Sul Journal of the American Medical Association è stato pubblicata una ricerca nella quale vengono analizzati precedenti studi, provenienti dai cinque continenti, per verificare e quantificare i legami tra inquinamento atmosferico e la salute del cuore. Il team di scienziati, guidati da Hazrije Mustafic del Cardiovascular Research Center presso l'Università Paris Descartes, ha scoperto che un'esposizione di breve durata, meno di sette giorni, a tutti i principali inquinanti atmosferici, tranne l'ozono, è associato a un aumento degli attacchi di cuore.
L’entità del rischio "è relativamente piccola" rispetto ad altri fattori, quali il fumo, pressione alta e diabete ma nei paesi industrializzati ogni persona è esposta quotidianamente all’inquinamento atmosferico e a lungo andare può avere effetti significativi.
Lo studio mostra che il cuore umano è forse la parte più vulnerabile del corpo, quando si tratta di inquinamento atmosferico, la ricerca conferma infatti che gli attacchi di cuore aumentano, anche quando l'esposizione è di breve durata. "Non c'è bisogno di essere esposti per settimane o mesi o anni", ha detto Araujo , assistente professore di medicina e direttore della cardiologia ambientale presso la UCLA.
I ricercatori hanno esaminato oltre 100 studi provenienti da tutto il mondo, combinando il rischio di attacchi cardiaci associati a particelle fini, particelle grossolane, ozono, biossido di azoto, monossido di carbonio e anidride solforosa, e le Pm10 e Pm2.5.
Ogni serie di dati analizzati comprendeva un numero di casi variabile tra 400 e 300.000 persone, e tutte le diagnosi sono state accertate e confermate da cartelle cliniche dettagliate. Tutti i principali inquinanti atmosferici, sono risultati significativamente associati con un aumento a breve termine del rischio di infarto del miocardio.
Nel lavoro i ricercatori hanno cercato di capire anche i meccanismi di questo legame:
- il primo è l'infiammazione, gli studi analizzati hanno mostrato che i livelli dei marker dell'infiammazione come la proteina C-reattiva risultano più alti a seguito di un'esposizione allo smog;
- Il secondo potenziale meccanismo è la regolazione anomala del sistema cardiaco autonomo;
- Il terzo meccanismo potrebbe essere l’aumento della viscosità del sangue dovuto all'inquinamento, questo fattore può portare alla formazione di trombi.
“I rischi dello smog riguardano soprattutto i soggetti già in partenza più esposti, spiega Hazrije Mustafic, a cominciare dai pazienti affetti da patologie cardiache croniche. Più degli altri, dunque, le persone a rischio dovrebbero ridurre l’esposizione alle sostanze inquinanti.
“La nostra meta-analisi", concludono gli autori, "è la prima a valutare la qualità e la grandezza delle associazioni fra l'esposizione a breve termine agli inquinanti atmosferici importanti ed il rischio di malattie cardiovascolari.”