Osservazioni con il Cosmic Origins Spectrograph (COS) di Hubble hanno permesso di fare luce sui meccanismi che permettono alle galassie di riciclare immensi volumi di gas alimentando continue generazioni di stelle per miliardi di anni.
Osservazioni che si sono concretizzate
in tre studi pubblicati su Science, coordinati rispettivamete
da Nicolas Lehner (University of Notre Dame di South Bend), Todd
Tripp (University of Massachusetts di Amherst) e Jason Tumlinson
(Space Telescope Science Institute).
Il potente spettrografo ultravioletto
di Hubble è riuscito a tracciare la presenza di ossigeno, azoto e
neon negli aloni galattici osservando il passaggio attraverso di essi
della luce di un lontano quasar. Ne è uscito un quadro davvero
completo di come il materiale che compone l'alone interagisca
strettamente con il resto della galassia: la ricaduta del gas verso
il piano galattico alimenta nuove generazioni stellari, ma l'energia
liberata dai nuovi astri sospinge altro gas nell'alone. Se questo
riciclaggio di materiale è correttamente bilanciato, la galassia può
dunque permettersi numerose generazioni si stelle. Se, al contrario,
la produzione stellare è forsennata, il gas viene irrimediabilmente
espulso nello spazio intergalattico e la galassia condannata a un
futuro senza stelle.
Anche la nostra Galassia non sfugge alla regola. I ricercatori hanno scoperto che entro 20 mila anni luce dal suo disco vi sono incredibili riserve destinate alla futura produzione di stelle, immense nubi di idrogeno e altri elementi in grado di alimentare la nascita di 100 milioni di stelle come il Sole. In altre galassie questi immensi aloni di gas si estendono ben oltre la loro parte visibile, giungendo persino a 450 mila anni luce di distanza. Nell'alone di una galassia, poi, COS ha misurato una quantità di ossigeno pari a dieci milioni di masse solari, il che significa – fatti gli opportuni calcoli – che quell'alone contiene circa un miliardo di masse solari di gas.