fbpx Ecco dove agisce la stimolazione intracranica | Scienza in rete

Ecco dove agisce la stimolazione intracranica

Read time: 2 mins

Dalla Spagna arriva la conferma: la stimolazione intracranica funziona e non è invasiva.
Nei ratti la stimolazione elettrica dell’ipotalamo porta a completo ripristino di funzionalità compromesse in seguito a lesioni cerebrali.
A dirlo è una ricerca apparsa sulle pagine della rivista Behavioural Brain Research frutto del lavoro sinergico dei ricercatori dell’università Autonoma di Barcellona in collaborazione con i colleghi dell’università di Girona.
In particolare, l’attenzione dei ricercatori si è concentrata sulle potenzialità della stimolazione intracranica profonda nel ripristinare le funzionalità cognitive legate al ricordo e all’apprendimento pesantemente compromesse in seguito a lesioni dell’amigdala.

L’amigdala rappresenta un’area cerebrale di importanza cruciale per i processi emotivi grazie ai quali possiamo avvertire la presenza di un pericolo o apprendere nuove informazioni.
Lesioni dell’amigdala portano, ad esempio, un soggetto all’incapacità di associare un determinato stimolo a una situazione a esso correlato. Come vedere il fuoco e non associarlo alla possibilità di bruciarsi.
In questo studio più del 70% degli animali che presentavano danni a livello di amigdala ha recuperato la funzionalità in seguito a numerose sessioni di stimolazione elettrica dell’ipotalamo.
Gli effetti di 10 sessioni di trattamento della durata di 60 minuti erano visibili nei tre mesi successivi alla seduta. Le capacità di apprendimento e di memorizzazione risultavano addirittura migliori rispetto a quelle di animali sani. Ma cosa dice di nuovo questa ricerca?
Studi precedenti avevano dimostrato che la stimolazione elettrica provoca cambiamenti strutturali a livello cerebrale: aumenta le connessioni neuronali e l’espressione di geni che regolano processi legati alla plasticità neuronale e alla neuroprotezione. Tutti fenomeni che potrebbero spiegare il miglioramento delle performance cognitive.

Gli studiosi hanno però scoperto qualcosa in più: la stimolazione intracranica riduce l’attività di un enzima. Si tratta dell’acetilcolinesterasi, enzima chiave nel metabolismo dell’acetilcolina, neurotrasmettitore la cui attività è essenziale nei processi di apprendimento e di memorizzazione.

Autori: 
Canali: 
Neuroscienze

prossimo articolo

Giornata Mondiale Senza Tabacco: i riflettori accesi sull'industria

Una mano che distrugge alcune sigarette

In Italia, il consumo di tabacco rimane il principale rischio per la salute, responsabile del 20% dei decessi per malattie non trasmissibili tra le persone sotto i 70 anni. Nonostante ciò, l'industria del tabacco è spesso presentata come una risorsa per il Paese, per la sua capacità di creare posti di lavoro e contribuire all'economia. C'è, insomma, una significativa contraddizione; e i dati mostrano come, grazie soprattutto ai nuovi prodotti (come e-cig e sigarette a tabacco riscaldato), l’industria del tabacco stia raggiungendo i suoi scopi: rendere dipendenti dal tabacco le nuove generazioni ed evitare l’uscita dalla dipendenza dei fumatori che vogliono smettere. 

Il consumo di tabacco resta in Italia il primo fattore di rischio per la salute: gli si possono attribuire il 20% dei decessi per malattie non trasmissibili, tra le persone con meno di 70 anni.