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Il marketing ingannevole di big tobacco: cosa (non) dice davvero l’industria

disegno di un uomo che si toglie la maschera con dietro prodotti a base di nicotina

Giù la maschera, ecco i trucchi dell’industria: il tema della giornata mondiale senza tabacco di quest’anno si concentra sulla disinformazione sistematica messa in atto dalle aziende. Dalle sigarette elettroniche alle bustine alla nicotina, il nuovo marketing tende ad accreditarli come prodotti che riducono il rischio e il consumo. Ma le cose non stanno così, come dimostra l’analisi di Silvano Gallus, ricercatore al Mario Negri e tra i fondatori dell’associazione Alleanza per un’Italia senza tabacco.

Il 2 maggio 2025, la BBC ha pubblicato un articolo che analizza l’impatto dei prodotti a tabacco riscaldato sulla salute umana. Per l’occasione, l’emittente ha intervistato esperti indipendenti privi di conflitti di interesse con l’industria del tabacco, inclusi rappresentanti dell’Organizzazione mondiale della sanità. Ne è emerso un messaggio

Un CERN per l’intelligenza artificiale: siamo già in ritardo?

Sigla Eurovisione 1965

L'iniziativa InvestAI punta a riportare l'Unione Europea al passo nello sviluppo dell'intelligenza artificiale, ma ha grosse criticità. Ne parliamo con Giuseppe Attardi, già ordinario di Informatica dell'Università di Pisa e proponente di un "CERN per l'IA".

L'Europa del secondo dopoguerra aveva un problema: i principali centri di ricerca in fisica si trovavano negli Stati Uniti, dove i talenti avevano accesso a fondi e strumenti per portare avanti esperimenti anche piuttosto costosi. Un tipo di risorse che i singoli stati europei non erano in grado di offrire, ma che un ente internazionale avrebbe potuto mettere insieme. Un'idea che la delegazione francese alle Nazioni Unite aveva già sollevato nel 1946, in un'escalation politica che porterà alla nascita dell'odierno CERN.

Un ritorno al passato per l’università

scacchiera con pedine che rappresentano figure accademiche a terra

Il governo ha presentato due disegni di legge che modificano l’accesso e le carriere nell’università. Nuove figure si aggiungono a quelle esistenti, aumentando la frammentazione e la precarietà. Mentre si tagliano le risorse, cresce il rischio di un sistema sempre più instabile e privo di prospettive.

Il governo ha presentato due disegni di legge che introducono importanti modifiche nel sistema universitario. Il primo - DDL 45/2025 (AC 2420) - introduce le due nuove figure degli incarichi di ricerca e degli incarichi post doc. Il secondo riguarda la “Revisione delle modalità di accesso, valutazione e reclutamento del personale ricercatore e docente universitario”.

L’introduzione degli incarichi di ricerca e degli incarichi post doc

Il primo provvedimento introduce:

Contratti di ricerca: lettera aperta al Partito Democratico e ai decisori politici

una ricercatrice che scale una scala trovandosi di fronte un muro

Il nuovo Contratto di Ricerca (CDR), introdotto dalla legge 79/2022 per garantire tutele e dignità ai ricercatori, presenta in realtà forti criticità applicative, costi insostenibili e rigidità che escludono migliaia di giovani dal sistema della ricerca pubblica. E analizzando punto per punto le affermazioni dei suoi promotori, si evidenzia come il CDR non superi il precariato, non favorisca l’indipendenza scientifica e limiti l’accesso alla carriera accademica, a fronte di alternative più flessibili e inclusive come gli incarichi di ricerca e post-doc.

Usciamo da mesi di duro confronto politico su una questione che ha visto tanti ricercatori, università, la CRUI, gli enti di ricerca, l’Accademia dei Lincei, oltre a giovani dottorandi, dottori di ricerca e assegnisti non afferenti ad alcuna sigla, rispondere con una compattezza trasversale. Il tema del contendere è stato il Contratto di Ricerca (CDR), un nuovo strumento contrattuale introdotto nella precedente legislatura con la legge n.

Gaza, tradita dal silenzio e dall’impunità

la striscia di Gaza nella mappa di IPC

Lancet rompe il silenzio mediatico con un editoriale durissimo: a Gaza si muore di fame, le strutture sanitarie sono distrutte, i bambini mutilati o uccisi. Le prove del massacro sono evidenti, e l’impunità non è più tollerabile. 

Nell'immagine di copertina: la striscia di Gaza nella classificazione dell'Integrated Food Security Phase Classification

Sul genocidio che si sta consumando a Gaza, il silenzio non è più un’opzione (se mai lo è stata). La cifra della tragedia che ha travolto la popolazione palestinese è ormai tale che non è più possibile ignorarla.

CNR verso il commissariamento: siamo al controllo politico sulla ricerca?

la sede del CNR

Il più grande ente pubblico di ricerca italiano sta per essere commissariato senza alcuna irregolarità a giustificarlo. È un atto che impone dall’alto una gestione politica e autoritaria, violando l’autonomia sancita dalla Costituzione e mettendo a rischio la libertà della scienza. Condividiamo l'articolo di Rino Falcone, già Direttore dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, originariamente pubblicato su Left.

Crediti immagine: CAPTAN RAJU/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 4.0

Cosa sta succedendo al Consiglio nazionale delle ricerche? Per quale ragione non si è avviata la procedura per il rinnovo degli Organi ordinari (presidente e consiglio di amministrazione) nei tempi dovuti e si sta procedendo al commissariamento dell’ente? Imponendo così un regime monocratico e di controllo politico del tutto estraneo alle esigenze della ricerca e contrario a ciò che la nostra Costituzione prescrive.

Le arche della biodiversità: proteggere la natura oltre l'interesse umano

una veduta del monte Fuji in Giappone

Anche se dovessimo causare una nuova estinzione di massa, la Terra sopravvivrà. E comunque, non è troppo tardi per cambiare rotta: “Le arche della biodiversità” di Alessandro Chiarucci ci guida in un viaggio tra scienza, etica e conservazione per salvare la natura - e noi stessi - anche ampliando il concetto tradizionale di conservazione, che diventa partecipata e radicata dal punto di vista culturale.

Qualunque sia la devastazione che la nostra specie potrà, volontariamente o involontariamente, arrecare al nostro pianeta Terra, questo certamente sopravviverà all’uomo e la biodiversità tornerà, in un futuro lontano per la nostra scala del tempo, a fiorire anche se avremo creato una sesta estinzione di massa. [...] La specie Homo sapiens, e la sua civiltà, non potrà sopravvivere al degrado delle condizioni generali del Pianeta e dei servizi forniti dagli ecosistemi una volta che questi avranno collassato

Astensione all'OMS: un altro segno che la pandemia non ha insegnato niente

medico che inserisce una tessera in un grande puzzle

La pandemia ci ha lasciato molte lezioni, ma il nuovo Piano Pandemico Nazionale sembra ignorarle. A mancare sono le precondizioni essenziali perché funzioni davvero: investimenti, riforme, e una visione innovativa del Servizio Sanitario Nazionale. Senza, il rischio è quello di tornare ai vecchi schemi, più deboli di prima. L'astensione dell'Italia alla votazione sull'Accordo pandemico mondiale tenuta all'OMS è solo l'ultimo segnale di un SSN impreparato a evolversi, dove il ruolo della scienza è marginalizzato. 

Di recente su Scienza in rete Stefania Salmaso e altri per conto della Associazione italiana di epidemiologia hanno commentato la bozza di Piano Pandemico Nazionale con particolare riguardo al ruolo della epidemiologia. L’intervento sottolineava l’importanza di usare «la foresta di esperienze» fatte durante la pandemia.

Gaza e le sfide ambientali della guerra: come ricostruire la vita

Trump pensieroso di fronte a un cartello vendesi nuda proprieta con la proprieta immobiliare di Gaza

Mentre le bombe echeggiano ancora su Gaza, si fa largo il dubbio riguardo a chi gestirà la striscia nel dopoguerra e quali azioni sarà necessario fare per permettere di abitarla di nuovo. Hotel di lusso, casinò e ville sono alcune delle proposte emerse per dimenticare il conflitto, ma ricostruire palazzi demoliti non è l’unica difficoltà dopo una catastrofe. I vecchi conflitti ci insegnano infatti che l’ambiente naturale, nella sua complessità, va considerato come elemento fondamentale.

Lo scorso gennaio il giornale Al Jazeera riportava una stima di 85.000 tonnellate di bombe che, lanciate su Gaza durante il conflitto, hanno ridotto in tonnellate di rovine le abitazioni. Si stima che circa il 10% delle bombe possa aver avuto dei malfunzionamenti e quindi non sia esploso, rimanendo sommerso sotto ai detriti.