L’analisi basata sul decadimento radioattivo dell’uranio e del torio ha permesso una più accurata datazione delle pitture rupestri della penisola Iberica, indicando che sono più antiche di almeno 5 mila anni.
La
delicata misurazione, i cui risultati sono stati pubblicati su Science, è stata condotta dal team di Alistair Pike (University of
Bristol) su minuscoli campioni di calcite provenienti dalle stalattiti che si
sono formate sulle superfici dipinte. La mancanza di pigmenti organici,
infatti, rende impossibile l’impiego
del metodo della datazione al radiocarbonio. Inoltre, la possibilità di avere riscontri
sufficientemente sicuri anche con minuscole quantità di materiale (ne bastano 10 mg)
ha permesso di rispettare al massimo l’integrità dei dipinti.
Dall’analisi è emerso che le decorazioni
rupestri di una decina di grotte della Spagna settentrionale risalgono ad almeno
40.800 anni fa, dunque sono 5-10 mila anni più antiche di quanto si ritenesse finora.
I dati in possesso degli antropologi indicano che le prime tracce della presenza dell’uomo moderno in Spagna risalgono a 41.500 anni fa. Questo significa che o la pittura rupestre era in qualche modo già un patrimonio culturale dell’uomo moderno oppure è una abilità che si è sviluppata molto rapidamente, forse in risposta alla competizione con i Neanderthal. Resta però anche una terza possibilità: che le pitture rupestri che possiamo ammirare nelle grotte Iberiche (per esempio Altamira, El Castillo e Tito Bustillo) siano in realtà la gradevole espressione artistica proprio dei Neanderthal.