiega i fenomeni naturali che avvengono su scala atomica e subatomica.

Copertina del saggio Dio gioca a dadi con il mondo  di Giuseppe Mussardo.

Idrogeno bianco: un nuovo alleato per la transizione energetica?

Forsterite, un minerale di olivina

Nel contesto del crescente interesse verso l'idrogeno come vettore energetico per la decarbonizzazione, l'idrogeno bianco, estratto da giacimenti presenti nella crosta terrestre, si sta guadagnando uno spazio rilevante. Alla fine del 2023 erano 40 le aziende alla ricerca di depositi di idrogeno naturale a fini commerciali, un aumento quadruplo rispetto al 2020. Ciononostante, la IEA segnala che non risultano pozzi di idrogeno naturale che abbiano dimostrato la loro sfruttabilità commerciale.

Foto da Energy Resources Program United States Geological Survey

L’idrogeno sta emergendo come vettore energetico cruciale nella transizione verso la decarbonizzazione.

Valanghe: comprendere il rischio e prevenire incidenti

Le valanghe rappresentano un rischio concreto, che ogni anno miete in media 21 vittime in Italia, quasi sempre legate ad attività ricreative. Il bollettino valanghe, emesso dai servizi valanghe delle Regioni e delle Province autonome dell’arco alpino italiano, è uno strumento fondamentale da consultare per pianificare la propria attività sulla neve. In questo articolo spieghiamo che informazioni fornisce e da quali basi di osservazioni e interpretazione sono ricavate. Il cambiamento climatico, intanto, sta modificando il quadro: la ricerca lavora a modelli che consentono di prevedere l’evoluzione futura.

Le valanghe sono uno dei fenomeni naturali più affascinanti, ma anche pericolosi, per chi frequenta la montagna in inverno. Rappresentano un pericolo concreto per la vita umana e per le infrastrutture, richiedendo un’attenta analisi e pianificazione da parte degli appassionati e dei professionisti della montagna. In Italia, tra il 1967 e il 2018, ben 1.044 persone hanno perso la vita a causa delle valanghe, con una media di 21 decessi per anno. Nella stagione attuale si contano già 5 vittime.

Gli studi scientifici sul clima più diffusi sui media nel 2024

Carbon Brief ha pubblicato la classifica degli articoli scientifici sul cambiamento climatico più diffusi nel 2024. Al primo posto, uno studio che ha previsto il possibile collasso della circolazione atlantica meridionale, seguito da una ricerca sui costi economici del riscaldamento globale e da un’analisi che conferma l’estate 2023 come la più calda degli ultimi due millenni. L’analisi mostra altri elementi interessanti: innanzitutto una minore attenzione mediatica rispetto agli anni precedenti, ma anche disuguaglianze geografiche e di genere tra gli autori e la diffusione di disinformazione sul clima.

Come ogni anno dal 2015, la testata britannica Carbon Brief ha pubblicato la classifica degli articoli scientifici dedicati al cambiamento climatico più diffusi dai media nel 2024. La circolazione di questi studi al di fuori dall'ambiente accademico contribuisce a formare l’opinione pubblica, indirizza i dibattiti nelle campagne elettorali, traduce la scienza del clima in decisioni politiche.

La segregazione nei ghetti, anticamera dell'eliminazione

Cosa succede quando la memoria della Shoah diventa un'attrazione turistica? Il documentario Austerlitz di Sergei Loznitsa e il progetto Yolocaust di Shahak Shapira denunciano il rischio di banalizzazione nei luoghi di sterminio. Può la scuola salvaguardare questa memoria? I diari dei giovani del ghetto di Łódź offrono testimonianze dirette dell'orrore vissuto, ricordandoci che dimenticare la storia significa condannarsi a ripeterla.

In copertina: un'immagine del ghetto di Varsavia. 

Il 27 gennaio del 2017, il regista Sergei Losnitza presenziò alla proiezione, al cinema Beltrade di Milano, del suo documentario Austerlitz. Mutuava il titolo dal cognome del protagonista del romanzo omonimo di WG. Sebald, scrittore tedesco che non chiuse mai i suoi conti con la memoria (WG Sebald. Austerlitz. Adelphi 2006).

L'altra memoria: i militari italiani deportati

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, oltre 600.000 soldati italiani rifiutarono di combattere per i tedeschi e furono internati nei campi nazisti. È una memoria spesso perduta, e ricordare questi eventi significa riconoscere il peso della storia dimenticata.

Nell'immagine: Soldati italiani fatti prigionieri dai tedeschi a Corfù dopo l'8 settembre 1943. Foto di propaganda di guerra nazista proveniente dal Deutsches Bundesarchiv, nel settembre/ottobre 1943. Crediti: German Federal Archive/Wikimedia Commons. Licenza: Attribution Sharealike 3.0 Germany

Della legge 20 luglio 2000 n. 211, Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, è spesso negletta la seconda parte. Rimediare alla perdurante dimenticanza dei "deportati militari" è, invece, storicamente importante, perché la loro esistenza è stata numericamente rilevante e chiama in campo e appesantisce ulteriormente le responsabilità della Repubblica sociale italiana.

Se il corpo cambia, cambia l'anima, cambia la società: Emilia Peréz

uno screenshot dal film Emilia Perez

Un’ovazione di nove minuti all’anteprima del festival di Cannes, il golden globe per il miglior film musicale, 13 nomination agli Oscar,  ma anche tante critiche in Messico, ancora prima dell’uscita nelle sale e ora un alternarsi di commenti positivi e negativi sulla stampa italiana ed europea. Emilia Perez racconta di un boss del narcotraffico che affronta un percorso di riassegnazione di genere e pone a noi spettatori domande esplicite e sotterranee. E, con buona pace di Trump che riconosce i soli generi maschile e femminile, induce a pensare ai corpi, anche rispetto alla cultura.

Cover: uno screenshot del film Emilia Perez, da Wikimedia Commons.

Joaquín Archivaldo Guzmán Loera detto El Chapo (il tappo) è stato un potente boss del narcotraffico messicano, capo del cartello di Sinaloa, sin dagli anni ’80 fino al 2017, quando fu estradato negli USA dopo varie evasioni dalle carceri messicane e dopo aver fatto fuori gli altri cartelli, in particolare quello di Juárez. Deve scontare la pena dell’ergastolo in regime di massima sicurezza, mentre l’organizzazione è ora gestita dal figlio Ovidio Guzmán. Cinque i libri tradotti in italiano sulla storia de El Chapo, l’ultimo del 2024 (El Chapo.

Trump ridisegna il panorama della ricerca USA

trump

Con una serie di ordini esecutivi, Donald Trump smantella le politiche climatiche di Biden e ritira gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi. Le agenzie federali scientifiche (EPA, NIH, CDC, FDA, NASA) vengono ristrutturate con nuove nomine orientate alla deregolamentazione. Vengono congelate le assunzioni federali, mentre la revisione delle collaborazioni internazionali potrebbe ridefinire il ruolo USA nella ricerca globale. Immagine: Donald Trump.

Il 20 gennaio 2025 segna un punto di svolta nelle politiche scientifiche statunitensi con una serie di ordini esecutivi che ridefiniscono drasticamente il ruolo delle agenzie federali scientifiche e di ricerca. Un'analisi dettagliata dei documenti rivela un approccio che modifica sostanzialmente le fondamenta delle politiche climatiche, energetiche e di ricerca biomedica degli Stati Uniti.

Rischiamo di avere troppi satelliti in orbita: è urgente occuparsi di ecologia dello spazio

Scie colorate nel cielo lasciate da detriti spaziali del vettore Starship esploso dopo il decollo

L’ultimo saggio dell’astrofisica Patrizia Caraveo, "Ecologia spaziale - Dalla Terra alla Luna a Marte", segnala i rischi legati al numero sempre maggiore di satelliti che oggi vengono lanciati nello spazio, provocando inquinamento e pericoli in fase di lancio, di orbita e di rientro e contaminando fasce estremamente delicate della stratosfera. Si tratta di una tecnologia fondamentale, che offre servizi oggi cruciali e un tempo impensabili: ma occorre mettere mano a una regolamentazione vincolante per tutti, con urgenza, prima di arrivare a danni irreparabili. (Nella foto: scie lasciate nel cielo dai resti dal razzo Starship di SpaceX esploso poco dopo il lancio il 16 gennaio 2025).

Il 16 gennaio scorso le immagini di quella che sembrava una spettacolare cascata di stelle cadenti nei cieli dei Caraibi hanno invaso social, siti e poi tutti i media. Si trattava in realtà della ricaduta verso terra dei detriti fiammeggianti dell’astronave Starship di SpaceX – l’azienda di voli spaziali di Elon Musk – esplosa pochi minuti dopo il decollo dalla base di Boca Chica, in Texas. Elon Musk stesso ha pubblicato un video dell’incidente sul suo social X, commentando: «Il successo è incerto, l’intrattenimento garantito».