È un grido d’allarme, quello lanciato dal biologo Andrew Derocher dell’Università di Alberta (Canada). Lo scienziato ha coordinato un documento, redatto con altri undici studiosi di tutto il mondo, in cui chiede ai Governi prese di posizione concrete sul riscaldamento globale, che sta mettendo a repentaglio l’ecosistema delle specie in via di estinzione, in particolare degli orsi polari.
Su “Conservation Letters”, la rivista scelta per le loro
rimostranze verso la politica, gli scienziati scrivono: «Vogliamo che i Governi
siano pronti ad affrontare il peggiore scenario possibile: servono piani di
organizzazione e conservazione degli orsi polari».
Questa specie, infatti, in assenza di ghiaccio è costretta a
ritirarsi sulla terraferma e da lì non può cacciare la sua preda principale: la
foca.
Secondo Greenpeace, se non si interviene sul riscaldamento
climatico, «entro la fine del secolo la temperatura globale probabilmente
raggiungerà il picco più alto degli ultimi due milioni di anni». E le
previsioni di uno studio comparso su Nature nel 2010 e citato da Derocher e dal
suo gruppo parla di estinzione di due terzi degli orsi polari entro il 2050, se
non ci sarà un’inversione di rotta.
Gli scienziati affermano di non voler imporre strategie particolari. L’obiettivo è confrontarsi con la politica sulle conseguenze del riscaldamento globale per le popolazioni animali e trovare assieme la migliore strategia d’intervento. «Le decisioni migliori sono quelle prese in anticipo sul problema» ricordano nel loro documento.
