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September 2020

La ruggine della Luna

Uno studio recentemente pubblicato su Science Advances e basato sui dati raccolti dalla missione Chandrayaan-1 mostra la presenza di ematite (un ossido di ferro) nelle regioni polari della Luna: gli autori presentano un possibile scenario che ne spiegherebbe la presenza, secondo il quale un ruolo chiave lo avrebbe il nostro pianeta.

Nell'immagine: Mappatura spettrale della superficie lunare realizzata dalla sonda Chandrayaan-1. Le aree blu in corrispondenza delle regioni polari della Luna indicano la presenza di acqua. Crediti: ISRO / NASA / JPL-Caltech / Brown University / USGS

Dall’analisi dei dati raccolti dalla missione Chandrayaan-1 è emerso che le regioni polari della Luna, già note per la presenza di ghiaccio, sono anche caratterizzate dalla presenza di ematite. La scoperta di questo ossido di ferro ha inevitabilmente portato con sé la necessità di individuare processi affidabili in grado di produrlo. Un possibile scenario è stato presentato da Shuai Li (Università delle Hawaii) e collaboratori in uno studio pubblicato a inizio settembre su Science Advances.

Il nodo irrisolto dell'epidemia nascosta nelle RSA

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Al momento si stima che in 26 paesi considerati, quasi la metà dei morti per Covid siano avvenuti nelle RSA. Si tratta di una media che fissa in un numero (altissimo) una situazione internazionale molto variegata, che va da alcuni paesi che dichiarano 0 morti nelle case di riposo, a paesi, come il Canada e la Slovenia, che dichiarano addirittura l'80%. E l'Italia? In mancanza di dati credibili a livello nazionale, si può citare il caso di Milano, dove secondo il rapporto compilato dalla ATS circa la metà dell'eccesso di mortalità per Covid è avvenuto nelle RSA. Una situazione quindi drammatica, quella degli "ospizi", che porterà probabilmente al loro svuotamento nei prossimi anni, con un'altrettanto problematica presa in carico a livello familiare. Ma di questa "epidemia nascosta" che colpisce i nostri anziani nell'area grigia fra il welfare e la sanità, con effetti di una pesante discriminazione su base generazionale e sociale, la narrazione attuale di Covid-19 basata sull'aritmetica quotidiana di contagi e tamponi non tiene minimamente conto. E tantomeno la politica.

Margherita De Bac sul Corriere della Sera (25 Luglio 2020) proponeva questa narrativa della pandemia COVID19:

Anche gli animali usano il distanziamento sociale

Anche gli animali sociali usano il distanziamento per evitare di contrarre malattie. Per quanto a noi sembri innaturale e faticoso, si tratta invece di una strategia efficace per evitare i contagi. Uno studio appena pubblicato sui Proceedings of the Royal Society B analizza le prove sperimentali del distanziamento nel mondo animale.
Nell'immagine: i mandrilli sono meno propensi a toelettare individui con infezioni gastrointestinali, con l'eccezione dei parenti da parte materna: madri, figlie e sorelle non si evitano tra di loro se si ammalano ma, anzi, quando una mostra segnali di malessere viene toelettata con ancora più cura

L’isolamento sociale è una delle sfide più difficili cui ci ha sottoposto la pandemia di Covid-19. Non solo i mesi di confinamento della scorsa primavera, chiusi ognuno dentro le mura di casa, protettive e carnefici al contempo. Anche ora che siamo più liberi di muoverci dobbiamo tenere le distanze, evitare contatti con persone che non fanno parte della nostra quotidianità, ed è emotivamente difficile vedere una persona cara dopo tempo e non poterla abbracciare, perché gli abbracci fanno parte del modo innato con cui comunichiamo affetto e vicinanza.

Vaccino: una messianica attesa

Paolo Uccello, San Giorgio e il drago, Museo Jacquemart André (fonte: Wikipedia). Elaborazione di Scienza in rete.

È di questi giorni la doccia fredda della temporanea sospensione della sperimentazione di fase 3 del vaccino anti SARS-Cov-2 dell’ AstraZeneca, sviluppato in collaborazione con l’italiana IRBM di Pomezia. È certamente una doccia freddissima se come ho letto in Repubblica del 9 settembre: “ L'Italia doveva ricevere tra le 2 e le 3 milioni di dosi come prima fornitura a novembre e somministrarle a persone a rischio, come chi svolge lavori sensibili come gli operatori sanitari” [1] .

Annus horribilis per ambiente e salute. Ora serve una ricerca migliore

San Francisco, devastata dagli incendi, si tinge di arancione. Uno dei tanti sintomi della "pandemia ambientale" in corso. Ora la scienza deve decuplicare i suoi sforzi per cogliere i nessi che legano le diverse manifestazioni di crisi ambientale e sanitaria - a partire da Covid-19 - e socioeconomica che hanno dominato il 2020. Ma serve un ricerca più robusta, con dati ed evidenze più solide. Solo così può convincere la politica che esiste una emergenza di Salute planetaria.

In un recente incontro tenutosi a ESOF 2020 a Trieste quattro eminenti climatologi non si sono sottratti ad azzardare connessioni fra l’attuale pandemia di Covid-19 e la crisi ambientale e climatica in corso. Uno di loro, Filippo Giorgi (ICTP, Trieste), si è spinto a definire l’attuale stato di crisi planetaria, a un tempo sanitarie e climatica, “pandemia ambientale”. Non è il primo ad avere riunito sotto il cappello pandemico anche il tema del cambiamento climatico.

Vaccino: di obbligatorio vi siano sicurezza, efficacia ed equità

Sono oltre una dozzina i vaccini contro Covid-19 su cui i i ricercatori stanno attualmente lavorando: in quest'articolo, Luca Savarino (Università del Piemonte Orientale), Guido Forni (Accademia Nazionale dei Lincei) e Paolo Vineis (Imperial College) fanno il punto sulle loro caratteristiche, ma anche sugli effetti che la "corsa al vaccino" ha avuto sui tempi e le fasi della sperimentazione in diversi Paesi del mondo, per concludere con alcune importanti considerazioni etiche sull'eventualità di un obbligo vaccinale.

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Al momento attuale, oltre una dozzina di vaccini contro il virus SARS-CoV-2 sono in sperimentazione sull’uomo. Solo pochi tra questi sono stati preparati seguendo tecnologie “tradizionali”, già ben collaudate con numerosi altri vaccini, cioè partendo dal virus che viene reso incapace di riprodursi (inattivato) o che è in grado di causare solo una malattia molto lieve (attenuato). La sperimentazione sui vaccini tradizionali di questo tipo è portata avanti principalmente da alcuni enti di ricerca in Cina e in India.

L'urbanizzazione favorisce le zoonosi

Le specie animali portatrici di zoonosi sono favorite dall’alterazione degli ecosistemi naturali a opera dell’uomo. Ecco come la deforestazione, agricoltura, allevamento e urbanizzazione minacciano specie sensibili e favoriscono la diffusione di malattie.

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Mentre siamo ancora alle prese con Covid-19, nell’incertezza delle misure idonee a contenere la pandemia, la fine del lockdown sembra averci fatto dimenticare i buoni propositi degli scorsi mesi. A fine estate restano solo il Covid-19 e la convivenza delle nostre attività produttive con la pandemia, mentre la discussione sulla tutela e il ripristino ambientale è passata in secondo piano. Eppure le insidie per la nostra salute si originano proprio dall’impatto che abbiamo sull’ambiente.

Chi sarà vaccinato?

Mentre la ricerca lavora allo sviluppo di un vaccino per SARS-CoV-2, le incertezze e i dubbi legati alla precedenza da assegnare nella sua distribuzione sono ben analizzati sul portale Medscape da un dibattito moderato da Arthur L. Caplan, della divisione di Etica medica della New York University's Grossman School of Medicine. 

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Holden H. Thorp, direttore di Science, alla fine di luglio scriveva che c’erano motivi per essere ottimisti circa l’allestimento di un vaccino contro il SARS-CoV-2 in tempi record: secondo il report dell’OMS, 165 candidati avevano dimostrato, nei primati non umani, una risposta immune apparentemente protettiva e 25 di essi erano passati alla sperimentazione sull’essere umano.

Viva Verdi

Fra i tanti articoli sulla terapia del Covid-19, quello che segue è dedicato a un evento che si può considerare, a buon titolo, far parte della “cura” nel tempo della pandemia. Si tratta dell’esecuzione della Messa da requiem di Verdi nel Duomo di Milano, da parte dell’orchestra della Scala, per la prima volta da febbraio al gran completo, diretta da Riccardo Chailly, con 94 coristi e 4 solisti di caratura internazionale (Krassimira Stoyanova, Elīna Garanča, Francesco Meli e Rene' Pape).

Gli effetti del lockdown sulla fauna selvatica

Uno studio recentemente pubblicato su Biological Conservation analizza gli effetti delle chiusure generalizzate sulla fauna selvatica: ampliamento degli areali, ma anche aumento dell’attività diurna e maggior successo riproduttivo anche per specie a rischio sono alcuni dei risultati positivi dell’antropausa, che però sono stati affiancati anche dall’interruzione di molte attività per l’eradicazione delle specie invasive e un possibile aumento del bracconaggio.

Nell'immagine: per il rondone, la cui popolazione in Italia è stata in calo negli ultimi anni, il lockdown ha determinato un maggior successo riproduttivo, con nidiate più numerose. Crediti:  pau.artigas/Wikimedia Commons. Licenza: CC BY-SA 2.0

“La natura si riprende i suoi spazi”, si diceva durante il lockdown, quando su giornali e social media apparivano più e più immagini di animali selvatici a spasso per le città deserte.