fbpx Pixar, il successo della mostra | Scienza in rete

Pixar, il successo della mostra

Primary tabs

Read time: 3 mins

125.000 visitatori complessivi in tre mesi è il bilancio finale della mostra dedicata alla Pixar che ha appena chiuso i battenti nella sua tappa italiana, al PAC (Padiglione Arte Contemporanea) di Milano. Un evento che ha guadagnato questo successo  - oltre le aspettative, come segnalano gli organizzatori – attirando un pubblico variegato per fasce d’età da ogni parte d’Italia. La celebrazione dei 25 anni dalla fondazione della casa di produzione Pixar è stata l’occasione per rivelare cosa c’è dietro la realizzazione di un film d’animazione digitale, un universo che non è meno spettacolare di quello che siamo abituati a vedere sul grande schermo, stando a quanto ha offerto la mostra negli ultimi mesi. Gallerie di disegni a matita, carboncino, acrilico, acquerelli, calchi, dipinti digitali hanno rappresentato la parte più cospicua della mostra, nel racconto del lavoro meticoloso che sta dietro la realizzazione di film popolari come “Toy Story”, “Monsters”, “Cars”. La produzione delle opere Pixar può durare anche qualche anno, le fasi di realizzazione del copione, storybord, color script e rendering sono state sintetizzate nelle sezioni di “Storia”, “Personaggio” e “Mondo”, lasciando spazio al contributo digitale attraverso diversi media – l’artscape con simulazione di movimento tridimensionale della preparazione del film e lo Zootropio di Toy Story, tra gli altri – pur con qualche pecca organizzativa lamentata dagli appassionati.

Non sono, però, solo la bellezza dell’arte grafica e il fascino della produzione ad essere stati messi in mostra. L’immaginario che si cela dietro un prodotto digitale ha origine dall’idea che gli artisti della Pixar hanno dell’animazione. La tecnologia come strumento per modellare una visione di insieme, scienza e grafica manuale sono il binomio che ha guidato negli anni la casa di produzione. Uno sguardo, questo, che ha a che fare con uno sforzo d’innovazione che continua ad essere eccezionale. La Pixar ha infatti guadagnato molta parte della sua notorietà per aver innovato produzione e tecnologia, fin dagli esordi: nel 1979 come laboratorio di sviluppo hardware e software, poi la computer art, tecniche di animazione e rendering. L’arrivo, nel 1984, di John Lasseter ha sancito la forma attuale della Pixar, interamente votata a diventare riferimento di alto contenuto tecnologico e artistico, per rivoluzionare le modalità espressive, ma senza tradire la tradizione delle arti visive – rimandi alla tradizione della grafica americana passata si possono rintracciare spesso sullo schermo.  L’esperienza della Pixar sembra andare oltre il successo di popolarità commerciale, sollevando spesso l’interrogativo se i suoi film si possano accomunare all’idea tradizionale di arte. Un fenomeno di rottura, che ha già prodotto una quota innegabile di innovazione. Il pubblico della mostra che già fatto capire la volontà di un proseguo dell’installazione conferma quanta innovazione sia stata fatta non solo nella tecnologia dell’animazione, ma nel modo stesso di guardarla.


Scienza in rete è un giornale senza pubblicità e aperto a tutti per garantire l’indipendenza dell’informazione e il diritto universale alla cittadinanza scientifica. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul pulsante e scegli liberamente quanto donare! Anche una piccola somma è importante. Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.


prossimo articolo

Alimentazione sostenibile: imparare dalla preistoria

Dimostrazione cottura preistorica

Il progetto  Onfoods in prehistory ha voluto comprendere e ricostruire l’eredità di una agricoltura sostenibile nata nella preistoria, migliaia di anni, fa e in grado oggi di rappresentare un modello di riferimento. E lo ha fatto con particolare attenzione alla condivisione di questi valori con un pubblico più ampio possibile, sottolineando quanto si può imparare dalla ricerca archeologica e dalle comunità dell’età del Bronzo in termini di alimentazione sostenibile. Ce ne parla il gruppo di ricerca che ha portato avanti il progetto.

Nell'immagine: attività di archeologia sperimentale dimostrativa con cottura di una zuppa di lenticchie e una di roveja, con ceramiche riprodotte sperimentalmente sulla base dei reperti ceramici del villaggio dell’età del Bronzo di Via Ordiere a Solarolo (RA).

Pluridecennali ricerche sul campo, condotte da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria dell’Università di Bologna, e dal suo team, hanno permesso di riconoscere nell’Età del Bronzo il momento in cui si è definito un profondo legame tra la conoscenza del territorio e la sostenibilità della gestione delle sue risorse. Questa caratteristica ha infatti consentito alle comunità dell’epoca di prosperare, dando vita a villaggi sempre più stabili e duraturi nel corso del tempo.