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Il cannocchiale e il pennello.

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Galileo Galilei è il pioniere della nuova scienza, tra i massimi artefici di quella rivoluzione scientifica iniziata nel Seicento in Europa e di cui tutti noi, oggi, siamo figli. Per tutto quello che ha fatto è giustamente considerato il più grande e famoso scienziato italiano di ogni tempo.

Per questo è tanto più significativo il rapporto, strettissimo, che Galileo ha avuto con l'arte e la letteratura. Italo Calvino e Giacomo Leopardi lo consideravano non solo il più grande fisico italiano, ma anche il più grande scrittore della letteratura italiana. Galileo d'altra parte è stato un colto critico letterario. Ha chiosato con ammirazione Dante e Ariosto, ha ferocemente criticato Torquato Tasso. Egli stesso ha scritto poesie e tra i suoi amici ha annoverato molti poeti.

In musica Galileo non era da meno. Suonava il liuto, si dice, meglio del padre Vincenzio: che di quello strumento era maestro. Ma soprattutto dalla musica e dal padre, autore di una rivoluzione nell'arte dei suoni paragonabile a quella del figlio nella scienze fisiche, ha avuto una sorta di doppio imprimatur epistemologico: il padre gli ha dimostrato quanto siano importanti nelle scienze naturali le "sensate esperienze" e lo ha aiutato a modulare il rapporto fine tra fisica e matematica nello studio della natura.

Ma Galileo non si è limitato a frequentare la letteratura e la musica. Ha avuto rapporti anche con le arti figurative. Galileo ha usato l'immagine e ha contribuito a far sì che questo mezzo di espressione entrasse da protagonista nella comunicazione della scienza. Quando nel 1609, quattrocento anni fa, ebbe l'idea di puntare il cannocchiale verso il cielo, a iniziare dalla Luna, non si limitò a scrivere ciò che aveva visto, ma cercò anche di raffigurarlo. Dandoci immagini molto precise e ben dettagliate soprattutto della Luna. Il suo Sidereus Nuncius è diventato un libro spartiacque nella storia dell'uomo (la definizione è di Ernst Cassirer) non solo per il suo contenuto e per come è stato scritto, ma anche per come è stato raffigurato.

Ma il rapporto con la pittura di Galileo non si limita alla sua capacità di disegnare. Le sue scoperte sono diventate uno tra i soggetti più frequentati dalla nuova arte del Seicento, in particolare del naturalismo barocco. Adam Elsheimer pochi mesi dopo la pubblicazione del Sidereus ha rappresentato il cielo galileiano nella sua Fuga in Egitto.

Fuga in Egitto

E Ludovico Cardi detto il Cigoli ha rappresentato più e più volte la Luna descritta da Galileo e ormai visibile a tutti col cannocchiale. La pittura ha dato un formidabile contributo all'affermazione della nuova visione dei cieli e, in definitiva, della nuova scienza nel Seicento.

Cigoli

Di più, come ha rilevato Erwin Panofsky, Galileo è stato un grande critico d'arte e, in particolare, delle arti figurative. Al suo amico, il Cigoli, Galileo non ha fornito solo suggestioni, ma anche precise indicazioni di estetica. E il Cigoli guardava a Galileo non solo come al suo maestro di astronomia, ma anche di arte.  

In definitiva, Galileo Galilei è stato uno dei maggiori protagonisti della grande rivoluzione culturale del Seicento che ha prodotto e la nuova scienza e la nuova arte. Per questo assume particolare significato il fatto che la città natale di Galileo, Pisa, ha voluto dedicare al grande scienziato nell'anno internazionale dell'astronomia una mostra, Il cannocchiale e il pennello, curata da Lucia Tongiorgi Tomasi e Alessandro Tosi che tra il 9 maggio il 19 luglio ha restituito ai suoi visitatori la complessità e la ricchezza di rapporti tra nuova scienza e nuova arte nell'età di Galileo.

La mostra ha ricostruito con grande organicità i rapporti con le arti di Galileo. Ha ricostruito la diffusione dei concetti scientifici galileiani e la figura stessa di Galileo nei primi nuclei di cultura di massa che si andavano condensando nel Seicento. Ha ricostruito con sapienza l'ambiente culturale, italiano ed europeo, in cui la vicenda galileiana si è svolta.

Davvero interessante.

Per chi non l'avesse vista, infine, consigliamo il catalogo che non è (solo) un catalogo, Il cannocchiale e il pennello, che Lucia Tongiorgi Tomasi e Alessandro Tosi hanno curato per l'editore Giunti (pagg. 414, euro 35,00). Nel volume, come in tutti i cataloghi che si rispettino, troverete le immagini della mostra. Ma troverete anche una serie di saggi molto approfonditi, firmati da grandi esperti, sullo straordinario rapporto tra Galileo, le arti e le rivoluzione culturali del Seicento. Per chi crede che la schisi tra le due culture sia del tutto innaturale, come diceva Primo Levi, è un volume da non perdere.


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