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I colori del bosone di Higgs

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Immagine tratta dalla brochure della mostra "I colori del bosone di Higgs". Credit: CREATIONS, CERN / CMS, INFN.

Un progetto di “arte e scienza partecipate”, in un contesto - è il caso di dirlo - unico al mondo. Il progetto partecipato consiste in una mostra che propone 55 opere di studenti delle terze e quarte classi dei licei classici, scientifici e artistici di Firenze insieme a 26 opere di artisti contemporanei, provenienti dalla collezione art@CMS del CERN di Ginevra. Il contesto davvero speciale è la sala delle esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, la più antica al mondo, creata dal Vasari, frequentata da Michelangelo, che ne ha disegnato anche il logo, e dove Galileo ha appreso e l’arte del disegno e la scienza di Archimede.

Stiamo parlando della mostra I colori del bosone di Higgs. Percorsi tra Arte e Scienza che, aperta il 10 gennaio, si chiuderà giorno 28. Almeno nella sua tappa fiorentina. Perché questa mostra è itinerante, coinvolge infatti Milano, Venezia e Padova oltre al capoluogo toscano, per concludersi poi a Napoli, dove giungerà a marzo e dove il 6 e 7 aprile saranno selezionate le opere migliori che verranno premiate con uno stage al CERN per i giovanissimi autori.

Art & Science across Italy

Non a caso il progetto si chiama Art & Science across Italy. Arte e Scienza in giro per l’Italia nasce da una collaborazione tra l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e il CERN di Ginevra, in particolare l’esperimento CMS, nell’ambito del network CREATIONS di Horizon 2020 dell’Unione Europea. E si rivolge in maniera specifica agli studenti delle scuole medie superiori italiane.

Nell’articolo di Gaspare Polizzi ci sono tutte le informazioni sull’Accademia delle Arti del Disegno, esempio storico ineguagliabile di unità del sapere. Nella brochure che pubblichiamo ci sono tutti i dettagli del progetto e molti esempi di collaborazione tra artisti e scienziati, al CERN di Ginevra, alla ricerca di nuovi linguaggi per comunicare la fisica. Invitandovi a visitarla, ricordiamo solo le dichiarazioni di Pierluigi Paolucci, il responsabile del progetto Art & Science across Italy, e di Cristina Acidini, Presidente dell’Accademia delle Arti del Disegno.

Più di 3.000 studenti e 240 composizioni artistiche

Paolucci commenta così la tappa fiorentina: “I più di 3.000 studenti afferenti al progetto e le 240 composizioni artistiche raggiunte con la tappa di Firenze sono un chiaro segno di quanto sia interessante e attuale il tema del connubio tra arte e scienza. L’entusiasmo degli studenti e dei docenti dei licei fiorentini ci ha davvero colpito positivamente e ci ha ancora una volta resi felici per aver contribuito a mettere in evidenza la creatività e l’originalità degli studenti italiani”.

Da parte sua Cristina Acidini sottolinea come “l’Accademia, che ha nella sua missione la promozione di tutti i saperi oltre che di tutte le arti, è ben lieta di accogliere questa originale iniziativa, che potrà favorire l’avvicinamento dei giovani - a cominciare dai vicini studenti dell’Accademia di Belle Arti - al mondo delle scienze, anche attraverso i fenomeni visivi”.

Sciogliere la “montagna di ghiaccio” tra arte e scienza

Questa non è l’unica iniziativa che si realizza nell’ambito del rapporto tra arte e scienza. Per fortuna ce ne sono molti. Tuttavia Art & Science across Italy ha alcuni tratti davvero originali. In primo luogo è organizzata in collaborazione tra grandi istituzioni culturali (sì, culturali): l’INFN, il CERN e, nel caso di Firenze, dall’Accademia delle Arti del Disegno. Non è un caso unico, ma neppure è un caso frequente. Segno che quella montagna di ghiaccio tra le due culture indicata quasi sessant’anni fa da sir Charles Percy Snow si sta sciogliendo e che arte e scienza tornano a parlarsi in maniera stretta e intensa, come ai tempi di Michelangelo e di Galileo. È un’esigenza, questa della reciproca contaminazione e fertilizzazione, avvertita sia dagli artisti che dagli scienziati. Ed è un buon sintomo, perché solo recuperando per intero e praticando l’unità del sapere diventa possibile, per dirla con Italo Calvino, penetrare l’opacità del mondo e trovare la strada per uscire dal labirinto che la complessità della società, dell’economia, della stessa tecnologica costruisce incessantemente intorno a noi.

Arte e scienza “partecipate”

Ma, aspetto ancor più interessante, è quella che abbiamo definita “arte e scienza partecipate”, ovvero il coinvolgimento con il ruolo di attori protagonisti degli studenti delle scuole medie superiori. I giovani chiamati non a essere spettatori passivi del sapere - artistico e/o scientifico - trasmesso dagli adulti, ma a recitare in prima persona una parte impegnativa. E creativa.

Sono quasi tremila quelli coinvolti da Art & Science across Italy. Non tutti faranno gli scienziati. Non tutti diventeranno artisti. Ma tutti, speriamo, svilupperanno un rapporto critico con l’arte e con la scienza, avendole osservate da vicino. Grazie ad Arianna (in questo caso INFN, CERN, Accademia delle Arti del Disegno) avranno maggiori possibilità di trovare come Teseo il filo per uscire da quel labirinto di cui parla Calvino. No, non è poca cosa questa opportunità che grandi istituzioni culturali offrono loro. Ma neppure è poca cosa l’opportunità che i ragazzi di Firenze, Milano, Venezia, Padova e Napoli offrono a queste istituzioni.

Un esperimento di nuova didattica

A ben vedere, si tratta di un notevole esperimento di nuova didattica. Che è, finalmente, interdisciplinare. E che non è più ex cathedra e top down (con uno che dall’alto sa e trasmette il suo sapere a chi non sa), ma costruita insieme, in un percorso orizzontale, che non rinuncia alla specificità delle esperienze e delle competenze.

Ultima, ma non ultima, è la ricerca di nuovi linguaggi nella comunicazione della scienza e dell’arte. In questa mostra partecipata si realizza una delle moderne teorie sulla comunicazione della scienza ma, potremmo dire, anche dell’arte. Fondata su tre modalità interconnesse senza le quali non è possibile realizzare né buona arte né buona scienza: hands on (i ragazzi hanno messo le mani sopra gli strumenti sia artistici sia scientifici); minds on (si sono misurati con i metodi della fisica e dell’arte) e hearts on (vi hanno messo il cuore).

Questi ragazzi partecipanti vanno incoraggiati. Andiamo a visitare le mostre.

Pietro Greco

 

Gli Scienziati nell'Accademia delle Arti del Disegno, da Galilei ad Amaldi

di Gaspare Polizzi

Ritenuta la più antica Accademia al mondo tra quelle ancora esistenti, la fiorentina Accademia delle Arti del Disegno ha avuto origine dalla Compagnia di San Luca, formata, nel 1339, tra gli artisti fiorentini per “sovvenire così nelle cose dell’anima, come del corpo, a chi, secondo i tempi, n’avesse bisogno”,1 una compagnia che vide tra gli iscritti Benozzo Gozzoli, Donatello (Donato di Niccolò di Betto Bardi), Lorenzo Ghiberti, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. “Cascata la Compagnia del tutto et quasi finita”, si deve a Giorgio Vasari l’idea di formare una nuova Compagnia garante del valore intellettuale dell’attività artistica. Nel maggio 1562, Vasari coinvolse in questo suo progetto il frate servita Zaccaria Faldolfi, il Bronzino (Agnolo di Cosimo di Mariano), Francesco da Sangallo, Bartolomeo Ammannati, Vincenzo de’ Rossi, Michele di Ridolfo del Ghirlandaio. Ne parlò poi col duca Cosimo I e, “pregatolo a volere così favorire lo studio di queste nobili arti, come aveva fatto quello delle lettere, avendo riaperto lo Studio di Pisa, creato un collegio di scolari, e dato principio all’Accademia Fiorentina, lo trovò tanto disposto ad aiutare e favorire questa impresa, quanto più non arebbe saputo desiderare”. La prima riunione dell’Accademia e Compagnia dell’Arte del Disegno avvenne, il 31 gennaio 1563, nel capitolo del monastero di Santa Maria degli Angeli, vicino alla SS. Annunziata, dove era stata inaugurata solennemente nel 1562 la Cappella di San Luca o dei Pittori, alla presenza di quarantotto tra pittori, scultori e architetti appartenenti alla risorta Compagnia. In quell’occasione Cosimo I venne riconosciuto “principe e Signor Nostro e Capo di tutti”, mentre Michelangelo fu proclamato “Padre e Maestro di queste tre Arti”.

La più antica Accademia al mondo, fondata da Vasari nel 1563

L'Accademia voluta da Vasari e da Michelangelo, e sostenuta da Cosimo I, pur mantenendo la sua vocazione artistica racchiusa nelle tre arti del disegno - pittura, scultura e architettura -, aprì presto le sue porte alla nascente cultura scientifica. Non è causale l'elezione a membro dell'Accademia di Galileo Galilei, il 18 ottobre 1613.2 Come ricorda Rodolfo Siviero, Presidente dell'Accademia dal 1971 al 1983, “La scuola di matematica, affidata ai maestri più insigni, ebbe fra i suoi allievi Galileo Galilei. Egli iniziò lo studio delle matematiche nell'Accademia, sotto la guida di Ostilio Ricci e insieme della prospettiva, della meccanica e della geometria. Furono questi studi all'Accademia che lo portarono poi a quella fusione fra matematica pura e meccanica pratica di cui divenne assertore e realizzatore. L'Accademia introdusse poi nei suoi programmi lo studio dell’insegnamento galileiano affidandone la direzione scientifica a Vincenzo Viviani che vi insegnò per circa trent'anni”.3

L'Accademico Galileo Galilei e gli eminenti scienziati nei secoli 

Sulla linea della diffusione della scienza si collocò anche l'elezione del fondatore dell'Accademia del Cimento, il cardinale Leopoldo de' Medici, Accademico dal 12 maggio 1641. Leopoldo de' Medici, “animatore instancabile della vita scientifica e culturale fiorentina, fondò con il fratello, il granduca Ferdinando II, l'Accademia del Cimento nel 1657, per onorare la memoria di Galileo Galilei e per diffondere ovunque il metodo sperimentale”.

Ancora più significativa fu la presenza nell'Accademia, ricordata da Siviero, come “console”,4 “il massimo organo giudicante all'interno dell'accolita”, del più fedele tra gli allievi di Galilei, Vincenzo Viviani. Viviani fu eletto console il 2 gennaio 1652 e, anche in qualità di Accademico, realizzò la nota facciata “galileiana” del Palazzo dei Cartelloni: “il più tenace fra i difensori della memoria del maestro. Viviani utilizzò abilmente la facciata del proprio palazzo, nell’attuale via Sant'Antonino, per onorare pubblicamente Galileo. Con l'intervento di Giovan Battista Foggini, grande scultore e architetto fiorentino e grande interprete del barocco, anch'egli Accademico, fece collocare sul portone d'ingresso un busto di bronzo dello scienziato e disporre lateralmente cartigli con lunghe iscrizioni celebrative, ancor oggi esistenti. Anima dell'Accademia del Cimento, Viviani condusse studi e ricerche di fisica e realizzò una breve biografia di Galileo, su suggerimento del principe Leopoldo de' Medici, per riabilitare la memoria dello scienziato e celebrarne il metodo sperimentale.”

Un altro importante esponente dell'Accademia del Cimento fu Accademico delle Arti del Disegno, il Conte Lorenzo Magalotti, eletto il 12 gennaio 1671: “Studioso eclettico di scienze naturali, fu segretario dell'Accademia del Cimento e ricoprì incarichi diplomatici in Inghilterra, entrando in contatto con le maggiori innovazioni tecnologiche presenti nello stato più avanzato dell'Europa del tardo Seicento”.

Nel Settecento vi fu tra gli Accademici un fisico idraulico e astronomo di grande talento, il gesuita Leonardo Ximenes, nominato il 16 giugno 1779: “matematico, ingegnere ed idraulico, curò la realizzazione della strada dell'Abetone, ancor oggi utilizzata ed attuò la realizzazione dell'area di Castiglion della Pescaia, principale porto della Maremma”. Aggiungo che Ximenes, nato a Trapani il 27 dicembre 1716,5 fu astronomo di rilievo: si occupò dello studio dell'obliquità dell'eclittica e restaurò lo gnomone di Santa Maria del Fiore, scoprì, sulla base della teoria della gravitazione universale di Isaac Newton, l'influenza della luna sulle maree, non compresa dallo stesso Galilei, e fondò a Firenze nel 1756 l'osservatorio astronomico di San Giovannino, annesso al Collegio dei gesuiti, ancora oggi esistente con il nome di Osservatorio Ximeniano. In qualità di scienziato idraulico Ximenes si occupò di strumenti per misurare la velocità delle acque, come la ventola e la valvola idraulica, che gli consentirono di misurare la velocità puntuale della corrente.

Nell'Ottocento divenne Accademico un grande studioso di medicina, Paolo Mascagni, nominato il primo giugno 1807, “anatomista insigne”. Mascagni “massimo studioso del sistema linfatico rese l'Università di Siena un centro di studi di livello internazionale”. E pochi anni dopo trovò posto un grande botanico, Antonio Targioni Tozzetti, nominato nel 1813, che fu “chimico di valore e profondo esperto di botanica, realizzò un Sommario di Botanica Medico-Farmaceutica e di Materia Medica che fu largamente adottato come manuale per gli studenti toscani di Farmacia. L'opera, pubblicata a Firenze nel 1830, ebbe notevole successo e dimostrò la vitalità del mondo scientifico negli anni iniziali del governo del granduca Leopoldo II d'Asburgo Lorena”. Aggiungo che la moglie di Antonio Targioni Tozzetti, Fanny Ronchivecchi, animatrice di un noto salotto letterario fiorentino in via Ghibellina, fu amata da Giacomo Leopardi e da Antonio Ranieri.

Nel secondo Novecento divenne Accademico uno tra i maggiori storici della filosofia italiani e tra i massimi esperti mondiali dell'Umanesimo e del Rinascimento, nonché grande conoscitore della storia della scienza, Eugenio Garin, nominato il 3 giugno 1972.

Gli scienziati "organici" per statuto dal 1978

Gli scienziati Ma l'ingresso degli scienziati nell'Accademia si trasforma da evento raro e legato a situazioni particolari a ingresso sancito da un rilievo statutario soltanto nel 1978, con un intervento dell’allora Presidente, il già ricordato Siviero, che ottenne dal Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, Dario Antoniozzi, il riconoscimento di un nuovo statuto che contemplava cinque classi: pittura, scultura, architettura, storia dell’arte, discipline umanistiche e scientifiche.

La Classe di Discipline Umanistiche e Scientifiche vide alla sua costituzione l'ingresso del fisico nucleare Edoardo Amaldi nominato il 28 novembre 1978. “Membro del celebre gruppo romano dei Ragazzi di via Panisperna, guidato da Enrico Fermi, che ottenne risultati fondamentali nella fisica del nucleo, coronati nel 1938 dal premio Nobel conferito allo stesso Fermi, Amaldi compì studi d'avanguardia sulla fisica delle particelle e nel campo dei fenomeni magnetici. Brillante docente universitario, contribuì in prima persona alla nascita dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (I.N.F.N.), alla creazione, a Ginevra, del Centro Europeo di Ricerche Nucleari (C.E.R.N.) ed alla istituzione dell'Agenzia Spaziale Europea (E.S.A.).” Ad Amaldi si può quindi far risalire il rapporto con l'INFN, ora rinsaldato con la mostra fiorentina I colori del Bosone di Higgs. Percorsi tra Arte e Scienza,

Da Amaldi a Ferroni, da Levi Montalcini a Radicati di Brozolo

Pochi anni dopo uno scienziato divenne Presidente dell'Accademia. Si tratta del chimico-fisico Enzo Ferroni, anch'egli divenuto Accademico ordinario nel 1978, come Amaldi, che fu Presidente dell'Accademia nel periodo 1989-94, per divenire poi Accademico emerito nel 2003. Ferroni ha studiato la chimica fisica dei sistemi dispersi e delle interfasi e la chimica fisica applicata alla conservazione dei beni culturali, lasciando a Firenze una scuola di rilievo internazionale. Ordinario di chimica fisica prima all'Università di Cagliari dal 1961 e quindi a Firenze dal 1965 al 1991, Ferroni ricevette nel 1967 la medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte su proposta del Ministero della Pubblica Istruzione per "la generosa collaborazione offerta a vantaggio del patrimonio artistico e culturale di Firenze, danneggiato dall'alluvione del 4 novembre 1966". Nel triennio 1976-79 fu Rettore dell'Università di Firenze.

Il suo successore fu un altro presidente dell'Accademia proveniente dalla Classe di Discipline Umanistiche e Scientifiche: lo storico della filosofia e del pensiero antico Francesco Adorno, Accademico ordinario dal 1991, Presidente dell'Accademia dal 1994 al 2008, quindi Accademico emerito.

Negli ultimi decenni va ricordato l'ingresso in Accademia, il 4 settembre 1996, di Guido Moggi, “botanico di statura internazionale e per lunghi anni apprezzato docente presso l'Ateneo fiorentino. Massimo studioso della flora africana ha compiuto in quel continente otto spedizioni scientifiche, realizzando studi d'avanguardia sulla flora della Somalia e dell'Etiopia e sulla vegetazione dei mangrovieti del Kenia. Fra i suoi lavori più singolari spicca un recente contributo: Frammenti di memoria. Spigolature botaniche. Personaggi, collezioni storie, apparso a Firenze nel 2013, per i tipi di Polistampa”.

Non si può inoltre dimenticare che furono Accademici d'onore anche la neurologa Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la medicina nel 1986, e il fisico teorico Luigi Arialdo Radicati di Brozolo, ora Accademico emerito, studioso di rilievo internazionale di fisica delle particelle elementari e di cromodinamica quantistica.

Gli attuali Accademici oltre gli steccati culturali

Attualmente nella classe di Discipline Umanistiche e Scientifiche sono presenti, tra gli scienziati, gli Accademici ordinari Giuseppe Anichini, Guido Chelazzi, Luigi Dei, attuale Rettore dell'Università di Firenze, e Pier Andrea Mandò. Tra gli Accademici corrispondenti sono presenti Enrico Giusti, Pietro Greco, Stefano Mancuso, il ricordato Moggi e Roscoe Stanyon. Questa più ampia presenza del mondo scientifico è sancita anche nel Regolamento dell'Accademia, che precisa che tra i quindici Accademici della Classe debbano esser presenti “otto studiosi di discipline umanistiche, sette studiosi di scienze”, e fu fortemente sostenuta da Maurizio Bossi, studioso e animatore culturale del “Gabinetto Scientifico-Letterario Giovanpietro Vieusseux” e Presidente della Classe di Discipline Umanistiche e Scientifiche dal 2013 fino alla morte, il 21 aprile 2016. Il suo impegno per il superamento delle “due culture” fu spalleggiato dall'astrofisico Francesco Palla, direttore dell'Osservatorio Astrofisico di Arcetri dal 2005 al 2011 e appassionato divulgatore di temi astronomici, nell'intreccio costante con l'arte e la letteratura.

Ci si augura che l'Accademia delle Arti del Disegno prosegua nel suo sforzo per il superamento degli steccati culturali e, grazie soprattutto alla sua Classe di Discipline Umanistiche e Scientifiche, possa stabilire proficue collaborazioni con istituti e centri di cultura scientifica, come nel caso di quella realizzata in questi giorni con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

 

Note:
1 La più completa ricostruzione della storia dell'Accademia si trova in Bert W. Meijer e Luigi Zangheri, a cura di, Accademia delle arti del disegno. Studi, fonti e interpretazioni di 450 anni di storia, 2 voll., Olschki, Firenze 2015.
2 Utilizzo in larga parte Giovanni Cipriani, "Gli scienziati e gli umanisti", in Bert W. Meijer e Luigi Zangheri, a cura di, Accademia delle arti del disegno. Studi, fonti e interpretazioni di 450 anni, cit., vol. I, pp. 249-256 (saggio dal quale cito dalle pp. 252-257).
3 R. Siviero, "Cenni storici sull'Accademia delle Arti del Disegno", in Accademia delle Arti del Disegno. Nuovo Statuto. Annuario 1981-1982, Accademia delle arti del disegno, Firenze 1982, p. 15.
4 Enrico Sartoni, "Gli Statuti tra Accademia del Disegno e Accademia di Belle Arti", in Bert W. Meijer e Luigi Zangheri, a cura di, Accademia delle arti del disegno. Studi, fonti e interpretazioni di 450 anni (1563-1873), cit., vol. I, p. 67; Sartoni aggiunge che la “tetrarchia consolare, un membro per arte [che] aveva la preminenza nell'organizzazione e nella risoluzione dei problemi” 8p. 66).
5 È per me un onore aver studiato, da trapanese, al Liceo Classico “L. Ximenes” di Trapani ed essere membro della medesima Accademia.

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