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H5N1, la storia e le scoperte sul virus dell’influenza

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Il virus dell’influenza aviaria è un virus influenzale di tipo A altamente infettivo negli uccelli selvatici e domestici con alta mortalità. Il virus si trasmette attraverso le feci, le secrezioni oro-nasali e congiuntivali. Esso è stato identificato per la prima volta nel secolo scorso, ma è continuamente presente nella popolazione avaria mondiale con ricadute più o meno frequenti.  L'epidemia da virus H5N1 iniziata alla fine del 2003 nel sudest asiatico è tutt’ora in atto con gravi conseguenze sull’economia di alcuni paesi, e ha portato alla morte di 150 milioni di volatili. A colpire maggiormente l’interesse della Organizzazione Mondiale della Sanità è la possibilità che il virus si trasmetta tra specie ed in particolare sia in grado di passare all’uomo. Questo si è in effetti verificato in modo evidente nel 1997 quando 18 persone mostrarono infezioni respiratorie acute dovute al virus H5N1 ad Hong Kong e di questi sei morirono per l’infezione. L’allarme è salito nuovamente nel febbraio 2003, quando un’epidemia di influenza da virus H5N1 a Hong Kong causò 2 casi di malattia e 1 morto. Altri due virus dell’influenza aviaria hanno recentemente causato malattie negli esseri umani. La causa più recente di allarme si è verificata nel gennaio 2004, quando i test di laboratorio hanno confermato la presenza del virus aviario H5N1 nei casi di malattie respiratorie acute nella regione nord del Vietnam. La preoccupazione che il virus passi dagli uccelli all’uomo è quindi fondata, tuttavia è stato dimostrato che il virus nell’uomo non è per il momento altamente infettivo, ad oggi le persone infettate sono state  circa 600 e tutte venute a stretto contatto con animali infetti. Di queste 600, circa la metà è morta a causa dell’infezione. Il rischio di una pandemia però rimane, i virus infatti sono in grado di modificarsi in fretta adattandosi all’ospite. Per questo motivo l’OMS sta da anni lavorando a scongiurare questa possibilità sia limitando l’infezione nei volatili, che aumentando le misure di sicurezza dei lavoratori che sono in contatto con uccelli domestici, che attraverso lo studio di nuovi vaccini.

Proprio nell’ottica dello sviluppo di nuovi vaccini si collocano gli studi di due gruppi di ricerca indipendenti, uno condotto da Ron Fouchier dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam e l’altro condotto da Yoshihiro Kawaoka dell’Università del Wisconsin a Madison, Stati Uniti. Entrambi i gruppi hanno lungamente studiato il virus H5N1 per conoscerlo in modo approfondito, conoscenza necessaria per poter sviluppare un vaccino efficace. Le due ricerche, sottomesse alle due riviste scientifiche più prestigiose, Science e Nature, dimostrano che è possibile modificare il virus H5N1 per renderlo pandemico. In particolare sono state introdotte nel virus 5 mutazioni in due differenti geni generando un super virus in grado di trasmettersi con facilità e alta mortalità nei furetti, mammiferi che rispondono ai virus in modo simile all’uomo. La scoperta ha generato una serie di reazioni discordanti nella comunità scientifica. Sebbene le conoscenze sviluppate siano fondamentali per la creazione di un super vaccino, in grado quindi di fermare la pandemia nel caso il virus mutasse naturalmente, tuttavia esse pongono le basi per la creazione in laboratorio di virus mortali che potrebbero essere utilizzati come armi biologiche


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