fbpx La musica dà i brividi, davvero | Scienza in rete

La musica dà i brividi, davvero

Primary tabs

Read time: 1 min

Ecco perché la musica ha valore in qualunque società, senza limiti di epoca e cultura: perché per l’essere umano è come una droga. La prova viene dalle ricerche di  Valorie Salimpoor e i suoi colleghi della McGill University, dell’International Laboratory for Brain, Music and Sound Research e del Centre for Interdisciplinary Research in Music Media and Technology di Montreal, in Canada.

Utilizzando la PET e la risonanza magnetica funzionale i ricercatori canadesi hanno osservato una chiara correlazione tra il piacere indotto dall’ascolto di un brano musicale e la liberazione di dopamina, lo stesso mediatore che esprime la soddisfazione prodotta dal cibo, dalle droghe e dal denaro.

Ovviamente l’effetto è tangibile solo per il tipo di musica più gradito al singolo soggetto, quello capace di suscitare emozioni e addirittura brividi, reazioni documentate dalle variazioni nella conduzione elettrica della pelle, dalla frequenza cardiaca e respiratoria, dalla temperatura corporea, oltre che, ovviamente, dalla testimonianza del diretto interessato. Lo stesso si verifica nell’attesa che parta il brano preferito.

Nature Neuroscience 2010 DOI: 10.1038/nn.2726

Autori: 
Sezioni: 
Neuroscienze

prossimo articolo

Quando il genere cambia la ricerca

Il premio ATENƏ del CNR valorizza la gendered innovation, premiando i tre migliori prodotti scientifici che abbiano inglobato nel proprio disegno la prospettiva di genere. I lavori premiati appartengono ai tre diversi settori ERC, cioè Scienze fisiche e ingegneria, Scienze della vita e Scienze umane e sociali, e sono esempi di come l’integrazione della prospettiva di genere fornisca risultati che rispondono maggiormente ai bisogni della società e del mondo produttivo.

Immagine di Freepik

I manichini utilizzati più comunemente per i crash test riproducono l’anatomia del corpo medio maschile. Per rappresentare i corpi femminili, si utilizza una versione in scala ridotta di questi stessi manichini. Quando si testa la sicurezza delle automobili, quindi, non ci sono manichini che modellino le forme femminili né la loro tolleranza alle lesioni, la biomeccanica, l'allineamento della colonna vertebrale e così via. La conseguenza è che le donne riportano lesioni più gravi degli uomini in incidenti analoghi.