La ricostruzione dell'ecosistema presente quando l'ultima glaciazione si stava ormai avviando alla sua conclusione ha mostrato l'importante ruolo dei piccoli arbusti, responsabili dell'intensa produzione di un potente gas serra quale il protossido di azoto.
Lo studio, pubblicato su Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology e opera di Mirjam Pfeiffer (Swiss Federal Institute of Technology di Losanna) e del suo team, è frutto di una paziente indagine sui depositi sedimentari risalenti a 14500 anni fa, quando ci si stava ormai avviando alla conclusione dell'ultima glaciazione. Analizzando i pollini presenti nei sedimenti, i ricercatori hanno ricostruito i cambiamenti avvenuti nell'ecosistema del lago elvetico di Gerzensee scoprendo l'improvviso e rapido proliferare dell'Hippophae rhamnoides, un arbusto conosciuto con il nome di olivello spinoso.
Il metabolismo dell'arbusto, che impiega azoto atmosferico per produrre nutrienti, sfocia nel rilascio di protossido d'azoto, il noto gas esilarante. Un rilascio tutt'altro che trascurabile, tanto che questa rapida diffusione potrebbe spiegare il picco di protossido d'azoto riscontrato nei carotaggi di ghiaccio risalenti all'epoca conclusiva della glaciazione. Dato che il gas esilarante è un gas serra trecento volte più potente della CO2, è tutt'altro che azzardato, dunque, concludere che quegli arbusti che facevano capolino al ritirarsi dei ghiacci potrebbero aver velocizzato il processo di riscaldamento globale portando ancor più rapidamente la glaciazione alla sua conclusione.
