fbpx Rosetta e la politica italiana della ricerca scientifica | Scienza in rete

Rosetta e la politica italiana della ricerca scientifica

Primary tabs

Tempo di lettura: 3 mins

Nonostante la non sempre adeguata copertura che ne è stata data sui media italiani, la missione europea Rosetta, che ha effettuato nei giorni scorsi il primo accometaggio nella storia, ha tenuto il mondo con il fiato sospeso ed è stata, a tutti gli effetti, uno straordinario successo scientifico, tecnologico e organizzativo.
Quando fu inizialmente proposta all’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, l’obiettivo della missione era praticamente fantascientifico. Ma con la collaborazione di migliaia di scienziati in forze a decine di enti di ricerca, e un’efficace rete di partnership con industrie aerospaziali all’avanguardia, l’ambizioso traguardo è stato infine raggiunto.
Molti hanno osservato che il modo tutto “scientifico” di integrare conoscenze, competenze e know-how che ha portato all’enorme successo di Rosetta può fungere da esempio per un modello efficace di organizzazione del sistema-Europa.
E l’Italia? Ne abbiamo parlato con Giovanni Bignami, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).

Come si colloca il nostro Paese in questo contesto?
Rosetta dimostra che la ricerca scientifica, anche quella di base, è imprescindibile per crescere e ottenere grandi risultati. Quindi se il governo made in Italy è solo “food & fashion” sono violentemente non d’accordo. E allora cerco di far notare che la scienza fondamentale è quella che spinge la tecnologia e l’industria a trovare quelle innovazioni che da un lato la qualificano, dall’altro creano lavoro, e soprattutto migliorano la qualità della nostra vita nel lungo termine. Sento il dovere di sottolineare ai nostri politici questo effetto a catena, ma faccio molta fatica, anche se è un effetto di natura politica.

Come mai è faticoso far passare questo messaggio?
Con tutti gli occhi puntati su Rosetta, molte persone si chiedono: «Ma perché lo facciamo? Perché spendere tanti soldi per mandare una sonda su una cometa?». Ma anche loro, immagino, faranno delle foto con il loro cellulare. Ebbene, le loro fotocamere funzionano con un sensore che si chiama CCD, che è una tecnologia che hanno inventato gli astronomi. Il Premio Nobel per la Fisica di quest’anno è andato agli inventori del led blu: una tecnologia che è nata da ricerche di tipo teorico. Oggi tutti noi usiamo quei led: in Italia si tende a non capire che spesso l’attività scientifica genera un grande ritorno economico.

Che cosa può insegnarci Rosetta da questo punto di vista?
Con Rosetta abbiamo “costretto” l’industria italiana ed europea a fare delle cose che inizialmente erano ritenute impossibili. Sembrava impossibile intercettare una cometa che viaggia a 20 chilometri al secondo a 500 milioni di chilometri dalla Terra, e invece grazie alla spinta motivazionale fornita dalla ricerca scientifica siamo riusciti a farlo. È stato un grande successo anche per i nostri INAF e ASI [l’Agenzia Spaziale Italiana, NdR], ma non è di interesse solo per gli scienziati, perché tutto questo prima o poi avrà ricadute tecnologiche ed economiche per tutti. Questo ci insegna Rosetta: che la scienza produce innovazione, e fa emergere il meglio delle nazioni coinvolte.

Possiamo aspettarci da parte della politica italiana una maggiore consapevolezza nei prossimi anni?
Non lo so. La direzione è decisa dalla sfera politica, ma bisogna anche a insegnare ai cittadini il rispetto per la cultura scientifica. E questo passa anche per le attività di comunicazione.

Premio giovani ricercatrici e ricercatori


Il Gruppo 2003 per la ricerca scientifica indice la quarta edizione del "Premio giovani ricercatrici e ricercatori edizione 2025" per promuovere l'attività di ricerca e richiamare l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica sulle nuove generazioni di scienziate e scienziati.



prossimo articolo

Alcune cose da sapere sulla bomba nucleare oggi

esplosione della bomba su Nagasaki

Gli Stati Uniti attaccano l’Iran subito dopo Israele con l'accusa di voler costruire la bomba nucleare, e nel frattempo continua a massacrare Gaza. La Russia fa lo stesso con l’Ucraina e la Francia ipotizza di creare un ombrello nucleare europeo. Con la scusa della deterrenza crescono escalation e morti. Facciamo il punto su alcune cose da sapere sulla bomba nucleare, anche in occasione dell’uscita del libro postumo di Pietro Greco “L’atomica e le responsabilità della scienza” (L’asino d’oro, 2025).

Immagine: bomba su Nagasaki Charles Levy - U.S. National Archives and Records Administration

Trump alla fine ha deciso di unirsi ai bombardamenti israeliani contro l’Iran per smantellarne con la forza l’ipotetico programma nucleare. Le minacce della Russia più o meno implicite di usare la bomba nucleare con l’Ucraina sono sempre presenti, e la Corea del Nord fa lo stesso con la Corea del Sud.