fbpx World Cancer Day è anche nano | Scienza in rete

World Cancer Day è anche nano

Read time: 2 mins

Per il secondo anno consecutivo in parallelo al World Cancer Day si è tenuto in 13 diversi Paesi europei il Nano World Cancer Day, promosso dalla European Technology Platform of Nanomedicine (ETPN) nell’ambito del progetto europeo NANOMED 2020 per sottolineare il ruolo emergente che questa disciplina sta conquistando nella diagnosi, prognosi e terapia del cancro.

Anche a Milano, nella sede dell’AmadeoLab, vari esperti hanno presentato le loro ricerche in questo campo, in cui, come ha sottolineato Marco Pierotti, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori, è fondamentale l’apporto interdisciplinare di diverse competenze.

«I filoni più importanti di applicazione delle nanotecnologie all’oncologia sono due» ha spiegato Fabio Ciceri, della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor di Milano e vice responsabile del gruppo di lavoro per l’interfaccia clinica della ETPN: «Da un lato lo sviluppo di terapie più efficaci e meno tossiche, dal momento che i farmaci possono essere incapsulati nelle nanoparticelle e convogliati in maniera mirata solo a livello del tumore; dall’altro la rilevazione di marcatori tumorali con una maggiore sensibilità e specificità di quanto si faccia oggi».

Gli altri esperti partecipanti all’incontro, provenienti da altre realtà di eccellenza della ricerca milanese, hanno descritto esempi di applicazioni pratiche della tecnologia nano alla diagnosi precoce o alla cura dei tumori. «Ci vorranno ancora alcuni anni prima che siano applicate alla clinica» hanno però precisato. «La piattaforma tecnologica europea è stata pensata come un hub traslazionale che favorisca il passaggio dalla ricerca alla clinica» ha aggiunto Ciceri.

L’incontro che si è tenuto a Milano per iniziativa dell’Istituto nazionale dei Tumori e della Fondazione Don Carlo Gnocchi, dopo i videomessaggi di Patrick Boisseau e Laurent Levy, rispettivamente presidente e vicepresidente di ETPN e quello di Emiliano Calvo, oncologo di Madrid, direttore della ricerca clinica di START, è stato aperto dal saluto dell’assessore alle Attività produttive, Ricerca e Innovazione di Regione Lombardia Mario Melazzini.

Autori: 
Sezioni: 
Free tag: 

prossimo articolo

Come cominciano i terremoti

faglia di terremoto

Analizzando i primi secondi delle onde P, le prime a essere registrate dai sismometri durante un terremoto, un gruppo di ricercatori ha mostrato che è possibile stimare la magnitudo del terremoto. Il loro risultato si aggiunge al lungo dibattito sulla natura deterministica dei fenomeni di rottura all’origine dei terremoti e dunque sulla loro prevedibilità e ha implicazioni per i sistemi di allerta sismica precoce.

Nell'immagine due geologi dell'USGS misurano una rottura di faglia causata dai terremoti di Ridgecrest in California nel 2019. Foto di Ben Brooks/USGS (CC0).

È possibile prevedere la magnitudo di un terremoto osservando le onde sismiche nei loro primissimi istanti? Gli scienziati dibattono da decenni intorno a questa domanda, che è centrale per la progettazione dei sistemi di allerta sismica precoce.

Uno studio pubblicato recentemente da un gruppo di sismologi dell'Università di Napoli Federico II mostra che è possibile, analizzando circa 7000 mila onde sismiche relative a 200 terremoti avvenuti in tutto il mondo con magnitudo tra 4 e 9.