fbpx Lo strano caso dell’Abilitazione Scientifica Nazionale | Scienza in rete

Lo strano caso dell’Abilitazione Scientifica Nazionale

Primary tabs

Tempo di lettura: 4 mins

Fra qualche mese saranno pubblicati i risultati della Abilitazione Scientifica Nazionale 2013.
Per avere la abilitazione, requisito per essere ammessi ai concorsi di professori di prima e seconda fascia, bisogna superare tre soglie stabilite dall’Anvur: numero di pubblicazioni, numero di citazioni e indice H o analogo.
Una possibilità prevista, che elude il principio delle tre soglie, è quella di avere citazioni sotto soglia, ma un numero di lavori sopra soglia e un H-index discreto. In altre parole la norma favorisce la pubblicazione di tanti lavori anche se su riviste di basso profilo che nessuno legge. 
Ho esaminato i risultati della tornata 2012 di due gruppi scientifici disciplinari vicini ai miei interessi: quello di Fisiologia e quello di Psicologia generale (con annessi).
I risultati della Commissione di Fisiologia hanno una loro dignità, come da tradizione.
I giudizi dei commissari sono congruenti con il giudizio finale e sono ben formulati. C’è però una variante del tutto arbitraria. La Commissione ha deciso che per l’abilitazione a professore associato occorre avere 4 lavori con primo nome. La decisione è basata sul presupposto che il responsabile del lavoro è l’autore che figura primo nella lista degli autori. Cosa spesso vera, ma non sempre. In Italia, dove raramente i ricercatori e i non strutturati hanno fondi propri, il nome è deciso dal capo gruppo, ed il primo autore può essere semplicemente il “mulo” che ha tirato di più la carretta e non necessariamente il ricercatore più brillante.
Vi è un candidato, ad esempio, che ha pubblicato su riviste di alto prestigio incluso Science, ma siccome ha solo 3 lavori con primo nome viene bocciato. Ricercatori che hanno pubblicato su pessime riviste ma con primo nome sono promossi.
Questo non è niente. Il museo degli orrori è Psicologia (PSI 01-03). Nella prima pubblicazione dei dati, la Commissione si è scordata che per promuovere un candidato, dovevano esserci 4 voti favorevoli. Hanno votato, quindi, secondo coscienza.
Spesso ci sono stati 3 voti favorevoli e 2 contrari. La decisione su chi promuovere e chi no è stata però presa, non in base ai giudizi individuali (apparentemente onesti), ma in base a considerazioni superiori ed imperscrutabili. Alcuni dei candidati con tre voti favorevoli sono stati promossi, altri bocciati.
Un candidato con solo 2 voti positivi e curriculum molto mediocre è stato promosso. L’arbitrio è stato massimo. Protezioni, pressioni? Ma c’è di peggio.
I Commissari hanno capito la illeceità (e stupidità) delle loro decisioni. Allora nella versione rivista, hanno cambiato i giudizi individuali (!) per adeguarsi alla decisione della prima versione. In altre parole i giudizi individuali vengono “accomodati”. Talvolta con motivazioni ridicole, tipo non sono d’accordo, ma mi adeguo.
A che cosa? Alle “mafiette”?
Il meccanismo di non ammissione a un concorso su base del giudizio di una commissione è fortemente illiberale. Tuttavia se fosse stato applicato rigorosamente: se superi le tre soglie sei dentro, se no sei bocciato, poteva servire per eliminare candidati di basso profilo.
Così sono stati eliminati (vedi psicologia) candidati validi che potevano dare fastidio non appartenendo alle “scuole” rappresentate nella Commissione, e promossi candidati mediocri cui viene facilitata la carriera.
In altre discipline sono stati praticati arbitri simili, anche se forse meno smaccati che in psicologia.
Se la “ratio” della abilitazione era l’eliminazione di ricercatori mediocri per evitare favoritismi, questo non è avvenuto. Anzi si è cercato (vedi Psicologia) di favorire candidati modesti per permettere loro di non avere rivali nei concorsi. La abolizione eliminerebbe anche l’ingiustizia che un candidato non abilitato, non può concorrere il prossimo anno e Commissioni chiaramente inadeguate, continueranno la loro opera.

Sarebbe interessante sapere anche quanto sia costatato il marchingegno della abilitazione, con annessi commissari stranieri (provincialismo italiano) che in genere non hanno neanche capito cosa stessero facendo.
In sottordine, se si vuole mantenere l’abilitazione nazionale per i motivi che hanno ispirato la legge, basterebbe che funzionari ministeriali controllassero i curricula dei candidati e promuovessero quelli che hanno superato le soglie, eliminando gli arbitri che con motivazioni pretestuose sono statI introdotti dai Commissari (non rilevanza, primo nome, non maturità su criteri extra-numerici, ecc.).

I danni che le Commissioni stanno apportando alla carriera dei giovani ricercatori è veramente considerevole e talvolta drammatica. Ritengo che qualche cosa debba essere fatta e al più presto.

Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

COP16: l'ennesima occasione persa per la biodiversità

uno scatto della cop16

La COP16 si è conclusa senza accordi concreti sui finanziamenti per la biodiversità, lasciando in sospeso obiettivi cruciali per proteggere la natura. Mentre i progressi sulla gestione delle risorse genetiche e sul coinvolgimento delle comunità indigene sono incoraggianti, l'assenza di un piano finanziario chiaro rende incerto il futuro della biodiversità globale.

Crediti foto: UN Biodiversity CC BY 2.0

La COP16 si è conclusa rimandando a prossimi appuntamenti i risultati concreti che si dovevano portare a casa nei dieci giorni di consesso, in primis con un niente di fatto sulla questione dei finanziamenti a favore della biodiversità.