fbpx COP28: intervista a Giulia Galluccio | Scienza in rete

Il bicchiere mezzo pieno della COP28: intervista a Giulia Galluccio

--
Tempo di lettura: 1 min

Prima, dopo e durante la COP28 si sono susseguite analisi e osservazioni sugli eventi in corso. L’annuncio col botto del finanziamento del fondo Loss and damage, i commenti poco raccomandabili del presidente Al Jaber, il testo finale con la nuova formula “transitioning away”. Come sempre, i negoziati sono un compromesso di posizioni diverse, ma, viste le premesse sul paese ospitante e la presenza di migliaia di pericolosi e potenti lobbisti del petrolio, poteva andare molto peggio. Soprattutto, è la prima volta che in un testo ufficiale, approvato da tutti i paesi del mondo, si riconosce che la causa del riscaldamento globale sono i combustibili fossili. Sono decenni che la ricerca scientifica lo dice: meglio tardi che mai.

Di questo e altro, come i complessi meccanismi finanziari, parliamo con Giulia Galluccio, che dirige la divisione di ricerca del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, l’Information Systems for Climate science and Decision-making e che è stata a Dubai a seguire la COP28 e dove ha partecipato all’evento Future Earth Research School, High-Level Education for a Sustainable Future and Green Jobs.

 

Intervista, musica e montaggio: Jacopo Mengarelli. Immagine di copertina: UNFCCC. Fonti audio: BloombergQuicktake, Guardian News
Articoli correlati

Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Siamo troppi o troppo pochi? Dalla sovrappopolazione all'Age of Depopulation

persone che attraversano la strada

Rivoluzione verde e miglioramenti nella gestione delle risorse hanno indebolito i timori legati alla sovrappopolazione che si erano diffusi a partire dagli anni '60. Oggi, il problema è opposto e siamo forse entrati nell’“Age of Depopulation,” un nuovo contesto solleva domande sull’impatto ambientale: un numero minore di persone potrebbe ridurre le risorse disponibili per la conservazione della natura e la gestione degli ecosistemi.

Nel 1962, John Calhoun, un giovane biologo statunitense, pubblicò su Scientific American un articolo concernente un suo esperimento. Calhoun aveva constatato che i topi immessi all’interno di un ampio granaio si riproducevano rapidamente ma, giunti a un certo punto, la popolazione si stabilizzava: i topi più anziani morivano perché era loro precluso dai più giovani l’accesso al cibo, mentre la maggior parte dei nuovi nati erano eliminati.